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  • 19/11/2022 12:13

PELLICONI, FANINI E QUEI MALEDETTI 3 SECONDI DA 100 MILIONI DI LIRE

PELLICONI, FANINI E QUEI MALEDETTI 3 SECONDI DA 100 MILIONI DI LIRE
Ripercorrendo la carriera ciclistica di Roberto Pelliconi, l'imolese che era amico e si allenava da dilettante sulle strade romagnole assieme a Marco Pantani, saltano fuori i suoi rapporti con la prova unica del campionato italiano su strada, avendolo vinto due volte da dilettante nel 1985 e 1988 e perso per soli 3 secondi da professionista battuto da Furlan nel 1990 a Camaiore. Ha vissuto per la sua maggior parte di tempo ciclisticamente in maglia Fanini a livello agonistico ed in qualità di Diesse.
"Crescere ciclisticamente a Lucca con Fanini-dice l'oggi sessantenne ex ciclista- è stato qualcosa di speciale, mi ricordo l'appartamento di Lunata che condividevo assieme ad alcuni compagni di squadra. Fanini non ci faceva mancare niente fornendoci tutto quello che serviva per diventare corridori poi toccava a noi essere responsabili, interpretare correttamente i ruoli di ciclista e stare alle regole. Sempre alle sue dipendenze ho imparato a fare l'allenatore di ciclismo, per cinque anni come assistente del Diesse Giuseppe Lanzoni (dal 97 al 2002) e dal 2003 al 2007 da titolare del ruolo."
Un fondista, un passista da corse lunghe che deve la sua crescita di maturità ciclistica a Ivano Fanini. Riusciva a migliorare durante il percorso le capacità che gli permettevano di fare un salto di qualità in funzione dei suoi obiettivi. Nelle categorie dilettantistiche vanta 65 vittorie ma l'apice della popolarità lo raggiunse con la prova unica tricolore vinta nel 1985 e nel 1988 quando a Rivalta sul Mincio del Garda indossando la maglia Fanini-Mobiexport dette una grande soddisfazione al suo team dimostrandosi pronto per fare il grande salto nel professionismo. Un 1988 per lui particolarmente prodigo di risultati in quando con degli assoli strepitosi si aggiudicò anche la prestigiosa Coppa Ciuffenna, il Giro del Montalbano ed il Giro del Montanarino. Un leader in maglia tricolore pronto ad indossare la maglia Polli-Fanini, nella famiglia che lo accolse facendolo crescere in casa preparandolo ed investendoci sopra minuziosamente.

NEL 1988 IL TEAM FANINI CAMPIONE D'ITALIA NEI PROFESSIONISTI E NEI DILETTANTI
Fra i tanti record che il patron Ivano Fanini detiene c'è anche quello legato alla prova unica tricolore. Nel 1988 Lucca, grazie al suo logo, poté fregiarsi di due tricolori di una lunga serie che l'ha vista ai vertici nazionali ed internazionali del ciclismo sia su strada, che su pista e nel ciclocross. Una storia unica legata ad uno fra i più grandi dirigenti ciclistici italiani di sempre quale è Ivano Fanini. Mentre vinceva il titolo italiano Dilettanti con Roberto Pelliconi, ad Imola Pierino Gavazzi vinceva il suo terzo tricolore in maglia Fanini-Seven Up superando in uno sprint tra grandi Giuseppe Saronni e Maurizio Fondriest, due campioni del mondo.
"A pensarci adesso mi vengono ancora i brividi-dice il patron lucchese-anche questo fa parte dei miei numerosi record che vanto nel ciclismo. Quel 1988 fu per il mio Team un momento veramente unico. Portare al successo nel tricolore il giovane sul quale avevamo sempre creduto e bissare il titolo con uno dei più grandi velocisti di sempre, Pierino Gavazzi, che scelse di proseguire la sua carriera con noi, fu qualcosa di veramente unico ed irripetibile. Pelliconi, uno fra i più grandi passisti della storia Fanini, sfiorò anche il successo a Camaiore nel 1990 quando con un allungo prodigioso stava per riprendere il vincitore Giorgio Furlan sul traguardo e non ci riuscì per pochi metri giungendo secondo. Era il primo anno dell'avvento di Amore e Vita e ci tenevo a rivincere il titolo due anni dopo Gavazzi".

L'ESORDIO NEL PROFESSIONISMO NEL 1989
Quindi Pelliconi, 8 vittorie da professionista, nel 1989 esordì nella massima categoria con la Polli-Fanini, da campione italiano in carica fra i dilettanti e dopo un 7.o posto alle Olimpiadi di Seul nella gara vinta dal tedesco Olaf Ludwig. In quella edizione il Team Fanini piazzò anche un altro suo atleta, l'australiano Eddie Salas, al sesto posto, inorgogliendo tutta Lucca sportiva per avere avuto due suoi rappresentanti a farsi onore ai Giochi Olimpici. L'atleta imolese si aggiudicò il Trofeo Matteotti in un podio quasi tutto faninista dal momento che sul terzo gradino salì Eddie Salas( già vincitore nella stessa stagione del G.P. Industria e Artigianato di Larciano quando in maglia Polli Mobiexport Fanini superò nell'ordine Gianbattista Bardelloni e l'ex campione del mondo Maurizio Fondriest) mentre secondo si classificò Marco Vitali.

