1944, via Rasella, Roma.

1944, via Rasella, Roma. I partigiani del GAP, capitanati da Bentivegna, portarono a termine un attentato nel loro stile. Nascosero due ordigni in un carretto della spazzatura e, proprio Bentivegna, travestito da spazzino, lo portò fino all'angolo di via Rasella. Quel pomeriggio, come quelli precedenti, sarebbe passato di lì il Battaglione SS Bozen, appartenente alla Ordnungspolizei. Era formato da reclute altoatesine, e forse proprio il loro canto ha attratto Pietro Zuccheretti, 12 anni, apprendista ottico, che stava andando a lavorare e si è allungato fino a via Rasella per osservare quei soldati, fermandosi proprio accanto al carretto dell'immondizia. Dopo qualche secondo, la deflagrazione, che lascia a terra 33 soldati e 2 civili (la testa di Pietro la trovate nell'ultima foto). In totale i morti saranno 35 e i feriti 64. A questo attentato è conseguita la rappresaglia delle Fosse Ardeatine. La rappresaglia è una legge del diritto di guerra che non sto qui a spiegarvi, comunque si decise di fucilare 10 condannati (all'ergastolo o a morte) per ogni soldato tedesco morto SE I RESPONSABILI DELL'ATTENTATO NON SI FOSSERO CONSEGNATI. E sappiamo tutti che i partigiani non si consegnarono. Comunque, la Meloni ha parlato delle vittime delle Fosse Ardeatine dicendo che sono state uccise perché italiane. E si è scatenata la polemica. La Russa è intervenuto al podcast "terramadre" di Libero, dicendo: "Tutti sanno che i nazisti hanno assassinato detenuti, anche politici, ebrei, antifascisti e persone rastrellate a caso, ovviamente non gente che collaborava con loro. Peraltro vorrei ricordare che l'attentato di via Rasella non è stato una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana: hanno ammazzato una banda musicale di altoatesini, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittadini romani, antifascisti e non" (Cit. Finita Burrasca )
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