Il mistero del “Pollone”: scherzo tra amici o ossessione collettiva?

Passeggiando per Lucca non sfuggono agli occhi: sui pannelli di legno dei cantieri e sulle impalcature ricorrono scritte ossessive come “Pollo Party”, “Pollone morirà senza assaggiarla”, “Pollo Gay”. Dietro quelle frasi, però, potrebbe non esserci nulla di eclatante. Forse solo un gruppetto di amici che ha preso di mira un conoscente, trasformandolo in bersaglio da ridicolizzare. Un gioco stupido che, dal privato, è tracimato nello spazio pubblico. Il risultato è paradossale: un soprannome nato per divertire pochi, ora campeggia davanti a migliaia di cittadini e turisti. Un tormentone che fa sorridere qualcuno, infastidisce altri e lascia comunque la domanda sospesa: a che serve? Se il fine era solo prendere in giro, la città paga il prezzo più alto. Perché quelle scritte non raccontano nulla di intelligente, non hanno messaggi sociali o politici. Sono soltanto segni ripetuti, banali, che sporcano il paesaggio urbano. Il “Pollone”, insomma, forse non è un personaggio misterioso. È solo il simbolo di quanto può essere sciocco trasformare uno scherzo privato in eco cittadina. Nemici Miei
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