Il marmo della Duchessa

di Bernardo Iovene Il marmo di Carrara, una risorsa dal valore incalcolabile, ha lasciato un'impronta devastante sull'ambiente. Il marmo di Carrara è una risorsa dal valore incalcolabile, ma il suo sfruttamento ha lasciato un'impronta devastante sull'ambiente e ha generato conflitti secolari riguardo alle concessioni. Ancora oggi, la diatriba è su una frase contenuta nell’editto di Maria Teresa Cybo Malaspina, Duchessa di Massa Carrara che, nel lontano 1751, concedeva ai possessori delle cave un presunto diritto perpetuo di estrazione e di proprietà. I tentativi del comune e della Regione Toscana di normare la situazione non hanno prodotto risultati, se non ricorsi e cause civili che hanno visto prevalere gli imprenditori, che a tutt’oggi possiedono il 30% delle cave di Carrara, non pagano la concessione, creando un danno al comune di 4 milioni di euro l’anno. Di recente, gli imprenditori che gestiscono il restante 70% delle cave hanno firmato una convenzione con il comune, obbligati dalla legge regionale del 2015, che prevede gare pubbliche ogni 25 anni ma solo dal 2042. E il giorno successivo alla firma, gli stessi imprenditori hanno avviato azioni legali per rivendicare il presunto diritto perpetuo menzionato nell'Editto del 1751. È una storia infinita, che si svolge in un territorio dove le imprese del settore traggono guadagni milionari con un numero esiguo di dipendenti e margini di profitto che superano il 50% del fatturato. Un’anomalia assoluta in ambito industriale dove le aziende normalmente hanno un margine di profitto molto inferiore.
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