Saluto Romano non è reato alle Commemorazioni

«Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste è punito con la pena della reclusione sino a tre anni e con la multa da duecentomila a cinquecentomila lire. Il giudice, nel pronunciare la condanna, può disporre la privazione dei diritti previsti nell'articolo 28, comma secondo, numeri 1 e 2, del codice penale per un periodo di cinque anni». I giudici delle SU, inoltre, ritengono che «a determinate condizioni può configurarsi» anche la violazione della legge Mancino che vieta «manifestazioni esteriori proprie o usuali di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi che hanno tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. I due delitti possono concorrere sia materialmente che formalmente in presenza dei presupposti di legge». «Le sezioni unite della Cassazione dichiarano che il ‘saluto romano’ è punibile dalla legge Scelba solo quando per le circostanze concrete della sua esplicazione e manifestazione ci sia reale e concreto pericolo di ricostituzione del partito fascista. Cosa che ovviamente non è nella cerimonia commemorativa del presente»: così all'Adnkronos l'avvocato Domenico Di Tullio difensore di due fra gli imputati. Il penalista ha aggiunto: «Il ‘saluto romano’ fatto da oltre 40 anni nel corso di commemorazioni di defunti e vittime del terrorismo non è reato», ha sottolineato. «Per la contestazione della Legge Mancino è necessario che ci sia un'organizzazione che ha tra gli scopi la discriminazione razziale e la violenza razziale. Non è il caso del presente e del ‘saluto romano’ che non ha i requisiti della riorganizzazione né di discriminazione. Non è dunque sussumibile nelle due fattispecie ipotizzate», ha concluso il penalista. Il saluto romano? «Certo, continueremo a fare il saluto romano», così il portavoce di Casapound, Luca Marsella. In una nota Casapound ha aggiunto: «La decisione della Cassazione è una vittoria che finalmente mette fine a una serie di accuse che non avevano alcun senso, con buona pace di chi, ad ogni Presente, invoca condanne e sentenze esemplari. Questa vittoria mette la parola fine anche alle polemiche indegne che si sono scatenate dopo la commemorazione di Acca Larenzia dove, invece di indignarsi perché dopo 40 anni degli assassini sono ancora a piede libero, la sinistra democratica ha subito chiesto processi e condanne per chi ha deciso di ricordare». Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, «da avvocato aveva dichiarato che 'attendeva con interesse di conoscere l'esito della imminente decisione a sezione riunite della Cassazione' perché riteneva 'occorresse chiarezza'. Oggi non parla e si limita a far sapere che la decisione della Cassazione che annulla la sentenza della Corte di appello e dispone nuovo processo 'si commenta da sola'»: è quanto hanno fatto sapere fonti della Presidenza del Senato.
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