Addio Pippo, da un lucchese qualunque

Io non ti ho mai conosciuto di persona, Pippo. Ti ho visto soltanto in tv, da ragazzo, quando la televisione era in bianco e nero e noi a Lucca ci riunivamo tutti insieme in salotto, davanti a quel mobile enorme che sembrava più un armadio che uno schermo. C’eri tu, giovane, elegante, con quella voce che non tremava mai, e già allora sembravi nato per stare lì. Da allora non sei mai uscito dalla mia vita quotidiana. Ti ho visto cambiare giacca, taglio di capelli, scenografie… ma in fondo eri sempre tu, “il Pippo”, il conduttore che sapeva tenere insieme pubblico e artisti come un direttore d’orchestra. A Lucca non sono mancate le occasioni per parlarti, anche solo a distanza: qualcuno diceva “stasera c’è Baudo”, e tutti capivamo che era un evento. Era come avere un amico di famiglia che tornava puntuale, una presenza costante. Mi ricordo il Festival, le domeniche pomeriggio, i grandi spettacoli del sabato sera. Non serviva altro: bastava la tua voce e la tua sicurezza per dare alla serata un tono diverso. E oggi, sentendo della tua morte, ho avuto la stessa sensazione che si prova quando chiude un negozio storico in centro: un pezzo della città, della memoria, se ne va per sempre. Anche se non eri lucchese, anche se eri lontano, per me e per tanti altri qui eri diventato un volto familiare, come il vicino che incontri tutti i giorni passando sotto le Mura. Ti abbiamo salutato con un applauso lungo, sincero, e ti immagino sorridere come facevi quando riportavi l’ordine sul palco, con quel gesto largo della mano. Non so se la televisione avrà più un uomo come te: per me resterai sempre il primo, il più grande, e soprattutto “uno di casa”. Addio, Pippo.
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