Quando la paura diventa giustizia fai-da-te: il caso Dal Pino e l’Italia che non ragiona più
Ma siamo seri? Nel 2025 ci ritroviamo a leggere che la signora Cinzia Dal Pino – una signora viareggina di 66 anni – dopo essere stata borseggiata se ne va in auto e investe a morte il giovane marocchino che quella stessa notte le aveva rubato la borsa.
Ora, non per difendere ladri o scusare tragedie, ma vi pare accettabile che chi dovrebbe subire un furto prenda il volante come se fosse in un videogioco, finisca l’episodio con omicidio e poi apra in aula la sfilata del “mi sono pentita, ero in chiesa a pregare quando mi arrestarono”.
La realtà è che viviamo in un Paese dove la paura è tanta, la certezza della pena è poca e la reazione impulsiva diventa tragedia. Non bastava chiamare la polizia? Non bastava fermarsi e respirare? E invece “crocifisso, santini e suv” sembrano diventati la moderna ricetta della giustizia fai-da-te.
E chi paga? L’uomo – marocchino, senza fissa dimora – muore, la signora rischia l’ergastolo per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà.
Insomma: meno retorica sulla “difesa egli innocenti”, più buon senso e rigore. Perché la vendetta non è giustizia, e lo sfuggire a una rapina non dà licenza di vita o morte.
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