Stretta attualità

Premessa n. 1) Cent’anni fa in Italia, allora un paese povero ed arretrato, veniva inaugurato un regime dittatoriale e corrotto (ovviamente corrotto, come tutte le dittature e come abbondantemente dimostrano studi recenti: naturaliter corrotto, dal momento che non esisteva né libertà di stampa né autonomia della magistratura). Ai miei occhi risulta abbastanza incredibile che la destra italiana tuttora guardi con occhi sognanti a quel passato vecchio di un secolo, e proponga come modello una dittatura da terzo mondo, arretrata e corrotta. Ma tant’è. Premessa n. 2) nel 1918 Giacomo Puccini musicava un “inno a Roma” piuttosto melenso. Lo stesso Puccini lo disconobbe. L’inno, inizialmente concepito come celebrativo della vittoria italiana nella Prima guerra mondiale, fu successivamente adottato dal fascismo e, dopo la guerra, dal Msi. Premessa n. 3) il mito della Roma “imperiale”, che già risultava ridicolo negli anni ‘20, appare oggi come patetica paccottiglia di un passato impresentabile. Premessa n. 4) se io oggi, cittadino italiano, penso a Roma, focalizzo l’immagine di una città degradata, sporca, inefficiente, cialtrona, degna capitale di un paese del terzo mondo. Fatte queste premesse, mi sbalordisco quando un famoso direttore d’orchestra, testimonial di balsami per capelli, imbastisce una polemica riesumando dal cimitero della storia una paccottiglia del genere, e mi sbalordisco ancor di più nell’apprendere delle futili polemiche che ne seguono. Ci sarà mica da vergognarsi di essere italiani?
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