Lasciatemi, vi prego, ragiona’ in Toscano
LASCIATEMI,
vi prego, ragiona’ in Toscano
Anche se questo linguaggio vi parrà un po’ strano
A chi il nostro accento appare pedante
Ricordo: siamo noi i discendenti di Dante
Noi si dice “mi garba” anziché “mi piace”
E si mette a cecce, chi seduto giace
L’una di pomeriggio è anche detta il tocco
E quel che chiami un gioco, per noi è un balocco
La schiena l’è il groppone
chi è alto è un brindellone
Un pastrocchio l’è un troiaio
E l’idraulico, beato lui, un trombaio
Chi muore ormai l’è ito
Grullo è chi unn’e’ rifinito
O in alternativa “strullo”
E se inciampo, poi barullo
Chi l’ha fretta l’è furioso
Chi si lamenta, un calioso
Chi è tirchio, un braccino corto
Chi è scostante, un buco torto
Il freddo l’è il diaccio
Il cencio uno straccio
Si mangia la stiacciata con la finocchiona
E si festeggia la rificolona
Di esclamazioni ci se n’ha più d’una:
De’, alo’, Oté, e n’avro’ anche saltata qualcuna
Ogni paese toscano ha una particolare sfumatura
Ma la parlata conserva sempre una pregevole levatura
E, maremma bucaiola, m’arrabbio parecchio
Quando ci accomunano a quell’altri: bonanotte al secchio.
Nord e sud non ci riguardano, noi siam d’un altro stato.
E se un l’avete inteso, s’appartiene al Granducato.
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