Italia al bivio: dal centrosinistra a Meloni, cosa è cambiato davvero
Negli ultimi dieci anni il Paese ha visto alternarsi governi di centrosinistra e l’attuale esecutivo guidato da Giorgia Meloni. Due stagioni diverse, due stili opposti, ma con problemi di fondo che restano. Guardare il confronto significa toccare lavoro, salari, sicurezza, diritti civili, mafie, rapporti con la magistratura e la collocazione internazionale.
Lavoro e salari
I governi di centrosinistra avevano ridotto la disoccupazione rispetto alla crisi, ma restava attorno all’11 %, con quella giovanile sopra il 30 %. Con Meloni il dato si è dimezzato: oggi il tasso generale è al 6 %, quello giovanile sotto il 19 %. È aumentata la quota di contratti a tempo indeterminato, segnale di maggiore stabilità.
Il nodo resta il potere d’acquisto: i salari reali hanno perso oltre il 10 % negli ultimi sei anni. Lavoro più stabile ma spesso povero. Il centrosinistra non era riuscito a invertire la rotta; Meloni rivendica aumenti nominali, ma l’inflazione ha eroso gran parte dei guadagni.
Sicurezza e percezione sociale
Il centrosinistra privilegiava integrazione e mediazione, mentre l’attuale governo ha fatto della stretta securitaria un marchio: decreti su carceri, violenza domestica, aggressioni a sanitari, oltre alla gestione dura dei flussi migratori. I reati complessivi risultano in calo, ma la percezione di insicurezza resta alta, soprattutto nelle aree urbane. La linea dura raccoglie consenso, ma rischia di comprimere spazi di libertà.
Diritti civili e libertà di stampa
Renzi, Gentiloni e il primo Conte avevano segnato passi in avanti con le unioni civili e un clima più progressista. Il governo Meloni ha assunto posizioni più conservatrici: rigidità su famiglie arcobaleno, GPA e simboli familiari. La libertà di stampa non ha subito colpi diretti, ma cresce la sensazione di pressioni indirette e di un rapporto più teso con il dissenso.
Mafie e criminalità organizzata
La lotta alla criminalità organizzata mostra continuità tra governi. Il centrosinistra ha sostenuto maxi-processi e sequestri patrimoniali senza clamori mediatici. Meloni può vantare un colpo simbolico: l’arresto di Matteo Messina Denaro, frutto di decenni di indagini ma avvenuto sotto la sua gestione. Proseguono sequestri e confische, ma le mafie restano radicate, sempre più nel settore economico, dagli appalti al digitale. La prevenzione sociale resta debole.
Rapporti con la magistratura
Centrosinistra e magistratura hanno avuto relazioni tese ma istituzionali: critiche, sì, ma senza conflitti aperti. Con Meloni il clima è più conflittuale: accuse di politicizzazione, proposte di separazione delle carriere, abolizione dell’abuso d’ufficio. Riforme viste da alcuni come modernizzazione, da altri come rischio per l’autonomia. La differenza sta nello stile: più dialogo prima, più scontro oggi.
L’Italia in Europa e nel mondo
I governi di centrosinistra erano partner affidabili ma defilati, europeisti convinti senza protagonismo. Con Meloni il profilo è cambiato: Roma ha scelto assertività, stretto legami con la Commissione europea, si è posizionata in NATO, ha promosso il “Piano Mattei” per l’Africa.
Risultato: più visibilità internazionale, non sempre più influenza. L’Italia oggi pesa di più nei dibattiti, ma spesso come voce fuori dal coro.
I fronti internazionali: Medio Oriente e Ucraina
Medio Oriente: il governo Meloni ha mantenuto una linea di appoggio a Israele, condannando Hamas ma chiedendo protezione dei civili a Gaza. Un equilibrio difficile, spesso più vicino alle posizioni di Washington che a quelle più sfumate di Parigi o Madrid.
Ucraina: Roma resta pienamente schierata con Kiev, sia militarmente che politicamente. Qui c’è continuità con i governi precedenti, ma con Meloni l’Italia si è posta come voce fedele dell’alleanza NATO. Se prima l’Italia era percepita come partner affidabile ma “silenzioso”, oggi appare come partner affidabile e molto allineato agli USA.
Luci e ombre complessive
Occupazione: numeri migliori oggi, ma salari stagnanti ieri e oggi.
Sicurezza: percezione di maggiore fermezza sotto Meloni, ma libertà civili più ristrette.
Diritti: più avanzati con il centrosinistra, più conservatori ora.
Europa e mondo: da partner silenzioso a voce più alta, ma non sempre decisiva.
Mafie: continuità di fondo, con il “colpo simbolo” dell’arresto di Messina Denaro.
Magistratura: rapporti più istituzionali prima, più conflittuali ora.
Scenari globali: l’Italia resta ancorata a NATO e UE, con Meloni più schierata su Israele e Ucraina.
Conclusione
Il centrosinistra aveva scelto la gradualità, l’equilibrio, l’Europa silenziosa. Meloni ha scelto l’identità, la fermezza, il protagonismo. I numeri dell’occupazione e la visibilità internazionale segnano un cambio di passo, ma i nodi strutturali restano: salari bassi, libertà civili in tensione, mafie resilienti. La differenza principale sta nello stile politico: più mediazione prima, più muscoli oggi. In entrambi i casi, l’Italia resta alla ricerca di un equilibrio tra crescita economica, diritti e ruolo nel mondo.
la Voce del Silenzio
Il giornalaio di Gattaiola City
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