Passiflora e psicofarmaci: attenzione alle combinazioni

La passiflora è una pianta molto usata come rimedio naturale per ansia lieve, agitazione e disturbi del sonno. Proprio perché è “naturale”, spesso viene percepita come innocua. In realtà non è sempre così, soprattutto quando entra in gioco insieme agli psicofarmaci. La passiflora agisce sul sistema nervoso centrale con un effetto calmante e sedativo. Il problema nasce quando questo effetto si somma a quello di altri farmaci che lavorano sugli stessi circuiti cerebrali. Non è una contrapposizione, ma un potenziamento. E non sempre è una buona notizia. Con ansiolitici come benzodiazepine e simili, l’associazione può aumentare eccessivamente la sedazione. In pratica si può passare dal “mi rilasso” al “sono troppo rallentato”. Sonnolenza intensa, confusione, difficoltà di concentrazione e riduzione dei riflessi sono segnali da non sottovalutare, soprattutto per chi guida o lavora. Anche con alcuni antidepressivi il discorso merita cautela. Non perché la combinazione sia sempre vietata, ma perché può accentuare effetti collaterali come stanchezza marcata, capogiri o senso di testa “ovattata”. In soggetti sensibili può peggiorare la lucidità invece di migliorarla. Con antipsicotici e stabilizzatori dell’umore il margine di errore diventa ancora più delicato. Qui non si parla di tisane serali, ma di equilibri farmacologici costruiti con attenzione. Inserire un sedativo vegetale senza dirlo al medico può alterare l’assetto terapeutico e rendere più difficile capire se un sintomo dipende dal farmaco principale o da altro. Un altro aspetto spesso ignorato è la variabilità dei prodotti a base di passiflora. Estratti, capsule, gocce e tisane non sono tutti uguali: la quantità di principio attivo può cambiare molto. Questo rende ancora più imprevedibile l’effetto quando viene associata a uno psicofarmaco. Il punto chiave è semplice: naturale non significa neutro. La passiflora è attiva, funziona, e proprio per questo va trattata con rispetto. Se una persona assume psicofarmaci, anche a basso dosaggio, è sempre corretto parlarne con il medico o il farmacista prima di aggiungerla. Usata da sola, in situazioni lievi e ben definite, può essere utile. Usata “a sentimento” insieme a terapie psichiatriche, può creare più problemi che benefici. E nel campo della salute mentale, improvvisare è quasi sempre una cattiva idea.
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