Perché la Turandot del centenario dovrebbe parlare lucchese
Quando una città ha una storia importante, prima o poi arriva il momento di dimostrarlo. A Lucca questo momento sembra essere arrivato: il centenario della Turandot non è solo un anniversario, è un’occasione.
Un’occasione per ricordare Puccini, per celebrare la tradizione lirica e, soprattutto, per decidere chi merita di guidare questa celebrazione dalla posizione più simbolica di tutte: il podio. La proposta che circola è semplice ma carica di significato: affidare la direzione della Turandot del centenario a Beatrice Venezi. Lucchese, giovane ma già affermata, discussa quanto basta per far capire che non è “una comparsa” nel mondo della musica, ma qualcuno che divide, che smuove, che costringe a prendere posizione.
E infatti, inutile far finta di niente: intorno al suo nome non c’è solo stima. Ci sono polemiche, prese di posizione e persino scioperi, come quelli che hanno scosso il Teatro La Fenice dopo la sua nomina. Lì, parte dell’orchestra e dei lavoratori ha contestato la scelta, dando vita a proteste e dichiarazioni pubbliche.
La questione non è stata solo artistica, ma culturale e persino politica: qualcuno la ritiene un simbolo di rinnovamento, altri vedono in lei un personaggio troppo divisivo per un ruolo così importante. Ma al di là delle opinioni, la domanda vera è: cosa vuole rappresentare Lucca nel centenario di una delle opere più importanti nate dal cuore della città ?.
Sceglierla sarebbe un gesto chiaro. Vorrebbe dire dare valore a una musicista che porta il nome di Lucca nel mondo dimostrare che la tradizione vive non solo nei monumenti ma nelle persone far capire che la cultura non è museo, ma movimento assumersi la responsabilità di una scelta coraggiosa, non accomodante,
E diciamocelo: Puccini non era uno che amava le mezze misure. Era un uomo che sfidava gusti, regole, aspettative. Ha rischiato, ha innovato, ha diviso. E oggi lo celebriamo per questo. Forse, allora, la risposta non sta nel chiedersi se Beatrice Venezi metterà tutti d’accordo — perché non lo farà — ma se può dare a quest’opera il peso, l’identità e l’energia che merita nel suo centenario. E se questa pagina della storia culturale lucchese deve avere un volto, un gesto, una bacchetta… potrebbe avere senso che parli con un accento lucchese.
Perché alcune decisioni non sono solo organizzative: sono simboliche. E questa, per Lucca, potrebbe essere una di quelle che restano.
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