Ormai
in molte regioni il mare è irragiungibile lo si può vedere solo da
lontano, sequestrato dietro muraglioni e recinzioni di villone,
villine e villette, o costretto davanti ad ordinate e costosi filari
di ombrelloni, lettini e sdraie. Piano piano ce lo siamo fatti
fregare senza battere ciglio e piano piano ci siamo trasformati senza
nemmeno accorgercene, da cittadini a clienti di un mercato globale
che tutto mercifica persino il diritto ad una giornata di riposo a
godersi il sole in riva al mare. Se vuoi puoi farlo ma devi pagare,
devi diventare cliente di un qualche stabilimento balneare.
Io ritengo una bestialità che spiagge demaniali dello Stato, cioè di tutti noi siano state di fatto “espropriate” alla libera fruizione dei cittadini, occupate da decenni e trasferite per vie ereditarie, di generazione in generazione, a concessionari di stabilimenti balneari sempre più selettivi e di lusso in molti dei quali, per frequentarli per qualche giorno, si dovrebbe lasciare l’equivalente di qualche stipendio. Il riposo è un diritto di tutti come il Viaggiare, e non è solo svago ma cultura ed esperienza di vita. In questa brutta epoca liberista i lavoratori, i giovani, i precari, non possono più uscire di casa se non hanno soldi da spendere, perché diventano degli indesiderati e malvoluti, sia nei salotti delle città d’arte dominate da divieti, persino di sedersi su di un muretto per consumare un economico e veloce panino, sia nelle spiagge per la stragrande maggioranza dei casi a pagamento con costi sempre in crescita di anno in anno.
Basta, quando, finalmente, con ritardi stratosferici e vergognosi, si faranno i bandi per i rinnovi delle concessioni balneari, un obiettivo democratico e di sinistra deve essere quello della riduzione di almeno il 50% dell' attuale numero complessivo delle concessioni per restituire il maltolto ai cittadini italiani, soprattutto a quelli a basso reddito, che sono la maggioranza, perché, possano ritornare al mare liberamente, gratuitamente, con il panino, il fritto, l’acqua e il vino portato da casa senza essere criminalizzati come sabotatori dell’industria italiana degli stabilimenti balneari, del divertimento e della ristorazione. Le spiagge come il mare sono nostri, di tutti e gentaglia come Briatore deve essere butta fuori a calci in culo perché usurpano e speculano su un nostro bene comune, sulle nostre spiagge, sul nostro mare.
Io, ragazzino, primissimi anni ’70, mi è capitato di partire dal Bar del paese con un gruppo di amici volutamente e necessariamente numeroso, una fila di vespine e motorette, direzione Forte del Marmi, che allora era il top delle spiagge europee, entravamo nel bagno più ricco e ci sdraiavamo vicini al mare, vicini al bagnasciuga, occupando con il nostro corpo quello che ritenevamo a ragione nostro, i gestori chiamavano i carabinieri e scoppiavano discussioni, dovevamo difenderci da corpulenti e muscolosi bagnini, a volte scoppiava qualche piccolo parapiglia, qualche signorotto si spostava indignato, ma poi, essendo tutti minorenni, tutto finiva lì, con qualche minaccia di denuncia. Confesso: la sera tornavo a casa orgoglioso e fiero di quella mia resistenza ad un sopruso così grande.
Eugenio Baronti
08/07/2022