Le origini è i tentativi do cambiamento della destra italica

Fratelli d’Italia e Gioventù Nazionale finiscono spesso al centro del dibattito sul fascismo. Non è un caso: il partito discende da una tradizione politica che passa dal MSI ad Alleanza Nazionale fino all’attuale leadership. Le radici storiche esistono, non serve negarli per sembrare più puliti. Ma radici non significa rami uguali: nel corso dei decenni la linea politica si è spostata dall’eredità post-bellica a un nazional-conservatorismo più simile ai partiti di destra europei contemporanei. La famosa fiamma nel simbolo è l’elemento più discusso: per alcuni è memoria storica innocua, per altri un richiamo intenzionale al passato. Da lì nasce la distanza tra fatti e percezioni. I detrattori vedono continuità ideologica, i sostenitori parlano di semplice tradizione partitica. Gioventù Nazionale, la componente giovanile, mantiene spesso un’estetica più identitaria: slogan patriottici, grafica aggressiva, linguaggio duro e certosine ritualità da militanza “di strada”. Non è fascismo operativo, ma è fascino dell’immaginario. L’ordine, la disciplina, il mito della comunità compatta contro un mondo percepito come caotico sono temi che attraggono soprattutto i giovani che cercano appartenenza più che dottrina. Sul piano istituzionale, però, la realtà è meno teatrale. Il partito non propone il ritorno alla dittatura, allo Stato corporativo o alla soppressione dei diritti democratici. Nessuna abolizione del Parlamento, nessuna legge razziale. Per quanto si possa discutere delle scelte politiche, non c’è un progetto di restaurazione del fascismo storico. Se ci fosse, Fratelli d’Italia non potrebbe nemmeno esistere legalmente: la Costituzione e la legge Scelba sono molto chiare. Allora perché se ne parla ancora come se fossimo nel 1930? Perché la storia in Italia non è mai stata metabolizzata davvero. Perché il fascismo è ancora un simbolo identitario, un insulto, un’etichetta e una paura collettiva. Perché alcuni comportamenti di singoli militanti o amministratori finiscono sui giornali e tengono vivo il sospetto. E perché la memoria pubblica italiana vive di contrapposizioni emotive, non di analisi rigorosa. La verità sta nel mezzo: non siamo davanti a un partito fascista mascherato, ma nemmeno a una realtà completamente sganciata dalle proprie origini. È un passaggio storico non ancora concluso, dove il passato pesa più del suo reale contenuto politico attuale. Finché l’Italia non elaborerà quella storia in modo adulto, Fratelli d’Italia – e chiunque erediti quella tradizione – verrà sempre giudicato non solo per ciò che fa, ma per ciò che rappresenta nell’immaginario collettivo.
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