Ripristino della natura: Lucca rischia di perdere un patrimonio ecologico costruito con anni di lavoro


È stato recentemente pubblicato un nuovo regolamento applicativo della Nature Restoration Law, la legge europea che, con una visione all’avanguardia, non si limita alla tutela, ma promuove il ripristino attivo degli ecosistemi degradati, con particolare attenzione alle aree umide e agli spazi urbani.

Una normativa ambiziosa, che richiama inevitabilmente l’attenzione su quanto stia accadendo a Lucca, un tempo città capofila in Italia nei progetti di biodiversità urbana, prima ancora di realtà come Milano o Bergamo. Ma oggi, dove sono finiti i corridoi ecologici realizzati nel 2020, frutto dell’impegno di associazioni e cittadini? Quegli spazi verdi, migliorati nei primi anni e poi progressivamente trascurati, si sono ridotti a pochi fili d’erba, mantenuti solo perché lo impongono le normative, ma ormai lontani anni luce dallo spirito originale del progetto.

Il corridoio iniziale prevedeva la conservazione di una fascia di vegetazione lungo le sponde del fossato delle Mura, arricchita da prati fioriti sugli spalti, habitat ideali per numerose specie vegetali e animali. L’iniziativa ha coinvolto ricercatori, studenti universitari e dottorandi, che ne hanno studiato i benefici ecologici, redigendo articoli scientifici, tesi e pubblicazioni su temi come la biodiversità urbana, la riduzione delle zanzare e il ritorno di specie rare come le lucciole, che dopo decenni sono tornate a brillare tra le Mura storiche della città.

Le serate di primavera si erano trasformate in eventi partecipati da centinaia di persone, con esperti naturalisti e storici dell’arte che guidavano i cittadini tra canti di assioli e civette, raccontando l’importanza ecologica e culturale di questo nuovo ecosistema urbano stratificato.

Tutto questo progresso culturale è stato bruscamente interrotto. Il Comune ha ricominciato ad effettuare tagli indiscriminati delle sponde, cancellando interi habitat, compromettendo la presenza di uccelli nidificanti come i germani e le gallinelle, delle lucciole e delle libellule che sono fondamentali nella lotta contro organismi nocivi e distruggendo le zone umide come quelle nei pressi di Porta Elisa, che ospitavano tra l’altro rane verdi, protette da diverse normative. Senza la vegetazione a copertura, questi animali sono divenuti prede facili di uccelli predatori, tra cui l’Ibis sacro, specie aliena e invasiva.

A ciò si aggiunge una scelta ancor più discutibile: nella golena del fiume, nel parco dell’infinito, dove era stato redatto un progetto finanziato con fondi PNRR che doveva avere degli standard naturalistici importanti e prevedere aree e strutture per impollinatori e inserimento di alberi e arbusti autoctoni, non c’è niente di quanto previsto e invece sono state messe piante esotiche tra cui il caprifoglio giapponese, una delle specie esotiche invasive più problematiche. Questa specie è nota per diffondersi velocemente e arrampicarsi sugli alberi indebolendoli e rendendoli instabili, con potenziali rischi idraulici quando si trova in ambito fluviale.

Nonostante le numerose segnalazioni inviate al Comune da associazioni come il WWF Alta Toscana e le promesse iniziali del Sindaco di ascoltare tutti, nessun passo indietro è stato fatto. Eppure, la nuova legge europea sul ripristino della natura impone agli Stati membri – Italia compresa – di adeguarsi con piani nazionali, pena l’apertura di procedure d’infrazione e conseguenti multe salate da parte dell’Unione Europea.

Sarebbe paradossale subire il danno della perdita dei servizi ecosistemici gratuiti – come la riduzione di zanzare e altri insetti nocivi, l’ombreggiamento, l’arricchimento della biodiversità e il miglioramento paesaggistico – e allo stesso tempo incorrere nella beffa delle sanzioni europee.

Chiediamo ancora una volta al Comune di cambiare approccio nella gestione del verde urbano mostrando consapevolezza e conoscenza, assicurandosi tutti i benefici delle soluzioni basate sulla natura a cui ogni paese all’avanguardia ricorre e che si allinei, allo spirito e alle prescrizioni della Nature Restoration Law. I cittadini hanno diritto a conoscere queste errate scelte gestionali e a pretendere che il patrimonio naturale costruito in anni di impegno non venga distrutto per negligenza o mancanza di visione.

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