Luca Delfino è il femminismo intermittente

La notizia che l'assassino Luca Delfino è stato spostato dal carcere, dopo 16 anni di reclusione, al Rems di Genova Pra ha scatenato ovvie e giuste polemiche da parte dei cittadini che chiedono una maggiore severità della giustizia e dei residenti della delegazione genovese che si ritroveranno a pochi passi da casa questo personaggio, in una struttura da cui pochissimo tempo fa c'è stata anche un'evasione. Manca però la protesta più importante, quella delle femministe, forse troppo occupate a parlare di Miss Italia e dell'assoluzione di Kevin Spacey. Il femminismo odierno quando vi è un'accusa di molestie significa automaticamente colpevolezza, a causa della presunta cultura patriarcale che dominerebbe il mondo, mentre per casi accertati e gravi vi sono al massimo faccine arrabbiate sui social network, esattamente come quando i carnefici sono immigrati. Forse per paura di conseguenze, forse per non andare contro i sodali progressisti che vedono negli assassini come Delfino vittime anch'esse della società, il femminismo ancora una volta si dimostra giustizialista e isterico, prendendo delle cantonate spaventose. Ciò inevitabilmente porta, come nel caso di Spacey, ad avere dubbi anche su casi reali e conclamati, mettendo le donne nuovamente in pericolo. Si crea quindi un nemico che non esiste, appunto il cosiddetto patriarcato, quando il problema di fondo altro non è che la pessima amministrazione della giustizia, che non crea più deterrenti e punizioni, oltre a non offrire sicurezza (come nell'altro triste caso che ha animato la cronaca genovese sempre poco tempo fa). Invitiamo quindi le donne a non abbandonare le loro battaglie per la sicurezza e la giustizia, ma a non affidarsi a certi movimenti per i quali il massimo della lotta è il diritto a non depilarsi e a inseguire il mostro di turno (che non è Delfino).
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