LA POLEMICA SUL PERDONO
Stazzema_
Durante questi giorni sono avvenuti fatti restati al margine della
cronaca e sono state ascoltate tante inesattezze in merito alla
ricostruzione della strage di Sant'Anna. Si è denunciata giustamente e
fortemente la presenza dei fascisti ma non va sottaciuto che hanno
goduto di attenzioni e di patrocini istituzionali pubblicazioni che
hanno trattato con superficialità questa basilare questione o
addirittura hanno disconosciuto la partecipazione degli italiani e dei
versiliesi alla strage.
C'è
stato pure il distinguo sulla questione del perdono dal direttore de Il
Tirreno (edizione del 13 agosto) a seguito dell'omelia pronunciata il
12 agosto a Sant'Anna dell'Arcivescovo di Pisa, Mons. Benotto. Sorprende
non poco questa sottolineatura nell'occasione dell'80esimo anniversario
poiché la parola “ perdono” è stata utilizzata innumerevoli volte
durante questi decenni da tanti superstiti ed è presente dal 1948 sulla
lapide posta sotto la scultura di quella madre con bambino al monumento
Ossario di Col di Cava: “La Versilia tutta commemorando i suoi martiri
alza questo monumento per esprimere amore e perdono. E' la risposta alla
folle Ira che si abbatté come folgore su 560 innocenti”.
Come
appassionato di storia e come cittadino considero il perdono ai
responsabili dei crimini di guerra e dei crimini in generale una scelta
libera e personale, sempreché il perdono sia vissuto attraverso un
comportamento confacente al significato, che non sia invece utilizzato
per reconditi fini, o sia imposto a coloro che non riescono a
esprimerlo. Il perdono non deve però mai inficiare la storia, la verità e
la giustizia, né la Pace può essere impugnata come un manganello. Essa
si propaga solo con l'esempio e non con le parole. Infine, un pastore
della chiesa che richiama la parola del perdono e disponga gli animi ad
approfondirne il significato non lo giudico uno sbaglio. Nella
misericordia infinita del Cristo si riuniscono tutte le miserie umane,
gli assassini grondanti di sangue sono i servi malati, il centurione è
il prete che professa la fede nel “ di' soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” (Matteo 8-10). I sacerdoti non possono esimersi dall'invocare il perdono: sono ponti non sbarre!
Giuseppe Vezzoni,
membro del Gruppo Labaro Martiri di Mulina ,addì 16.8.2024.
IL 12 AGOSTO SU RAI STORIA “SANT'ANNA DI STAZZEMA LA MEMORIA DOPO L'OBLIO”
Nel lungo servizio sono state obliate le vittime di Mulina di Stazzema e Capezzano Monte
Come
cittadino di Stazzema nonché residente nella frazione di Mulina
intervengo in merito al servizio sulla strage andato in onda la sera del
12 agosto su RaiStoria perché c'è stata la gravissima lacuna di non
aver menzionato i civili uccisi a Mulina, i primi morti perpetrati la
mattina del 12 agosto 1944, e quelli di Capezzano Monte. Anche queste
vittime sono nel pondo della barbarie nazifascista del 12 agosto 1944,
ma nonostante ciò non hanno ricevuto neanche un cenno di memoria. Solo
silenzio, nel giorno dell'ottantesimo anniversario. Dopo aver rimosso 47
anni di oblio, la medaglia d'oro Don Fiore Menguzzo e i suoi famigliari
sono restati ancora fuori dalla storia di Sant'Anna. L'oblio si
esercita in varie forme, quello con il pensiero e il sentimento è il
peggiore. Voglio ancora credere che sia stata un' imperdonabile
dimenticanza, l'ennesima, non voluta.
Dopo
questa voragine storica, ho scoperto che gli abitanti di Farnocchia
sono fuggiti dal paese per la paura delle violenze nazifasciste. Una
ricostruzione che non può essere accettata: gli abitanti di Farnocchia
fuggirono per la paura della rappresaglia a seguito dell'agguato che i
partigiani tesero il 31 luglio 1944 alla squadra di militari tedeschi
che erano andati ad intimare lo sfollamento del paese. Tre sono gli
agguati tesi ai tedeschi negli ultimi 19 giorni che precedono la strage:
quello del 24 a Stazzema (1 morto e un ferito), quello del 31 luglio (3
morti e 5 feriti) e infine l'ultimo, quello dell'8 agosto, sul Gabberi,
dove i morti tedeschi furono 7 o 8. Nel servizio televisivo è stato
affermato che il grosso delle forze del II battaglione Galler salirono
da Valdicastello e non da Solaio e Capriglia, che le SS piombarono su
Sant'Anna da Camaiore e da Farnocchia. Evidentemente da Ruosina e Mulina
i nazifascisti volarono.. Nessuna menzione al fatto che il
rintracciamento del fascicolo dell'inchiesta americana sia avvenuto
prima dello scoprimento dell'archivio di Palazzo Cesi. Tra gli episodi
della strage, nessuna segnalazione in merito alle uccisioni delle
sorelle Berretti e dei due mugnai, Egisto Mancini e Angelica Pardini ,
avvenute in località Mulini di Sant'Anna, a fine strage. Sono omicidi di
chiara matrice fascista. Per quanto concerne la Vaccareccia, in quelle
tre stalle della morte non potevano essere stipate 100 persone. Il
numero presunto di civili è di una settantina. Scamparono alla morte una
ragazza e quattro o cinque bambini. Le vittime complessive dell'eccidio
sono state considerate numericamente plausibili in 363 ( ricerche
Giuseppe Bertelli e del superstite prof Renato Bonuccelli), ma con
l'avvertenza che potrebbero essere state di più, poiché i corpi furono
bruciati dal fuoco. Il numero storico di 560 morti è stato definito
cifra identitaria cara agli abitanti di Sant'Anna, intorno alla quale si
è formata la memoria collettiva.
Ciò
nonostante la storia ha la necessità di rispondere il più possibile a
dati certi, a quella precisione che impedisce poi ai dubbi di tarlare
altre questioni. Il comitato scientifico dell'Istituzione Parco
nazionale della Pace, nel settembre/ottobre 2020 ufficializzò,
attraverso un comunicato congiunto a firma del prof. Pezzino e del
sindaco Verona, la volontà di dar inizio nell'anno 2021 a un riscontro
ufficiale sulle identità e il numero dei morti. Poi tutto si è arenato e
l'allora presidente , prof. Pezzino, ha rassegnato le dimissioni.
Bisognerebbe sapere chi è che frena e perché si ostacola questo riscontro ufficiale.
Giuseppe Vezzoni
membro del Gruppo Labaro Martiri di Mulina di Stazzema, addì 16.8.2024