LA CITTADELLA DELLA FOLLIA

Giov. 29 presentazione libro LA CITTADELLA DELLA FOLLIA di Sergio Fortuna/ Museo Nazionale Villa Guinigi


La Fondazione Mario Tobino nasce nel 2006 per volontà dell'allora Presidente della provincia Andrea Tagliasacchi con l'intento di tramandare la memoria del medico scrittore e di far tesoro della sua eredità umana e culturale. La sua sede in un primo momento viene fissata nella sede della Provincia di Lucca nel Palazzo Ducale e solo successivamente, grazie ad una preziosa intuizione dello stesso Presidente e alla collaborazione con l’allora Direttore dell'ASL Tavanti, si sposterà nell'ex Casa Medici a Maggiano dopo un accurato lavoro di restauro. Siamo nel 2010 e proprio in questo periodo Fortuna comincia a fotografare Maggiano prima seguendo, per il piacere di testimoniare con le immagini la rinascita di un luogo storico, il lavoro di sua moglie Anna Maria, ma anche di colei che scrive, nella volontà di dare nuovamente vita alle Stanzette tobiniane per consegnarle alla curiosità dei futuri visitatori, poi forzato dalla necessità di documentare la Biblioteca G.B. Giordano e l'antico Gabinetto d'analisi prima del loro smantellamento a causa di infiltrazioni d'acqua dovute alla rottura del tetto. Ma, come sempre accade, Maggiano con i suoi chiostri, i suoi anfratti, i lunghi corridoi, le camerate luminose, le scale tortuose e oscure, le finestre già imprigionate dal verde dell'edera, da dense ragnatele, i suoi colori cangianti dal grigio all'ocra, dall' arancione polveroso al grigio annerito dal tempo, i suoi muri scrostati memori di tante vite passate, di deliri, di dolore, ma anche di sogni, di presenze delicate e sensibili, ammalia chiunque gli si avvicini. E così Fortuna, dopo quei primi contatti, col suo sguardo artistico capace di percepire il momento adatto per fare di una foto la rappresentazione dei sentimenti che quei luoghi possono suscitare nell'occasionale visitatore, ha cominciato le sue frequentazioni manicomiali creando quel tesoro di immagini che adesso, con la pubblicazione di questo volume, possono diventare nostro comune patrimonio. Accanto alle architetture, ai particolari di ferri battuti, di interruttori, di colori della natura, le parole di Mario Tobino, che lì ha vissuto quaranta anni, e che sottolineano il suo rapporto particolare col luogo e con i suoi ospiti.

Mi sono chiesta perché Sergio usi il colore per rappresentare quel che resta del vecchio Ospedale psichiatrico, quando, per quel che ho potuto vedere, chi si è cimentato in opere simili, ha sempre usato il bianco e nero che, almeno a me, trasmette tristezza, mistero, un mondo grigio, disperato quale solitamente è quello della follia, del fuori da sé. Mi sono risposta che forse il nostro fotografo ci ha voluto trasmettere che anche in quel luogo esisteva l’amore, la bellezza, la vita, basta cercarla: “l'ospedale è pieno di fiori...ma non si riesce a vederli” (Le libere donne di Magliano).

Isabella Tobino


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