Capannori è una repubblica fondata sul volontariato: le associazioni e il terzo settore utilizzati come serbatoio di lavoro non retribuito, ma snobbate quando hanno visione del territorio. La partecipazione non è lavoro gratuito e sarebbe opportuno valorizzare le associazioni anche quando esprimono critiche verso l’amministrazione.
Dopo il “Taxi di Comunità”, infatti, è notizia di questi giorni la co-progettazione sulla valorizzazione dell’Oasi della Gherardesca: diecimila euro stanziati ad associazioni che parteciperanno al percorso, e un corso per i volontari, i “Custodi del lago”, che saranno coinvolti nella gestione del parco.
Come al solito, l’amministrazione di centrosinistra parla di partecipazione, invita le associazioni a dire la propria quando è conveniente, cioè quando permette di realizzare progetti di pregio utilizzando le competenze dei cittadini e delle cittadine impegnate sul territorio.
Quando però le associazioni tentano di aprire gli occhi degli amministratori su progetti dannosi, come nel caso degli Assi Viari e della colata di cemento che andrà irrimediabilmente a depauperare un’altra zona verde, quella dei Laghetti di Lammari, allora la partecipazione smette di essere un valore e si preferisce ignorare le posizioni critiche.
Inoltre, sempre più spesso, le associazioni, gli enti del terzo settore in generale e le cooperative sopperiscono alle mancanze della politica: i servizi - dal sociale, al turismo, all’igiene ambientale - vengono appaltati e i lavoratori e le lavoratrici finiscono per essere inquadrati in contratti estremamente svantaggiosi, in termini di salari, tutele, garanzie e precarietà.
La situazione è infine aggravata dal fatto che si tratta dei settori più a rischio di sfruttamento, come quello dei servizi educativi, del turismo e dei beni culturali, dei servizi socio-sanitari.
Appalti, esternalizzazioni e volontariato sicuramente diminuiscono i costi. Ma sulle spalle di chi?
Per questo, come Capannori Popolare vogliamo intervenire sul tema del lavoro, ad esempio attraverso l’utilizzo di specifici requisiti premiali che valorizzino gli aspetti “sociali” dell’appalto nell’ambito dei criteri di valutazione dell’Offerta Economicamente più Vantaggiosa, come il criterio del migliore rapporto ore di lavoro/retribuzione.
Infine, l’amministrazione cessi di utilizzare le associazioni come ancelle: metta al centro un confronto autentico con chi vive il territorio e lo valorizza ogni giorno attraverso i propri sforzi e le proprie attività.
Capannori Popolare, come emerso anche nella partecipata assemblea pubblica di ieri sera alla presenza di sindacalisti USB delle cooperative sociali, mette al centro del programma il rilancio della partecipazione, attraverso il recupero di strumenti e spazi esistenti ma da tempo abbandonati, e la dignità del lavoro. A partire dall’introduzione dell’adeguamento a un salario minimo di 10 euro l’ora per coloro che lavorano in un appalto comunale, dalla reinternalizzazione dei servizi, vincolando la partecipazione ai bandi a requisiti di rispetto della dignità del lavoro, e dalla sicurezza sui luoghi di lavoro, rilanciando la proposta di istituire un osservatorio permanente per far crescere i controlli e per svolgere funzione di analisi e monitoraggio dei luoghi di lavoro in collaborazione con parti sociali, Asl, Inail e Ispettorato del lavoro.
Tutte proposte puntuali e concrete e anche urgenti, che altri comuni hanno già accolto ma che l’amministrazione di Capannori, pur professandosi a parole progressista, continua a ignorare, puntando su lavoro volontario ed esternalizzato.