Lucca i deliri social del capogruppo Lega
Da Gay.it, 26/02/2025
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La segnalazione arriva da un gruppo Facebook dal nome che è già un programma: Difendere Lucca da CasaPound. E il contenuto, purtroppo, non sorprende più nessuno. C’è un consigliere comunale lucchese della Lega, Massimo Fagnani, che tra una riunione di giunta e un consiglio comunale, si prende la briga di portare avanti la propria personale battaglia contro la comunità LGBTQIA+, in particolare contro le persone transgender.
Niente proposte, niente idee, niente che assomigli anche lontanamente a un contributo al dibattito pubblico. Solo un flusso di post transfobici, retorica trumpiana da guerra culturale e l’ossessione, sempre la stessa, che da anni tiene impegnata l’ultradestra globale: negare l’esistenza delle persone trans.
Lucca, i deliri social del capogruppo Lega
Vicino alla retorica reazionaria ed esclusionaria di Roberto Vannacci, a gennaio, Fagnani ha dapprima esultato per lo smantellamento delle politiche di tutela per le persone transgender negli Stati Uniti, rilanciando un post che celebrava Donald Trump come il paladino della “normalità”. “Non si può essere d’accordo su tutto al 100%… ma un segnale importante è stato dato! Speriamo che questo ‘inizio’ sia di buon auspicio”, scriveva, lasciando intendere che il ritorno dell’ex presidente repubblicano sarebbe una sorta di panacea per il mondo.
Un auspicio che trova conferma qualche settimana dopo, il 7 febbraio, quando ricondivide proprio un post di Vannacci – che a sua volta cita J.K. Rowling – e rincara la dose: “Finalmente si torna alla normalità! Si smette di dichiarare ‘donne’ persone che in realtà sono ‘uomini’… e si ricorda che i ‘generi’ sono solo due!” Una retorica vecchia come il mondo, ma sempre efficace per chi ha bisogno di un nemico su cui scaricare frustrazioni e incapacità amministrative.
Non c’è margine di interpretazione: per Fagnani – come per molti altri esponenti della destra reazionaria italiana ed estera – le emergenze del presente non sono il cambiamento climatico, la crisi economica o il dissesto delle amministrazioni locali. Il vero problema, nella sua visione del mondo, è l’identità di genere. Il nemico non è la povertà, né le politiche sociali insufficienti, né il lavoro precario. Il nemico è una persona trans che osa esistere, una donna trans che vuole praticare sport, un* ragazz* non binario che semplicemente cerca il proprio posto nella società. E la soluzione, neanche troppo implicita, è una sola: fare come Trump. Cancellare, vietare, riportare tutto indietro di almeno cinquant’anni.
Lucca e il laboratorio della nuova destra radicale
Un tempo, figure come Massimo Fagnani sarebbero però rimaste relegate ai margini della politica istituzionale, confinate in bolle ideologiche destinate a non incidere realmente sulle amministrazioni. Oggi, invece, il contagio reazionario parte dal basso, e passa proprio attraverso personaggi come lui. Sono i “pesci piccoli” – lo abbiamo visto di recente a Siracusa, Roma, Milano – a dare voce alle pulsioni più radicali della destra estrema, a lasciarsi andare a uscite sempre più inquietanti, mentre ai livelli più alti si tenta ancora di mantenere una maschera, sempre più sottile, di rispettabilità istituzionale.
Lucca è un caso emblematico. Il sindaco Mario Pardini, eletto con il sostegno compatto di Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia, governa una città in cui il confine tra centrodestra e destra estrema si è dissolto. La nomina a vicesindaco di Fabio Barsanti – ex CasaPound – rende evidente che ormai l’estrema destra qui non è un’infiltrazione: è parte integrante dell’amministrazione.
L’ossessione di Fagnani per le persone transgender è dunque l’ennesimo riflesso di un clima politico in cui le istituzioni locali vengono trasformate in armi di guerra culturale. Mentre Palazzo Santini discute di “tornare alla normalità”, come se la diversità fosse un errore da correggere, nelle strade della città si moltiplicano i segnali di un pericoloso avvicinamento tra politica e ambienti neofascisti. A giugno e poi a luglio 2024, i manifesti anti-pride da parte dei gruppi reazionari cittadini. E poi, a settembre 2024, la svastica comparsa in curva durante una partita della Lucchese. L’amministrazione? Nessuna reazione decisa. Nessuna presa di distanza netta. Come se il problema non esistesse.
Ma il problema esiste, ed è radicato. Esiste nel silenzio complice di una giunta che non trova nulla di problematico nel fatto che un proprio consigliere inneggi a politiche repressive contro le persone LGBTQIA+. Ed esiste nella progressiva legittimazione di una narrazione tossica, in cui la comunità queer viene trattata come un ostacolo alla “vera” società.
La destra radicale ha dunque compreso che il vero potere non si costruisce più solo nei palazzi romani, ma nei consigli comunali, nei municipi, nelle giunte locali, dove la retorica dell’odio può attecchire con meno ostacoli e con maggiore impunità. Il problema non è Fagnani. Il problema è che il suo discorso non è più isolato. E che nessuno, nei livelli più alti della politica, si preoccupa davvero di fermarlo.
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