IL Capodanno è sempre l'occasione per fare bilanci e per formulare propositi e auspici.
Lascio perdere i bilanci: l'evidenza della situazione penso possa esimermi da questo compito e poi se ne sono letti sin troppi.
Passo quindi agli auspici, focalizzando il mio pensiero su un unico tema, a mio avviso di grandissima importanza per il nostro Paese e per le sue prospettive:
quello della nascita di una vera forza politica che possa rappresentare una valida e credibile alternativa al bipopulismo di destra e di sinistra, e che
quindi possa costituire un fattore di cambiamento di stagione politica.
Della funzione fondamentale di una forza capace di interpellare e di dare rappresentanza politica alla cultura liberal-riformista, già ho avuto modo di
dire molteplici volte. Così come molte volte mi sono soffermato sulla necessità di superare un bipolarismo destra-sinistra che ormai mostra tutta la sua
inattualità.
Sono stato anch'io un sostenitore di uno schema bipolare, ma l'ho fatto in un contesto molto diverso, e in una prospettiva che si è rivelata illusoria.
La tendenza alla radicalizzazione dello scontro politico, mal si concilia con la semplificazione degli schemi politici in due schieramenti contrapposti.
Infatti il peso di istanze populiste, se pur di diversa matrice politico-culturale, finisce inesorabilmente per condizionare i due schieramenti, come l'attuale
vicenda politica sta ad attestare.
Da qui la necessità di una forza che sappia parlare con onestà al Paese, che non voglia illudere il corpo elettorale con promesse non mantenibili, che abbia
le carte in regola per poter affrontare con coraggio e competenza i molti nodi irrisolti del nostro sistema Paese.
Compito di una immane difficoltà, in un Paese in cui tutti (o quasi) si dichiarano progressisti e/o riformisti, ma che pensano che le riforme debbano riguardare
sempre gli altri.
Essere riformisti è anzitutto una mentalità ed una cultura che presuppone la disponibilità a mettere in discussione ogni aspetto della società, ovviamente
a partire da quelli che personalmente coinvolgono. E qui "casca l'asino", e la forza delle difese corporative si fa invincibile, anche perché trova ascolto
in una politica sostanzialmente dedita alla raccolta del consenso ed all'autoconservazione.
LO sviluppo di una forza politica capace di dare voce alla parte della società italiana sinceramente in grado di proporre soluzioni alle sfide della contemporaneità,
sarebbe un graditissimo regalo che potrebbe farci questo anno ora al suo esordio.
Speriamo che i protagonisti di questa sfida sappiano essere all'altezza del compito, e che la società italiana sappia comprendere la delicatezza della
posta in gioco.
Sottolineo questo ultimo dato, perché il tema chiama in causa la capacità di mobilitazione di chi crede in questo processo, interpellato non ad attendere
passivamente ciò che i leader decideranno, bensì a dare un insostituibile contributo di stimolo e di proposta, con iniziative di confronto ed elaborazione
di contenuti politici.
MI sento chiedere di sovente se ci sono elementi per essere ottimisti. Non saprei rispondere. Il tema mi pare non sia quello di essere ottimisti o pessimisti.
Il tema vero è quello di essere consapevoli.... E la consapevolezza è una condizione che offre gli stimoli giusti per perseverare su un percorso.
Il processo sembrerebbe avviato; Italia Viva e Azione hanno scelto i vertici della federazione (Carlo Calenda presidente, Elena Bonetti vicepresidente)
che dovrà fondare il nuovo partito liberal democratico ancora senza nome ma appartenente alla famiglia politica di Renew Europe.
Attorno alla metà di gennaio il piccolo ma agguerrito mondo liberale dovrebbe riunirsi a Milano, capitale del riformismo italiano e capoluogo di una regione
in cui presto si voterà, per provare ad allargare la base del nuovo partito oltre il perimetro assicurato dai due fondatori. Prima o poi si uniranno i
radicali di Più Europa e altri ancora si aggiungeranno, a cominciare dai delusi del bipopulismo perfetto italiano.
Molti attendono la deflagrazione prossima ventura di Forza Italia per aggiungere al nuovo partito altri settori di centrodestra seri e responsabili dopo
il trio Carfagna-Gelmini-Moratti. Altri aspettano l’esito del congresso del Pd che potrebbe ridurre il grande partito a vocazione maggioritaria a movimento
di testimonianza identitaria e soprattutto a vassallo dei Cinquestelle, uno scenario non auspicabile per il paese ma ghiotto per un Terzo polo che non
è né sovranista come il polo di governo né populista come quello guidato da Conte e modellato su Travaglio, D’Alema e le fabbriche dei troll di San Pietroburgo.
Non sarà una passeggiata costruire un nuovo grande partito unitario, federandone due fondati da leader abituati a comandare, e allo stesso tempo trovare
lo spazio agibile per altre forze politiche e sociali, per associazioni, fondazioni e personalità esterne.
A questo proposito ribadisco la funzione degli stimoli che potranno venire dalle forze vive dei settori sociali interessati al progetto.
Sarà un percorso altamente acrobatico, anche perché non esistono indicazioni esatte per creare uno strumento politico che sia contendibile ma anche, perlomeno
all’inizio, gestibile dai due leader.
Auguri sinceri, quindi, a chi si dovrà occupare di studiare la forma del nuovo partito che, almeno per quanto mi riguarda, potrà risultare interessante
solo se avrà la struttura di un partito vero.
Se le regole faranno venire il mal di testa, dovrebbe essere invece più facile individuare i contenuti della nuova formazione politica. Ma a due condizioni:
intanto che la luna di miele di Calenda e Renzi continui e poi che le altre forze politiche e sociali non si mettano a valutare con piglio altezzoso il
grado di liberalismo contenuto nelle proposte e nei programmi, anche perché a fare i rigidi si trova sempre qualcuno più rigido che si irrigidisce e manda
tutto a carte quarantotto.
Basterebbe concentrarsi sui pilastri portanti del nuovo partito, come l’adesione all’Alleanza atlantica, all’Unione europea e al mondo libero e globalizzato,
pilastri ben piantati su fondamenta repubblicane, laiche e democratiche capaci di sostenere una sicura casa dei diritti, del progresso, della crescita
sostenibile, della protezione sociale e della libera circolazione delle idee, delle persone e delle merci.
(Lucca, 2 gennaio 2023)