La Toscana ormai da qualche anno non è indenne alla presenza delle mafie spiega l'attivista antimafia Domenico Capezzoli.
Indagine
sulla custodia cautelare di componenti di bande criminali da parte di
Guardia di Finanza, Scico e Procura Antimafia e Antiterrorismo, con
sfere di influenza in Emilia-Romagna, Lombardia, Toscana, Lazio, Puglia,
Basilicata e Calabria; 37 in carcere, 3 ai domiciliari, più l'obbligo
di soggiorno. Più di 160 militari sono stati coinvolti in un'operazione
che ha coinvolto Livorno, Bologna, Reggio Emilia, Modena, Parma, Milano,
Cremona, Brescia, Pavia, Roma, Foggia, Potenza, Croazia Province di
Rotone e Reggio Calabria. La complessa indagine è durata più di due
anni, diretta dalla Dda di Bologna e coordinata dalla Procura Nazionale
Antimafia e Antiterrorismo, vista la convergenza emersa con altri
reparti investigativi della Procura della Repubblica di Firenze, Potenza
e Trento, ha inoltre permesso di individuare una fitta rete di
residenti cinesi coinvolti, professionalmente e sistematicamente, nel
riciclaggio di bande criminali che accumulano ingenti proventi illeciti.
Oltre alle misure preventive, le Fiamme Gialle di Bologna hanno
sequestrato 44 fabbricati e terreni, 17 tra autoveicoli e motocicli, 354
rapporti bancari e 80 tra società, attività commerciali e
partecipazioni, per un valore complessivo stimato di oltre 50 milioni di
euro ; sono state inoltre effettuate numerose ricerche personali e
locali. La svolta è stata grazie alla chat crittografata ottenuta
attraverso la piattaforma Sky Ecc, smantellata nel 2021 dopo
l'operazione di una squadra investigativa congiunta supportata da
Europol: i finanzieri hanno così ricostruito la struttura della banda
criminale e l'intera filiera della droga, tornando al vertice
dell'associazione, Giusppe Staccu della 'ndrina "Staccu" di San Luca, è
latitante in Spagna dal 2018 ed è stato arrestato nel 2021. Mentre era
in fuga, il boss ha manipolato una vasta rete internazionale di
narcotraffico in grado di gestire centinaia di chili di droga al mese,
facendo affari con potentissimi cartelli sudamericani tra cui Primeiro
Comando da Capital brasiliano e Colombia, Perù, Messico e organizzazioni
criminali boliviane) e alcuni dei più noti e pericolosi latitanti
italiani.Durante le indagini sono state ricostruite massicce forniture e
dirottamenti, vicino a 1.200 kg di cocaina, 450 kg di hashish e 95 kg
di marijuana, portando all'associazione decine di milioni di euro,
reimpiego presso 14 società in parte sotto i nomi di prestanome ed è
stato utilizzato anche per "coprire" la spedizione di farmaci tramite
documenti di trasporto falsi durante il blocco della pandemia. Una vera e
propria rete di soggetti cinesi ricopre un ruolo attivo e di assoluto
valore nell'operato del sistema di riciclaggio di denaro attraverso
sistemi di rimessa non monetaria (sistemi “informali”). Soprattutto dopo
aver prelevato ingenti somme di denaro contante, lo inviano attraverso
una lunga catena di trasferimenti a società commerciali situate nella
Cina continentale e a Hong Kong. A loro volta, attraverso espliciti
meccanismi di “risarcimento”, le aziende possono consegnare denaro ai
narcotrafficanti e agli stessi cartelli sudamericani attraverso “agenti”
residenti all'estero.
Domenico Capezzoli (blogger, politico e attivista antimafia e inchiesta giudiziaria)
Estratto da www.lavocedilucca.it/post/6625/ndrangheta-in-toscana.php