A chiederselo sono i consiglieri comunali del Partito
Democratico, membri della commissione consiliare cultura e della
partecipate, Chiara Martini e Enzo Alfarano, alla luce delle ultime
vicende.
“Credevamo che gli effetti
dell'intervento dell'amministratore unico del Teatro del Giglio, Giorgio
Angelo Lazzarini, si fossero chiusi con il consiglio comunale
dell’altra sera e invece sembrano continuare a suscitare reazioni a
catena, allora forse qualcosa non va. L’occasione per intuire malumori
all'interno del Teatro, ma non solo, visto che anche il direttore
dell’Istituto Boccherini si è risentito inviando una lettera alla
commissione cultura in merito alle esternazioni dello stesso Lazzarini
rispetto alla produzione di “Elisir d’amore” di Donizetti, è stata la
presentazione del bilancio di previsione 2023-2025. Ultima, in ordine di
tempo, anche la presa di posizione dei dipendenti del Giglio e dei loro
rappresentanti sindacali, che hanno risposto all’amministratore unico
in merito alle parole che lui stesso ha usato: parole non all’altezza
del ruolo che Lazzarini dovrebbe ricoprire”.
“Tra
le cose che ci preoccupano come consiglieri ci sono i ritardi nella
gestione finanziaria e nella programmazione, il personale che avrebbe
bisogno di essere potenziato, la capacità di produrre opere per portare
non solo prestigio al Teatro, ma anche risorse importanti, e poi la
questione relativa alla natura giuridica dell’istituto culturale stesso.
Per quanto riguarda la produzione di opere il calendario non ne
presenta nemmeno una con il Teatro come autore, prima almeno una
all’anno riuscivamo a portarla in fondo: pensiamo a Manon Lescaut o al
Tamerlano, citate anche nella relazione al bilancio come successi anche
per gli incassi. A oggi non è chiaro con quali teatri il Giglio abbia
ripreso contatti, si dice anche all’estero: ma dove? Si paventa un
cambio di passo, si sbandierano fantomatiche riprese e rinascite, ma al
di là della piena disponibilità e passione messe a disposizione dal
personale chiamato ad attivarsi rapidamente per le Celebrazioni
Pucciniane, rispetto alle quali più che proporre opere nostre saremo
giusto una delle sedi che ospiterà produzioni di altri, ci sembra tutto
molto debole, nebuloso e poco incisivo”.
“Per dirla
meglio - concludono - quando il Giglio riuscirà a produrre una Bohème,
per fare un esempio, con teatri grandi come Cagliari, Genova, Bergamo,
allora sì che potremo rivendicare cambi di passo e rinascite importanti:
a oggi, però, si presenta un’infinita lista di chiacchiere e si
rivendicano come proprie iniziative nate e portate avanti con
l’amministrazione precedente, come per esempio il progetto o Lu. Me.
Lucca Metalmeccanica, nell'ambito del quale è stato affrontato il tema
attualissimo della sicurezza sui luoghi di lavoro insieme a Confidustria
Toscana nord. Sembrava poi che il Teatro almeno a livello locale si
fosse aperto e attivato ulteriormente: ora se anche il direttore del
Boccherini arriva al punto di trasmettere una lettera del genere,
risentita e rammaricata proprio per i toni sprezzanti usati dallo stesso
Lazzarini, dobbiamo pensare che invece anche a livello lucchese, a
eccezione dei rapporti diretti con tutti quegli amici a cui si concede
il Teatro senza colpo ferire, in quanto a rapporti con le istituzioni
storiche e preziose qualche problemino c’è”.
Estratto da www.lavocedilucca.it/post/10204/---che-succede-al-teatro-del-giglio----.php