Il nuovo ponte sul Serchio tra politica e polemiche
Il nuovo ponte sul Serchio nasce da lontano, molto prima delle attuali giunte e degli attuali equilibri politici. L’idea prende forma quando diventa evidente che la viabilità della piana di Lucca non è più sostenibile: il ponte di Monte San Quirico è sovraccarico, gli attraversamenti del fiume sono pochi e fragili e ogni criticità si ripercuote su quartieri, frazioni e attività economiche. Da qui la scelta della Provincia di Lucca di avviare un progetto strutturale, pensato per collegare in modo diretto la Statale dell’Abetone e del Brennero con la viabilità della Francigena, spostando traffico fuori dal centro urbano e rendendo più efficiente l’intero sistema.
La progettazione è stata lunga e complessa, segnata da studi idraulici, valutazioni ambientali, varianti tecniche e passaggi amministrativi. Non un’opera improvvisata, ma un’infrastruttura concepita per durare, con una struttura moderna in acciaio, corsie ampie e percorsi ciclopedonali, pensata anche come elemento di riordino del corridoio fluviale del Serchio.
Sul piano politico il ponte diventa però terreno di scontro. A livello comunale, la maggioranza di centrodestra che governa Lucca riconosce l’utilità dell’opera, ma mantiene una posizione critica sul modo in cui è stata raccontata e gestita nelle fasi finali. Il centrodestra non contesta il ponte in sé, anzi lo considera necessario, ma accusa la Regione Toscana e il suo presidente Eugenio Giani di aver cercato di appropriarsi simbolicamente dell’opera. Da qui nasce, non a caso, l’espressione ironica “Ponte Giani”, usata per sottolineare quella che viene vista come una eccessiva personalizzazione politica e una inaugurazione pensata più per la visibilità che per la sostanza. Secondo la maggioranza comunale, il ponte è il frutto di un lavoro lungo e collettivo, portato avanti soprattutto dalla Provincia, e non dovrebbe diventare una bandiera elettorale.
Di segno opposto è la posizione della opposizione di centrosinistra in Consiglio comunale, che difende il ruolo della Regione Toscana e del governatore Giani. Per la sinistra lucchese, il contributo regionale è stato determinante per arrivare alla fine dei lavori e la presenza istituzionale della Regione non rappresenta un’appropriazione indebita, ma il naturale riconoscimento di un investimento pubblico importante. L’opposizione critica invece la maggioranza comunale per l’atteggiamento polemico, giudicato strumentale, e sostiene che il ponte debba essere valutato per i suoi effetti concreti e non per le schermaglie politiche.
Accanto allo scontro tra maggioranza e opposizione, emergono anche critiche più trasversali, condivise da cittadini, comitati e osservatori indipendenti. Le perplessità riguardano soprattutto ciò che sta intorno al ponte: collegamenti viari ancora incompleti, il rischio di spostare il traffico anziché ridurlo, l’impatto su alcune frazioni e la sensazione che la fase di ascolto del territorio sia stata insufficiente. Negli ultimi giorni si è parlato anche di inaugurazioni affrettate, di tempi compressi e di un’opera presentata come conclusa quando, secondo alcuni, manca ancora una piena integrazione nel sistema urbano.
Il ponte sul Serchio diventa così qualcosa di più di una struttura in acciaio: è lo specchio di una politica locale divisa tra rivendicazioni, ironie e difese d’ufficio. Eppure, al di là dei nomi, delle foto e delle polemiche, resta un dato difficilmente contestabile: Lucca aveva bisogno di un nuovo attraversamento del Serchio.
Il giudizio finale non arriverà dalle inaugurazioni né dai comunicati, ma dall’uso quotidiano. Se il ponte riuscirà davvero a migliorare la viabilità, a ridurre le congestioni e a integrarsi con interventi futuri, potrà diventare un’opera migliorabile ma positiva, capace di sostenere uno sviluppo più equilibrato del territorio. Se invece resterà isolato, senza una visione complessiva, allora le critiche di oggi suoneranno come un avvertimento ignorato. In ogni caso, il ponte non sarà né di Giani né di un partito: sarà dei lucchesi, e saranno loro, come sempre, a dare il verdetto più sincero.
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