IL SECONDO POSTO DIETRO FURLAN A CAMAIORE NEL 1990 E IL PREMIO DEI 100 MILIONI SFUMATO
Pelliconi puntava molto a riconfermarsi in maglia Fanini campione italiano anche tra i professionisti. Era il 1990 e l'occasione era una delle più ghiotte per accontentare il suo patron. Si correva a Camaiore, quindi in lucchesia e Fanini gli promise un grosso premio in caso di vittoria perché vincere il tricolore fra la sua gente avrebbe avuto un sapore speciale.
"Quella corsa-dice l'ex campione romagnolo-mi si addiceva in quanto lunga e senza grandissime salite. Oltre tutto puntavo al premio dei 100 milioni di lire e Fanini era uno che manteneva le promesse: mai uno stipendio in ritardo, mai un rimborso spese non pagato. La svolta fu sul Monte Pitoro. Attaccò Furlan e non gli detti molta importanza anche perchè stava arrivando Massi e pensai che mi sarebbe stato di aiuto per riprendere e superare Furlan. All'inseguimento eravamo Massi, Giupponi ed io. Nessuno mi dette il cambio quando accellerai per andare a riprendere il fuggitivo. Anche in pianura negli ultimi chilometri tirai sempre io e feci una gara pazzesca dopo 253,5 Km. Giunsi sul traguardo a soli 3 secondi da Furlan, praticamente niente...Cento metri in più e l'avrei ripreso. Terzo si classificò Giupponi. Sfumarono i 100 milioni di premio per soli 3 secondi...Quell'anno la squadra si chiamò per la prima volta Amore e Vita."

Le ambizioni di Pelliconi si trasferirono nello stato Victoria dell'Australia dove vinse una tappa per tre anni consecutivi.
"Il 1990 è stata una svolta epocale nel ciclismo-prosegue l'ex ciclista romagnolo-perchè fu posto il limite alle corse di 200 km. Per me troppo pochi per offrire le migliori prestazioni. Ero un fondista e sulle lunghe distanze mi esaltavo. Nel biennio 92-93 passai a correre per il Mercatone Uno, poi Brescialat, Refin e nel 1996 volli chiudere la carriera tornando ad Amore e Vita, la società dove mi sono trovato meglio in assoluto. Attaccai la bicicletta al chiodo dopo aver vinto tre gare in America, dove conobbi Lance Armstrong. Dal 1997 iniziai a fare il D.S. con Amore e Vita, prima come secondo a Lanzoni poi come primo. Nel 2008 passai a dirigere la Cinelli e nel biennio 2009-10 la Carmiooro. Dove mi sono trovato meglio? Con Fanini sicuramente. Lì c'era la mia vera famiglia. Ho avuto un bellissimo rapporto con Ivano, sua moglie Maria Pia e suo figlio Cristian che ha fatto da padrino al Battesimo di uno dei miei due figli. Un ambiente sano, dove la solidarietà è di casa ed esiste la vera amicizia. Ci sentiamo spesso ed alla prima occasione passo sempre a trovarli perchè ci vogliamo veramente bene".

I SUOI RAPPORTI CON MARCO PANTANI
"Marco era un buon amico. Abitavamo vicino di casa ed andavamo a caccia insieme, anche in discoteca ed avevamo la passione dei motori. Quando in un incidente stradale cappottò con l'auto, una Toyota Celica, la fece riparare ma poi non la volle più e me la passò a me. Marco era un tipo solare, stavo veramente bene a dialogare con lui."

ORA VIVE IN BELGIO A LA LOUVIERE IN VALLONIA DOVE GESTISCE UNA PIADINERIA
Da una decina di anni Pelliconi si è trasferito in Belgio assieme alla sua compagna Lucia di passaporto belga, dove gestisce una piadineria. Più nello specifico vende le sue buone piadine nel comune di lingua francese La Louvière in Vallonia, avendo esportato il piatto tipico romagnolo della tradizione contadina che va da Rimini a Imola. Ha due figli ed è innamorato del suo nuovo lavoro.

"Sono andato in Belgio-conclude-senza sapere cosa fare, dal momento che nel ciclismo di oggi non mi ci ritrovavo più. Ho da pochi giorni compiuto 60 anni ed in attesa della pensione mi esercito con amore a fare un lavoro che mi sta dando soddisfazione, specialmente quando i clienti apprezzano il prodotto. Altri hanno provato a fare le piadine, ma noi romagnoli in questo abbiamo una marcia in più: in natura ci contraddistingue lo stile per questa produzione e mi ritengo soddisfatto di aver portato un po' di tradizione della mia terra all'estero".  

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