Cambiare completamente vita si può fare? Sì, basta volerlo ci insegna l'ex ciclista empolese Riccardo Forconi che dopo una carriera da ciclista e da direttore sportivo, dal 2015 si è trasferito a Sarasola, sulla costa occidentale della Florida negli Stati Uniti dove vi sono le più belle spiagge frequentate tutto l'anno grazie al clima mite. Ma il mare non è affatto la causa che ha scatenato in lui un nuovo modo di vivere. Oltre oceano Forconi continua a commercializzare i vini più pregiati italiani, come quando lavorava da ragazzo nell'azienda agricola di famiglia oggi gestita da suo fratello Giovanni. Così l'ex ciclista importa vini dall'Italia per venderli agli americani che vanno matti per i migliori brand del nostro paese, da quelli del Chianti, ai Barbaresco, ai Barolo, pagati negli Stati Uniti profumatamente in un contesto sociale diverso perchè in Florida il costo della vita è molto più elevato se comparato all'Italia.
CICLISTA PER DIVERTIMENTO, FU PORTATO ALL'AGONISMO DA ORIS SALVESTRINI.
Ripercorrendo le tappe della carriera di Forconi, va detto che riuscì a riscuotere, come tanti suoi coetanei, la fiducia del patron di Amore e Vita Ivano Fanini, per poi proseguire le sue ultime stagioni alla corte di Marco Pantani che lo selezionò fra i suoi più fedeli gregari.
"Da ragazzo desideravo-dice l'oggi 52.enne Forconi-possedere una bicicletta per svagarmi dopo ore di duro lavoro nell'azienda agricola di famiglia. Così mi recai nel negozio di paese da un certo "Morino" ed acquistai una bici usata di marca Alan. Aveva una pedivella più corta ed una più lunga che mi consentiva di avere maggior potenza in salita dove spingevo rapporti più lunghi. Notando la mia passione, Oris Salvestrini, che frequentava lo stesso negozio, mi propose di iniziare a correre per una squadra. Devo molto a lui perché più che direttore sportivo che decide gli assetti e le strategie di squadra lui era per me un vero allenatore. Mi insegnò tutto del ciclismo e poi mi presentò ad Ivano Fanini. Iniziò così la mia carriera di ciclista con la Mamma Fanini. Ma, mentre i miei coetanei pensavano ai risultati, per me continuava la bicicletta ad essere un mezzo distensivo e nulla più. Correvo nell'epoca dei Michele Bartoli e dei Francesco Casagrande, due che andavano per la maggiore in quel periodo. In quattro anni da dilettante iniziai a perdere peso: amavo i percorsi duri, le corse lunghe e selettive. Ero spesso nei primi dieci ma però mancandomi lo spunto veloce non vinsi molto."
LE SUE PRIME VITTORIE DA DILETTANTE
Al secondo anno da dilettante la sua prima vittoria al Giro di Mendoza in Argentina quando si impose nell'ultima tappa terminando al quarto posto nella classifica generale. Il bis a Persignano in provincia di Arezzo e fu secondo a Gambassi Terme nel GP Chianti Colline d'Elsa.
"Riuscivo a sopportare le fatiche ed i sacrifici che il ciclismo richiede. Madre natura mi aveva dotato di tanta generosità che mi copriva le mancanze che denunciavo a livello tecnico e mentale per essere competitivo. La dimostrazione fu a Gambassi, una corsa che ricordo molto dura. Da dilettante poi facevo poco la vita del corridore, dedicandomi ancora costantemente agli impegni di lavoro ed alla famiglia. Non pensavo affatto di passare il futuro in bicicletta a differenza dei miei coetanei che lo desideravano tenacemente".
I RAPPORTI CON IVANO FANINI ED IL PASSAGGIO DA CAPITANO AD AMORE E VITA
"Senza la fiducia di Ivano Fanini probabilmente non avrei trovato una squadra ed una società così bene organizzata tanto da risultare una fra le più forti in Italia a livello dilettantistico per non parlare poi che sempre grazie a lui passai professionista e fui eletto inizialmente nel 1992 capitano di Amore e Vita, rimanendovi fino al 1997".
In effetti Lucca non ha più avuto dopo Fanini un così grande movimento ciclistico giovanile che andava dalle categorie minori fino a quelle di dilettanti di 1.a e 2.a serie. I migliori poi accedevano alla prima squadra dei professionisti dove il massimo dirigente ciclistico lucchese risulta il più longevo del mondo grazie ad un percorso lungo 37 anni pieno di successi, di titoli mondiali della pista e di dieci tappe vinte al Giro d'Italia con diversi protagonisti, oltre alle classiche e titoli nazionali. Forconi non era un vincente ma un fedele esecutore delle tabelle di allenamento dettate dai D.S. Giorgio Vannucci e Giuseppe Lanzoni, quando ancora negli anni 90 i ciclisti le rispettavano ed il suo lavoro come le sue vedute erano preziose per portare al successo i suoi compagni di squadra. Con impegno e dedizione dette un apporto prezioso a Convalle, ma anche a Massi, Gavazzi, Worre, Risi, Calcaterra, Di Basco, Magnusson, Andriotto. Un capitano insomma che riusciva a finalizzare il suo lavoro in funzione dei successi di squadra che anche in quegli anni furono diversi per il team di Ivano Fanini.
I CONTRIBUTI AD AMORE E VITA NEI TRIONFI AL GIRO DELLA SVIZZERA
Nei primi anni 90 Amore e Vita è stata per anni fra le squadre protagoniste al Giro della Svizzera. La società di patron Ivano Fanini è stata una delle poche ad aggiudicarsi una o più tappe a Giro d'Italia, Vuelta e Giro della Svizzera. Forconi si mise anche a disposizione della squadra per contribuire ai successi di alcuni suoi compagni al Giro della Svizzera, come nel 1992 quando nella prima tappa si impose Alessio Di Basco superando allo sprint Phil Anderson e l'ex iridato Maurizio Fondriest. Nel 93 arrivò al podio con un bel terzo posto nella 3.a tappa da Brugg a Interlaken, mentre sul gradino più alto del podio salì l'olandese Tristan Hoffman. Nella prima tappa dell'edizione 1994 per poco Amore e Vita non occupò l'intero podio nel corso della crono individuale della prima tappa nel circuito di Yverdon-les-Bains, vinta da Gianluca Pierobon e terzo Roberto Gusmeroli. Un'edizione che vide la squadra lucchese competere con tutti i più forti ciclisti contendendo loro i successi di tappa. Nella quarta tappa giunse secondo Simone Borgheresi. Nella sesta tappa un altro posto di onore di Gianluca Pierobon. Nella settima tappa secondo Rodolfo Massi e nella classifica finale vinta da Richard Pascal Gianluca Pierobon giunse terzo. Nel 1996 ancora Amore e Vita protagonista con Marco Vergnani, secondo nella quinta tappa quando a precederlo fu soltanto l'ex iridato Gianni Bugno. Un'edizione vinta da Gianni Faresin dove Forconi curò la classifica piazzandosi al quinto posto finale.
DAL 1998 PASSO' ALLA MERCATONE UNO SCELTO COME GREGARIO DA MARCO PANTANI
La correttezza in gara, l'altruismo e la sua intelligenza tattica non passarono inosservate nemmeno ad uno fra i più grandi scalatori di tutti i tempi: Marco Pantani. Il campionissimo romagnolo che nel 98 entrò nella cerchia ristretta di coloro che sono riusciti a vincere nello stesso anno Giro e Tour, scelse Riccardo Forconi fra i suoi gregari consentendogli il passaggio alla Mercatone Uno.
"Fui onorato di essere stato fra i più fedeli gregari di Marco Pantani ritrovandomi in squadra con Simone Borgheresi, già mio compagno ad Amore e Vita. Lavoravo nell'ombra ma svolgendo un ruolo di sostegno a Marco Pantani. Questo mi bastava: non cercavo la gloria ma essere utile ad un campione così mi inorgogliva e poi Marco era una persona generosa, grazie alle sue vittorie alla Mercatone Uno abbiamo diviso tanti premi squadra".
Ci vuole ricordare un episodio in corsa dei tanti che ha vissuto a suo fianco?
"Al Giro d'Italia 1999 nella tappa con arrivo a Campo Imperatore in provincia di L'Aquila, Marco spiccò il volo sfidando la neve sul Gran Sasso. Giunse da solo sul traguardo ed io e Borgheresi avevamo l'ordine di tirare fino ai piedi del massiccio montuoso più alto degli Appennini. Stavamo talmente bene che addirittura lo facemmo fino a pochi chilometri dal traguardo."
Forconi è stato quindi un fedele gregario di Pantani come tanti altri, si possono ricordare i vari Marco Velo, Fabiano Fontanelli, Roberto Conti, Marcello Siboni, Massimo Podenzana, Fabiano Fontanelli, Ivan Ravaioli. Lo stesso Stefano Garzelli nel biennio 1998-99 era al suo servizio, prima di aggiudicarsi nel 2000 il Giro d'Italia in maglia Mercatone Uno.
"Pantani sceglieva i suoi gregari-continua Forconi-dopo averne osservato le qualità. Non si fidava di tutti e preferiva indirizzarsi verso coloro come me che non avevano ambizioni ma che stavano alle regole della squadra".
Ciò nonostante l'ex ciclista empolese il giorno di gloria lo ebbe nella 2.a tappa del Giro del Trentino del 1999 quando si impose nell'arrivo a Passo Mendola superando nell'ordine Gilberto Simoni, Daniel Clavero, lo stesso Marco Pantani, Paolo Savoldelli e settimo fu Ivan Gotti. Una vittoria di qualità in un ordine di arrivo qualificato da grandi nomi. Il 2002 fu la sua undicesima ed ultima stagione da professionista prima di dedicarsi a fare il direttore sportivo nel 2008 con la Seano, proseguendo poi con Hopplà, Simaf Carrier, Ceramica Flaminia (licenza professional continental) e Nankang Fondriest (Continental 3.a serie, guidata assieme a Simone Borgheresi).
NEL 2015 DICE ADDIO AL CICLISMO RECANDOSI A VIVERE IN FLORIDA
"Erano una trentina di anni che io e mia moglie Silvia passavamo le ferie in Florida a casa dei suoi zii. Sarasola è ancora la nostra città dove abbiamo deciso di vivere dal 2015. Abbiamo due figlie: Alice di 21 anni ed Aurora di 11. Con il ciclismo ho definitivamente chiuso nel 2015, ora sono diventato un esperto di etichette di vini e cataloghi in continua espansione. L'Italia continua ad essere sul podio e ad influenzare anche gli esperti americani, i quali del vino apprezzano l'aroma ed il gusto, ma anche la storia delle stesse bottiglie toscane, piemontesi e lombarde. Il ciclismo rimane non volendo la parentesi più bella della mia vita dove ho imparato i suoi valori fondamentali e l'importanza dello spirito di gruppo, mettendo il massimo impegno per portare al successo Amore e Vita e contribuendo alle grandi vittorie di Marco Pantani. Quando vinceva provavo le sensazioni come aver vinto io stesso. A me bastava riscuotere la sua fiducia per realizzarmi come ciclista. Senza Ivano Fanini ed Oris Salvestrini tutto questo non sarebbe accaduto.