Quasi quattro decenni di successi nel ciclismo professionistico sono cosa rara, per non dire unica.
A volte una società ciclistica si esalta dopo aver vinto un campionato provinciale o regionale, ma a volte viene ripagato il sacrificio anche con la soddisfazione di un piazzamento, figuriamoci se questa fosse riuscita a vincere titoli nazionali e mondiali dalla strada alla pista, dalla mountain-bike al ciclocross. La longevità di Ivano Fanini a livello dirigenziale non teme confronti.
Munito di doti rare e difficilmente riscontrabili in una sola persona, continuava ad allestire le sue squadre, allora come oggi, con entusiasmo, passione, spirito di sacrificio a prova di superamento ad ogni ostacolo, dalla stanchezza, alle delusioni, agli impegni di famiglia.
Si è confrontato con tanti dirigenti che operano nel mondo del ciclismo, soprattutto nelle grandi società, ed ha avuto la grande soddisfazione di poter dare (e lo sta facendo da quasi 40 anni) il suo contributo provando emozioni incredibili nel vedere i suoi atleti vincere dappertutto. La vittoria è sempre stata nel suo dna, qualcosa di molto gratificante ma per niente immediata soprattutto se i suoi atleti non avevano voglia di sacrificarsi come lui per un comune obiettivo ed il roveretano Fabrizio Margon captò il suo segnale divenendo il numero uno del ciclocross. Fanini lo andò a scovare in un territorio tanto bello a livello paesaggistico, quanto acerbo in tema ciclistico: la Valsugana. Terra di grandi lavoratori, ma anche di belle spiagge sui suoi laghi che si snodano dalle montagne alle verdi vallate. Una squadra si stava facendo spazio a livello dilettantistico ed un ragazzo prometteva molto bene. Questi era Fabrizio Margon. Inizialmente la strada gli dava le maggiori soddisfazioni. Andava forte in salita, tanto da tenere il passo degli scalatori nelle tappe dolomitiche del Giro d’Italia. Terzo nel campionato italiano militare, quarto nel Giro d’Oro ed a 20 anni decimo nella sua prima gara internazionale in Austria. Ma la sua squadra di appartenenza, la Supermercati Vivo Italmanubri, puntava principalmente sul ciclocross dove fu maggiormente impiegato. A 14 anni faceva il cuoco in un ristorante ed andava in bici nel dopo lavoro per scaricare lo stress ed accumulare nuove energie. Aveva bisogno per proseguire con il ciclismo di una persona che credesse in lui e che lo sapesse guidare, perché non era facile da gestire.
Era molto introverso ed in gara poco propenso a stare in gruppo ma incline a sconsiderate fughe che non lo portavano da nessuna parte. Allora sorgeva il dubbio: valeva la pena coltivare la sua passione soltanto per una divagazione sul lavoro?
NEL 1990 FABRIZIO MARGON TROVA IL
PROFESSIONISMO
GRAZIE AD IVANO FANINI ED INIZIA IL SUO PERCORSO TRICOLORE
Era arrivato il momento di scegliere. Margon era preso dall’indecisione che
gli stava procurando ansia. Non sapeva se continuare a correre e se il ciclismo
diventava la sua attività professionale.
I suoi genitori da grandi lavoratori come sono i
trentini preferivano per lui una vita lavorativa magari nel settore della
ristorazione come già aveva intrapreso da ragazzo. Nello stesso tempo gli piovevano
offerte da squadre professionistiche. “ Mi volevano la Supermercati Brianzoli dei
fratelli Franchini - dice ’ex campione
roveretano- alla quale era difficile rinunciare perché era stata la squadra di
Francesco Moser, il mio idolo ed anche lui trentino come me. Oltre tutto Angelo
Lona mi forniva telai Moser che dopo aver attaccato la bicicletta al chiodo si
mise a costruire biciclette. Nello stesso tempo Ivano Fanini mi chiamava in
continuazione per farmi passare professionista con Amore e Vita. Scelsi
quest’ultima offerta nonostante in tanti mi sconsigliassero. Fu la mia
fortuna. Alle dipendenze del patron lucchese mi sono trovato
benissimo. Ho sempre riscosso puntualmente quanto mi veniva promesso ed
avevo l’opportunità di gestirmi sponsor personali. Ivano Fanini, lo dirò
sempre, è una persona vera, sincera come poche. Si è creato diverse antipatie
per la sua lotta contro il doping ma il suo amore per il ciclismo pulito
prevale su tutto. Una persona coraggiosa che non si arrende a niente per
difendere i suoi ideali.”
PRIME VITTORIE E PRIMO TRICOLORE
Scelta la squadra, l’attività ciclistica di Fabrizio Margon ebbe seguito
nel ciclocross.
