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  • 30/05/2025 16:19

Psichiatria forense, Sippf: un quarto dei pazienti nelle Rems è straniero

Psichiatria forense, Sippf: un quarto dei pazienti nelle Rems è straniero Il dato è stato reso noto durante il 2° Congresso Nazionale della Società Italiana di Psichiatria e Psicopatologia Forense, conclusosi ad Alghero In Italia il 25% dei pazienti ricoverati nelle Rems (Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) è straniero, a fronte di una popolazione residente non italiana inferiore al 10%. Il dato è stato reso noto durante il 2° Congresso Nazionale della Società Italiana di Psichiatria e Psicopatologia Forense (Sippf), conclusosi ad Alghero. Degli stranieri ricoverati, l’81% arriva direttamente dal carcere, contro il 34% degli italiani, e spesso si tratta di persone mai diagnosticate prima o seguite dai servizi territoriali. Secondo i dati analizzati dagli esperti, il 30% dei migranti presenta un Disturbo da Stress Post-Traumatico (Pstd), una percentuale significativamente più alta rispetto al 3,9% rilevato nella popolazione generale. Ancora più alte le incidenze di depressione (oltre il 35%) e disturbi d’ansia (circa il 15%). “Le Rems rappresentano in Italia il cuore di un sistema pensato per tutelare salute mentale e sicurezza pubblica – spiegano Eugenio Aguglia e Liliana Lorettu, psichiatri forensi e presidenti della Sippf –. A dieci anni dalla loro introduzione, però, il sistema mostra segnali evidenti di crisi”. A fine 2023 erano disponibili 709 posti letto su scala nazionale, con una lista d’attesa di 695 persone, inclusi 15 autori di omicidio secondo dati del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Uno studio italiano condotto su 120 rifugiati africani ha rivelato che il 30% soffre di Disturbo da Stress Post-Traumatico Complesso (Cptsd), legato a traumi prolungati come torture, detenzione o violenze sistematiche. “Questa forma di trauma non si limita ai sintomi classici – precisa il prof. Aguglia – ma include problemi di regolazione emotiva, immagine di sé e relazioni interpersonali”. “Le Rems rischiano di diventare luoghi impropri, occupati da soggetti che non hanno reali diagnosi psichiatriche – avverte Giuseppe Nicolò, direttore del Dipartimento di salute mentale della ASL Roma 5 –. L’uso improprio delle perizie toglie spazio e risorse a chi ha davvero bisogno di trattamento”. “Oggi – aggiunge Aguglia – manca un protocollo forense realmente transculturale, in grado di valutare correttamente imputabilità, pericolosità sociale, capacità processuale. Strumenti come il Cultural Formulation Interview (Cfi) o l’Harvard Trauma Questionnaire (HTQ) sono raccomandati a livello internazionale, ma il loro uso in Italia è ancora marginale”. “Serve un percorso forense articolato – concludono gli esperti della Sippf – costituito da strutture e servizi specializzati, con periti formati e strumenti valutativi culturalmente sensibili, per garantire che cura e giustizia non siano mai in conflitto”.

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