Quando l'asilo per bambini era un luogo semplice
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Negli anni Cinquanta e Sessanta, l’asilo in Italia era un luogo semplice, a misura di bambino, dove ogni giornata seguiva un ritmo dolce e rassicurante. Dopo i canti in coro, i giochi con le costruzioni di legno e le prime prove con i pastelli a cera, arrivava la merenda: una fetta di pane con marmellata o un biscotto secco e un bicchiere di latte tiepido.
Poi l’insegnante – quasi sempre una figura materna, affettuosa e severa al tempo stesso – faceva abbassare le tapparelle. Le voci si spegnevano, i passi si facevano leggeri. I bambini si sdraiavano sui piccoli lettini pieghevoli portati da casa o su teli stesi a terra, con la copertina che ogni mamma aveva infilato nello zainetto. Qualcuno si addormentava subito, ancora stanco dal trambusto del mattino. Altri restavano con gli occhi aperti, in silenzio, persi a guardare le ombre che ballavano sul soffitto o a inseguire con la mente chissà quali pensieri infantili.
Quel momento era sacro. Non si trattava solo di riposo: era una parentesi di pace, un tempo di silenzio che insegnava ai bambini qualcosa che la frenesia non può trasmettere. Le maestre si muovevano leggere tra le file dei piccoli, sistemando con cura una coperta, chinandosi a sussurrare una parola dolce. Era l’ora della calma, ed era preziosa.
Ma poi tutto è cambiato. Dalle fine degli anni Settanta in avanti, anche in Italia l’asilo ha iniziato a trasformarsi. Le richieste educative sono aumentate, le aspettative dei genitori si sono fatte più alte. Le giornate si sono riempite di attività strutturate, anticipando la scuola vera e propria. Il tempo per il silenzio si è ridotto, quello per il riposo è quasi scomparso.
Oggi, molti bambini passano ore tra schede da compilare, esercizi, lavoretti a tema. Ma nessuno si stende più con una copertina e una storia sussurrata. E intanto ci chiediamo perché i più piccoli siano sempre più agitati, stanchi, nervosi.
Eppure una volta lo sapevamo: fermarsi era importante. L’ora del pisolino insegnava ai bambini che rallentare non è perdere tempo. È ritrovare sé stessi, ricaricare il cuore e la mente. Era una lezione silenziosa, ma potentissima: il riposo ha un valore. Il silenzio ha un senso. Non serve essere sempre attivi per imparare davvero.
Forse è tempo di recuperare quella saggezza semplice e antica. Di ricordare che anche nella crescita, la calma ha un posto. Di tornare ad ascoltare il respiro lento di un bambino steso sotto una coperta, mentre il mondo – per un attimo – si ferma con lui.
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