LE BARRIERE SULLE MURA

Facciamo chiarezza sul problema 

1. Le mura non sono una strada, non sono sottoposte alle regole del codice della strada. Dunque al comune non incombe di garantire la sicurezza degli utenti secondo tali norme. Era chiaro, ma ora lo ha accertato con una precisa archiviazione anche l'autorità giudiziaria lucchese. Le mura sono un parco urbano. E un monumento. 
2. Al Comune spetta dunque di garantire la sicurezza delle persone nei limiti in cui ciò incombe a qualunque proprietario di immobili, cui sia consentito l'accesso al pubblico secondo una precisa destinazione. È ovvio che se il proprietario di un palazzo storico copre una falla di un pavimento con travi sconnesse, se il visitatore vi cadrà e si farà male il proprietario ne risponderà. È ovvio perché ciò era prevedibile ed evitabile. Il criterio da usare è dunque quello della prevedibilità. Dove è prevedibile che il visitatore del monumento, con la consapevolezza di star transitando su un monumento, sopraelevato rispetto al suolo, e dunque facendo uso della attenzione che ciò richiede, possa comunque cadere? Dove sono presenti insidie che il visitatore accorto possono trarre in inganno? Questo è ciò di cui si deve preoccupare il proprietario. 
3. Noi lucchesi, alla luce di questi criteri, potremmo dire: da nessuna parte. Il visitatore che è consapevole (perché il proprietario lo ha avvisato con adeguati cartelli) che sta transitando su un monumento, posto ben più in alto del piano stradale, sta ben attento a non avvicinarsi ai bordi e tiene per mano i bambini o quantomeno li controlla. Questo dice il buon senso, ma questo hanno anche detto, in passato, il giudice civile in un caso e il giudice penale nell'altro, entrambi del tribunale di Lucca. 
4. Ma noi vogliamo essere più realisti del re. E a ciò siamo costretti da un procedimento penale ancora pendente davanti al tribunale di Lucca, nonostante IL P.M. AVESSE CHIESTO L'ARCHIVIAZIONE. Confrontiamoci allora con quel procedimento. Li un G.I.P., in contrasto con il parere del PM e ovviamente della difesa, ha ritenuto che il poggio di una cannoniera, non più ad angolo retto, ma smussatosi, posto davanti alle cime degli alberi presenti all'interno della cannoniera, potesse costituire una insidia visiva e ingannare un bambino di cinque anni che in bicicletta ha creduto fosse un banale dosso e lo ha oltrepassato. Questo e solo questo è l'oggetto del procedimento. Non una caduta all'interno della cerchia, dove ben visibile è lo strapiombo, né all'esterno di essa, ove può cadere solo chi violando le regole presenti sui cartelli vi salga. Semplicemente una insidia che il GIP ha supposto presente in quel luogo, data dalla particolare conformazione dell'ambiente. 
5. Se la vicenda è cosi semplice e tutto sommato comprensibile giuridicamente e anche con buon senso, che senso ha avuto o avrebbe recintare l'intero monumento?! Forse non sono visibili le scarpate all'interno? Forse non si è stati informati che il monumento è sopraelevato? Forse non si è posto il divieto di salire sui parapetti? 
6. Una proposta. Se la Giunta farà, fortunatamente, una nuova verifica, non si lasci circuire dalla pavidità di taluni né dai progetti già fatti proprio sulla scorta di quella pavidità.... ed operi invece sulla scorta di più semplici criteri: cosa non posso prevenire tramite cartelli? Dove sono presenti nel circuito insidie che un visitatore non può conoscere tramite l'informazione? A voler davvero esagerare io concluderei: a) risagomare i parapetti, tutti, che anche esteticamente ne hanno bisogno; b) ringhiere sulle discese pedonali (perché anche il turista accorto può scivolare). E qui mi fermerei.
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