Serenamente, pacatamente…
Nella notte di San Silvestro un anonimo ha scritto qualcosa sulle vetrate di quello che si può senz’altro definire “l’ecomostro di San Concordio”. La cosa era ampiamente prevedibile e prevista: un oggetto architettonico privo di funzioni, fuori contesto, vero e proprio “non-luogo” che ignora completamente la cornice urbanistica non poteva che attrarre il gesto vandalico. Questo gesto vandalico, tuttavia, si riveste di un significato politico: dà voce a un dissenso che si era già ampiamente manifestato, negli anni passati, a livello di comitati di quartiere, i quali avevano in tutti i modi, civilmente, tentato di impedire lo scempio e lo sperpero di denaro pubblico. Ora però non bisogna esagerare: non si tratta di un attentato dinamitardo, ma di una semplicissima, banale scritta a vernice. Il consigliere Pd Giannino Giannini ha sprecato, a riguardo, 2534 caratteri (spazi esclusi) per esprimere a mezzo stampa gli altri sensi della sua indignazione, del suo vibrante e profondo turbamento di fronte a un atto di così inaudita gravità. Eppure, si tratta di una semplice scritta a vernice, su una paccottiglia architettonica priva di qualsiasi valore: basta pulire, volendolo. Non mi è sembrato di percepire né indignazione né scandalo di fronte alle tante scritte vandaliche che deturpano monumenti e facciate della città antica. Evidentemente queste altre scritte non turbano così profondamente il consigliere Giannini. Al limite, oso dire, bisognerebbe addirittura apprezzare che qualcuno, ancora oggi, in questi tempi di riflusso e di spietato individualismo, si preoccupi di esprimere tramite il buon vecchio sistema della scritta muraria il suo dissenso. Ma bisognerà farci l’abitudine: l’ecomostro di San Concordio sta lì apposta per attirare degrado e vandalismo. Una scritta a vernice non è nulla: aspettate lo spaccio, vetri rotti, l’accumulo di immondizia, gli accampamenti che arriveranno tra poco. Insomma, perché non cogliere positivamente lo spunto che ci offre questa scritta? Perché non si pensa seriamente alla demolizione? Quanto risparmieremmo in manutenzione nel corso dei prossimi anni, quanto ne guadagnerebbe il quartiere, quanto bello sarebbe da parte della vecchia amministrazione ammettere l’errore (quanto meno l’errore, volendo immaginare l’assenza di dolo)?
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