Versilia, arrestato poliziotto:
Il caso che scuote la Toscana. L'uomo è ai domiciliari
Versilia, 5 novembre 2022 - Lo sport fa crescere bene i ragazzi: basta che negli spogliatoi non si nasconda l’orco. E invece c’era, in una nota palestra della Versilia, e palpeggiava i giovani impegnati negli allenamenti. Questa brutta storia, su cui indagano la Procura della Repubblica e la Questura di Lucca, da giorni era al centro delle chiacchiere dei cittadini di un popoloso Comune della costa. Con gli accertamenti tutto è venuto a galla. Un minorenne – lo sono tutti i baby atleti loro malgrado coinvolti – ha raccontato che l’istruttore lo toccava durante gli esercizi, ed è scoppiato il caso.
L’istruttore accusato dei palpeggiamenti è agli arresti domiciliari. E’ un uomo della polizia di Stato che è stato subito sospeso dal servizio. Nel caso in cui venissero riconosciute le sue responsabilità rischia anche un procedimento disciplinare a suo carico. Ieri è stato sospeso cautelativamente anche dagli incarichi nella sua federazione sportiva.
Nei giorni scorsi la polizia ha chiamato le famiglie dei ragazzini iscritti ai corsi, invitandoli a ritirare i figli. Quando alcuni genitori sono arrivati all’impianto in fretta e furia, hanno trovato gli agenti che stavano facendo una perquisizione. Adesso gli inquirenti stanno organizzando l’ascolto dei minori che si allenavano in questa struttura versiliese, per raccogliere testimonianze di eventuali altri comportamenti pedofili.
Tutta la vicenda è delicatissima, e non è possibile rendere di dominio pubblico i dettagli che potrebbero portare all’identificazione delle vittime. Nella località dove si sarebbe verificato questo caso di pedofilia, però, tutti sanno cosa è successo. Voci e chiacchiere sono arrivate anche agli amministratori comunali.
Nome e foto del presunto pedofilo, non ancora cinquantenne, circolano. Ma una cosa sono i pettegolezzi di paese, altro le accuse precise che potrebbero rovinare la vita di una persona. Per ora si sa del racconto di una vittima che ha rivelato: «In palestra quell’uomo mi toccava».
Alla magistratura il compito, non facile, di accertare la verità. La Versilia purtroppo non è nuova a storie di questo tipo. A metà ottobre è stato condannato in primo grado un allenatore sportivo 65enne che, secondo i giudici, toccava le sue atlete, tutte minorenni. Le ragazzine che avevano denunciato i palpeggiamenti erano tre, due quattordicenni e una di 15 anni all’epoca dei fatti. Anche in quel caso le indagini erano partite dal racconto fatto da una vittima alla propria dottoressa.
L’uomo è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di detenzione, e l’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Ma ha annunciato che ricorrerà in appello. Adesso, per i minorenni che facevano sport nella palestra su cui indaga la polizia, comincerà una triste e problematica processione. I ragazzini saranno chiamati per verificare se altri sono stati importunati dall’istruttore, e che tipo di molestie ci sono state. Un lavoro delicato che coinvolgerà anche specialisti psicologi. Da una parte c’è la verifica delle accuse.
Dall’altra il nostro nuovo mondo che, anche per la tecnologia accessibile a tutti, ha visto di recente chiudersi un’indagine su un gruppo di minori che avevano foto pedopornografiche sui cellulari. La maggior parte di essi è uscita indenne dall’inchiesta, soprattutto per la non imputabilità. Rimane il problema, con Internet e il cortile di casa trasformato in giungla d’asfalto, che l’orco e il lupo cattivo sono usciti dalle favole e si aggirano tra noi
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