TPL: Mazzetti (FI), Regione Toscana deve pretendere piano sviluppo e investimenti dall’azienda. Rescindere il contratto non è tabù


Roma, 28 lug. – “Non è la privatizzazione in sé il problema, anzi, da liberale, condivido le aperture al mercato; il problema è che Autolinee Toscane ha dimostrato totale assenza di qualsiasi prospettiva e volontà di investimento e di sviluppo sul territorio toscano; non solo, come successo anche di recente a Prato. Autolinee si permette, quasi in scherno alla città, di disertare il Tavolo della Mobilità. Non si può venire nel nostro territorio, tagliare servizi, imporre rincari, come quello previsto dal 1° agosto, e portare gli utili in Francia. Proprio in un’ottica di mercato, affidarsi ad Autolinee è stato un pessimo affare”. Questo l’affondo di Erica Mazzetti, parlamentare di Forza Italia e componente VIII commissione lavori pubblici. “La responsabilità di tutto questo – prosegue Mazzetti – è chiara: Enrico Rossi, che ha voluto in tutti i modi affidare ai francesi, ed Eugenio Giani, che ha subito passivamente la scelta di Rossi senza colpo ferire e senza nemmeno provare a rimediare in qualche modo. Forza Italia disse fin dall’inizio che sarebbe stato un grave errore: così è stato”. “La Regione – incalza Mazzetti – deve, innanzitutto, fermare gli aumenti, che danneggiato pendolari e lavoratori, mettere l’azienda con le spalle al muro ed esigere un serio e a questo punto condiviso piano di sviluppo, con investimenti e programmazione, per il bene del territorio, a vantaggio dei cittadini e anche dei lavoratori dell’azienda che sono tutto fuorché soddisfatti”. “Altrimenti, è il momento di iniziare a vagliare delle alternative – sostiene -, anche rescindendo il contratto con un’azienda che ha dimostrato di guardare al territorio toscano solo come a una miniera da cui estrarre per poi portare via”. “Sono esistite per molti anni società di trasporto locale, presenti sul territorio, con cui si poteva interloquire e mediare. Di fronte al disastro Autolinee Toscane si deve vagliare anche questa ipotesi, per altro in uso in molte altre importanti realtà italiane. Tutti hanno il diritto di muoversi liberamente”, conclude Mazzetti.

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