“Allora servivano i punti per passare
professionista-risponde l’ex campione trentino-e nel ciclocross li avevo. Una
scelta che fu per me quasi obbligata anche se non mi sarebbe dispiaciuta una
carriera su strada.” E così dal fango ottenne la gloria. Imbrattato di
terra scoprì, grazie ad Ivano Fanini, di avere doti di resistenza e recupero
fuori dal comune e amava i tracciati più duri sia nel cross, che nella strada
quando da dilettante è stato pure fra i protagonisti. “Dissi però a Fanini, visto che un
po’ di indecisione ancora mulinava nella mia mente, che se non avessi vinto
subito avrei smesso e sarei tornato in Trentino a lavorare accettando la
volontà dei miei genitori. Invece alla mia prima gara in maglia Amore &
Vita Fanini vinsi subito a Zibello in provincia di Parma, la mia prima vittoria
ufficiale da professionista. Nella seconda gara che disputai vinsi il
campionato italiano élite a Finale Ligure, davanti ad uno specialista come
Ottavio Paccagnella, mio compagno di squadra per la gioia di Fanini che ottenne
per la sua squadra oro e argento.” Era nata una stella destinata a
durare a lungo nei circuiti crossistici autunnali ed invernali. Era il 1990
quando Amore e Vita Fanini aveva già vinto il 25 agosto il campionato del mondo
nel mezzofondo su pista a Maebashi in Giappone con Walter Brugna e conquistato
argento e bronzo rispettivamente nella velocità e nel keirin con Claudio
Golinelli. Di seguito il tricolore con Margon e su strada Fabrizio Convalle
vinceva la 5.a tappa al Giro d’Italia da Sora a Teramo e Andrea Chiurato si
imponeva nella 1.a tappa al Giro di Calabria. Mai un dirigente ciclistico aveva
vinto in così poco tempo titoli e corse in diverse discipline ciclistiche. Le
prime pagine dei giornali riportavano i suoi successi e Lucca, città natale di
Fanini, saliva alla ribalta nazionale e internazionale come mai aveva fatto
nello sport, quanto e forse più di quando la Lucchese calcio militava in serie
A.
POKER TRICOLORE
L’atleta trentino prende sempre più confidenza con i circuiti ed aumenta in lui
la consapevolezza delle proprie forze. Vince diversi circuiti a livello
nazionale e internazionale fino al suo secondo grande appuntamento tricolore e
mantenendo fede alle attese si impone a gennaio del 91 fra gli Élite ad Azzano
Decimo in provincia di Pordenone. Il primo sconfitto è El Diablo Claudio
Chiappucci, per un decennio uno dei più forti stradisti italiani. Nonostante
una fastidiosa tendinite si impone grazie ad uno sforzo fisico finalizzato alle
salite, discese ed ostacoli, superando brillantemente anche le difficoltà del
suolo infangato che aumenta in tutti gli specialisti l’instabilità della bici.
Nel 92 tris tricolore a Cardano al Campo in provincia di Varese, davanti a
Sandro Bono ed alla presenza del presidente onorario Roberto Formigoni. Nel 93
completa il poker Élite a Solbiate Olona sempre in provincia di Varese,
battendo il grande specialista Daniele Pontoni, che soltanto l’anno precedente
aveva vinto il titolo mondiale fra i Dilettanti a Leeds e successivamente nel
97 avrebbe poi fatto il bis fra gli Elite a Monaco di Baviera. Il ciclocross è
una nobile disciplina seguitissima in mezza Europa. I titoli italiani furono
assegnati ad iniziare dal 1930 con Armando Zucchini primo vincitore Élite ed il
primato delle vittorie è appannaggio di Renato Longo vincitore di 12 titoli fra
il 1959 e il 1972. Per Margon il 93 fu un anno da ricordare per i molti
successi che ottenne anche in MTB, fra i quali un titolo italiano a cronometro
individuale ed il Giro d’Italia con finale ad Enego. Tutti titoli vinti con
Amore e Vita - Fanini, trasformata nel 93 in Amore & Vita –Galatron (per un
totale di 10 titoli italiani vinti dal team nel ciclocross).
L’ultima medaglia tricolore per Margon fu nel 1994,
sempre con Amore & Vita – Galatron, quando conquistò l’argento superato sul
traguardo soltanto da Daniele Pontoni. Nel 95 si separò da Amore & Vita - Galatron
passando alla Kamikaze San Marco riscuotendo la fiducia del titolare Claudio
Brusi ripagata dal 10,.o posto nel mondiale di MTB di Friburgo. Nel 2000 chiuse
la carriera con la Rigoni di Asiago, suo sponsor principale negli ultimi tre
anni di attività. Ai campionati mondiali ha ottenuto l’undicesimo posto nell’89
da dilettante a Pontchateau e l’undicesimo posto nel 95 da Élite in Svizzera a
Eschenbach. Ha vinto complessivamente più di 80 gare e, soprattutto nel
quinquennio con i colori di Amore e Vita, è stato uno dei più grandi
specialisti crossistici italiani.
MARGON OGGI FA IL PERSONAL TRAINER E
DICE: “ ROLAND LIBOTON IL PIU’ FORTE SPECIALISTA”
In carriera ha avuto grandi avversari. Ma quale secondo Margon è stato il
più forte che ha conosciuto? “Sicuramente - conclude l’ex campione
d’Italia - il belga Roland Liboton, vincitore di quattro titoli mondiali e per tre
volte della classifica del Superprestige. Degli italiani fra i miei più
acerrimi rivali citerei i fratelli Vandelli, Luca Bramati, Sandro Bono e
Claudio Chiappucci che ebbi l’onore di battere nel campionato italiano del 91”.
Dopo aver allenato formazioni giovanili, oggi, a 55 anni, gestisce una piccola
palestra a Pergine Valsugana in provincia di Trento, il paese dove risiede con
la famiglia. Svolge l’incarico di personal trainer. Ha un figlio di 25 anni che
si chiama Matteo e che fa il cantautore. Ha mantenuto rapporti di amicizia con il
patron di Amore e Vita, il presidente che lo ha lanciato dandogli l’opportunità
di diventare professionista ed uno dei più forti specialisti di ciclocross. I
suoi D.S. che ricorda con piacere nel quinquennio con il dirigente lucchese
sono stati il compianto Giorgio Vannucci prima e Giuseppe Lanzoni dopo.
Entrambi hanno contribuito in qualche maniera a finalizzare le sue
caratteristiche da ciclocrossista.