OGGI
CONDIVIDO UNA TRISTE RIFLESSIONE SUGLI ALGORITMI PENALIZZANTI DI
FACEBOOK. Sono su Facebook da decenni e spesso prendo atto di persone
iscritte che a causa del lavoro meccanico di certi algoritmi, vedono il
loro profilo bloccato per aver pubblicato e condiviso i loro post in un
certo numero di gruppi, in quanto considerata azione da "SPAM". Questi
blocchi impediscono quindi di pubblicare e condividere post nei gruppi
nei quali si è iscritti regolarmente per un tempo variabile (da alcune
ore a moltissimi giorni), senza tenere minimamente in considerazione la
natura, la qualità dei post condivisi, per i quali è scattato il blocco.
I social ospitano persone di ogni natura, da coloro che lo utilizzano
solo per fare saluti, per pubblicare "leggerezze"di ogni tipo, semplici
futilità e/o passatempi, e da coloro che lo usano per creare dialoghi e
confronti su temi importanti e di spessore, culturali, sociali,
ambientali, politici, sanitari, lavorativi, didattici, ecc. I social
(come la società umana in generale) ospitano individui di ogni natura,
da quelli scorretti e dalle anime "scure", capaci di ogni bassezza e
malevolenza e persone corrette, candide e mosse da buoni e sani princìpi
socializzanti e di condivisione. Ecco che i post condivisi possono
avere una natura diversissima e possono anche rappresentare un problema
di mala informazione, di scorrettezza umana e sociale (con contenuti di
bullismo, di razzismo, di violenza di varia natura, ecc. )
rappresentando quindi un pericolo per l'intera comunità. Ma possono
anche essere, al contrario, post ricchi di valori umani, culturali e
sociali capaci di diffondere sana e corretta informazione, alzando ed
impreziosendo il livello comunicativo, e favorendo riflessioni e
crescita culturale, sociale e "spirituale" (inteso nel suo significato
più alto, sia in senso laico che in quello religioso). In quest'ultimo
caso i social potrebbero/dovrebbero dimostrarsi solo grati a chi opera
con questi concetti e tenerne di conto positivamente, come una vera e
propria preziosità. Gli algoritmi dei social scattano ed agiscono
"indipendentemente da", colpendo ciecamente, senza prendere in
considerazione i contenuti, i valori condivisi dai post, e penalizzando
in modo indiscriminato i cittadini che li hanno pubblicati. L'iscrizione
ai gruppi non ha limiti, nel senso che ogni persona può iscriversi
anche a centinaia di gruppi, ma poi, per assurdo, se si pubblica lo
stesso post in una certa moltitudine di gruppi, questa azione viene
registrata e considerata "SPAM" e penalizzata con il blocco del profilo.
Non è una contraddizione? Non è un atto limitante della libera
circolazione del pensiero? Non è un'offesa alla libertà dell'individuo?
Ognuno potrà, se vorrà, fare una propria riflessione su questo. Per
quello che mi riguarda, da decenni utilizzo i social per lavoro, per le
mie varie attività artistiche e culturali, e li ho sempre utilizzati per
condividere post d'Arte, di Musica, di Poesia, di didattica e di
Cultura generale, ma più volte il mio profilo, come quello di tanti
altri colleghi di ambiti culturali/artistici, è stato bloccato come se
avessi pubblicato contenuti "pericolosi" per la comunità, e questo mi
procura amarezza, delusione e sconforto, considerandola un'ingiustizia
di fronte alla quale ci si sente tristemente impotenti, senza concrete
speranze in un cambiamento migliorativo.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa