Le grandi concentrazione di capitale sono uniti (sia in
Italia che nei sistemi capitalistici globali) , nel loro interesse
comune di garantire “la produzione del plusvalore”... non solo
attraverso la speculazione con i prezzi che aumentano anche quando le
materie prime diminuiscono, ma nell’ambito di un sistema imperialistico
globale con tutte le condizioni di scambio e di circolazione delle
merci , basate sul dominio di classe che ne è il presupposto:
Ma il capitale sociale mondiale non riesce a mantenere uniti
le loro potenze politiche di riferimento, in quanto in lotta tra loro
per spartire i mercati, le risorse, le fonti di materie prime, il
plusvalore.
Vengono così a crearsi cicli periodici tra “unità e
scissione”, con il prevalere contingente dell’uno o dell’altro, con una
contesa imperialista che va da momenti in cui il segno prevalente è la
concorrenza con metodi pacifici ed altri in cui si rompe “l’ordine
costituito”, con crisi e guerre calde anche coinvolgendo le grandi
potenze.
E’ lo sviluppo ineguale tra le quote di capitale all’interno
del sistema economico e finanziario nonché quello tra gli Stati più
potenti, che mettono in causa gli equilibri consolidati attraverso la
concorrenza imperialistica utilizzando tutti i mezzi economici,
politici e militari, andando a determinare nuovi assetti modificando i
rapporti di forza con uno sviluppo imperialista.
In questo quadro, la potenza egemone dell’imperialismo : gli
Stati Uniti, si garantisce dal il ruolo che l’Europa potrebbe giocare
sviluppando una propria autonomia non solo sul piano economico ma anche
in quella di una possibile difesa europea comune.
E’ interesse dell’imperialismo USA vedere l’Europa divisa
impedendo la possibilità che si faccia strada la distinzione degli
interessi economici, militari e strategici dell’Europa, da quelli
dell’America .
Non vi è dubbio che l’unità dell’Europa, anche attraverso una
difesa comune fuori dalla Nato, porterebbe ad una scissione tra le
due sponde dell’Atlantico e quindi gli Stati Uniti non incoraggeranno
mai il processo di unità politica oltre che economica europea .
Già nei primi anni del 2000 con la guerra in Kosovo e quella
in Irak del 2003, hanno diviso i diversi Stati Europei tra quelli del
tutto sottomessi agli ordini USA e chi manifestava la propria
contrarietà alle guerre fomentate dagli americani, raggelando ogni
prospettiva europea di unità politica, economica e di difesa.
Oggi siamo di fronte alla medesima situazione con la guerra
USA/NATO in Ucraina , con gli USA che facendo fare una guerra per
procura agli Ucraini , chiama i Paesi Europei all’”Ordine” , non
soltanto vincolandoli all’interno della alleanza atlantica nell’armare
l’Ucraina contro la Russia, ma anche affinché l’Europa si allinei in
una politica di contenimento o meglio di negazione tecnologica verso “la
via della seta” di Pechino, aprendo un fossato tra Cina e UE che prima
non esisteva.
Non c’è dubbio che in questo quadro anche l’ultima missione
del presidente USA Joe Biden, a Varsavia e con i nove Paesi dell’est
europeo aderenti alla Nato è il disegno che Biden ha: quello di
dividere i nove Paesi orientali da quelli dei fondatori dell’Europa ...
affinché gli altri 18 Paesi europei capiscano come deve essere declinata
ed interpretata l’alleanza atlantica . La scelta degli USA è quella di
scommettere su un gruppo di Paesi minoritari ma coesi nell’ostilità di
fondo verso la Russia.
Insomma il conflitto in Ucraina , se è vero che potrebbe
portare alla distruzione del Mondo con una guerra atomica, è
sicuramente certo che ha compromesso ogni ambizione di autonomia
strategica economica, militare e politica dell’Europa diversa da quella
Americana.
Umberto Franchi 6 maggio 2023
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