Scalatore lucchese torna dall’Himalaya e trova la politica ancora più ghiacciata

“Scalatore lucchese torna dall’Himalaya e trova la politica ancora più ghiacciata” LUCCA — Dopo aver conquistato una vetta mai scalata prima nell’Himalaya e averla battezzata “Cima Italia”, Riccardo Bergamini è rientrato a Lucca convinto di trovare le stesse difficoltà in città. E aveva ragione: l’aria politica era ancora più rarefatta di quella a 7.000 metri. Bergamini, già candidato alle comunali con la destra, ha dichiarato: «In montagna almeno, quando arrivi in cima, ti applaudono. In politica, invece, se arrivi alla vetta, ti chiedono subito se hai la tessera del circolo giusto». La missione: meno ossigeno, più selfie Durante l’impresa, il ministro dello Sport gli aveva consegnato il tricolore da piantare in vetta. Fonti non confermate sostengono che Bergamini abbia provato a piantare anche un gazebo elettorale, ma il vento himalayano ha votato contro. Il ritorno in patria Appena atterrato a Pisa, ha raccontato ai giornalisti: «L’Himalaya è dura, ma almeno le creste lì sono di ghiaccio. Qui a Lucca sono di partito». Secondo indiscrezioni, starebbe già pianificando una nuova scalata: non un 8.000, ma l’Ufficio Protocollo del Comune, noto per essere inaccessibile senza attrezzatura da alpinismo e una cordata di pazienza. Bilancio Vette conquistate: 1 Seggi conquistati: 0 Foto con bandiera: infinite Tessere elettorali timbrate in vetta: nessuna (gli sherpa non avevano il timbro ufficiale). Bergamini ha concluso con ottimismo: «Non mollo. La prossima volta porterò la bandiera anche alle urne. E magari anche le bombole d’ossigeno». Il Lercius
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