Nella vicenda Luciani appare tutta l'arroganza della sinistra
Il caso-non caso del libro di Luciano Luciani sui suoi ricordi degli anni '70 a Pisa fa emergere tutta l'arroganza della sinistra. Ogni memorietta deve diventare caso letterario e insignito di qualche posto d'onore nell'agenda cultura di una città.
Se poi questi eventi minori saltano perché non in linea con i regolamenti comunali (dopo 10 anni di gestione dello spazio pubblico come fosse una sede di partito), ecco le offese, le accuse, le inchieste, la lesa maestà. Da parte di un apparato PD&company che se potesse non farebbe parlare nessuno al mondo. Gli stessi - triti e tristi - soggetti che muovono a difesa dell'intellettuale di apparato infatti di solito non ammettono che si presentino libri scomodi nemmeno in spazi privati, figuriamoci in quelli pubblici.
I toni da guerra civile ci auguriamo che vengano visti con la lente della querela - gravissime infatti sono le accuse di Luciani nei confronti degli amministratori comunali - e il transfert psicologico della sinistra - maestra di censure che oggi grida alla censura - da un bravo psichiatra.
Se fosse stato un altro soggetto, si sarebbe trovata la soluzione senza tanto rumore. Ma con i gendarmi della cultura no. Hanno perso le elezioni, ma non vogliono perdere il potere.
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