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  • 27/10/2023 21:46

“Quando diranno: «Pace e sicurezza»

QUANDO GLI UOMINI GRIDANO PACE E SICUREZZA “Quando diranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro” (1 Tessalonicesi 5:3–4). Proprio in questo momento il mondo è in subbuglio e la gente si chiede: “Stiamo vedendo il ripetersi della storia? Ci stiamo forse avviando verso un olocausto nucleare? Il mondo sta correndo fuori dal controllo?”. “Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina” (Luca 21:28). Persino alcuni capi religiosi adesso parlano con un tono di paura. Alcuni dicono: “Siamo stati testimoni della morte della diplomazia”. I negoziati con i paesi rossi sono falliti, e dittatori pazzi ignorano gli avvertimenti delle Nazioni Unite. Siamo di fronte alla terribile verità che le tensioni fra le nazioni non possono più essere risolte. Le indicazioni dicono che non sembrano più esserci soluzioni diplomatiche. Anche se l’America fa delle proclamazioni coraggiose e manda avvertimenti, sembra tutto cadere su orecchie sorde. Per esempio, gli Stati Uniti hanno promesso di difendere il Giappone se la Corea del Nord dovesse attaccarlo. I nostri leader hanno minacciato di usare “tutta la potenza e la forza degli Stati Uniti per vendicarsi”. Questo potrebbe significare l’annichilimento nucleare della Corea del nord. Ora capiamo quello che intendeva Gesù quando diede questo avvertimento: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle; sulla terra, angoscia delle nazioni, spaventate dal rimbombo del mare e delle onde; gli uomini verranno meno per la paurosa attesa di quello che starà per accadere al mondo; poiché le potenze dei cieli saranno scrollate” (Luca 21:25-26). Quando Gesù fece questo avvertimento, aggiunse quest’affermazione: “Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole con potenza e gloria grande. Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina” (21:27-28). Sono convinto che tutte le cose tremende che vediamo accadere in questo momento sulla terra – uragani, tsunami, terremoti, drastici cambiamenti climatici, terrorismo, minacce nucleari, guerre e rumori di guerre – tutte hanno a che fare con la venuta di Cristo. Oltre a tutte le nuvole di guerra radunate, oltre le fitte tenebre che coprono la terra, in cielo si è formata un’altra nuvola. Ed un giorno, ben presto, Cristo entrerò in quella nuvola e si rivelerà al mondo intero. “Così anche voi, quando vedrete accadere queste cose, sappiate che il regno di Dio è vicino” (21:31). La chiesa primitiva chiese all’apostolo Paolo di scrivere di più a proposito di questi tempi. Poiché i cristiani ai tempi di Paolo sentivano avvicinarsi la distruzione di Gerusalemme, volevano sapere di più degli eventi profetici. Temevano l’invasione degli eserciti nemici, che avrebbero preso ridotto moltitudini in schiavitù. I credenti sentivano che quei momenti pericolosi erano alle porte. Perciò chiesero a Paolo di specificare meglio quanto sarebbe avvenuto: “Facci sapere come dobbiamo leggere i tempi”. Tutto sta segnalando la venuta del Signore Gesù, per portare via il suo popolo. Paolo rispose con queste parole di speranza: “Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte” (1 Tessalonicesi 5:1-2). Paolo descrisse loro cosa sarebbe avvenuto quando Cristo sarebbe ritornato: “Perché il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore. Incoraggiatevi dunque gli uni gli altri con queste parole” (4:16-18). L’esortazione di Paolo per loro voleva essere un incoraggiamento. Egli stava dicendo, in effetti: “Non dovete essere ansiosi per quanto sta succedendo sulla terra. Non dovete essere oltremodo preoccupati per i tremendi segni e per le calamità. Sapete bene di cosa si tratta. Sono tutti segnali della venuta del Signore Gesù, per portare via il suo popolo”. La verità è che la storia sta andando da qualche parte. Possiamo stare certi che lo svolgersi precipitoso degli eventi ci sta portando verso lo scopo eterno di Dio. Questo mondo non è in balia di se stesso, il Signore non ha abbandonato la terra, non importa quanto malvagia ed incredula sia diventata l’umanità. Piuttosto, Dio ha semplicemente tolto la pace. E ciò che adesso vediamo è un rapido movimento degli eventi verso quel “divino evento” che ci sta davanti: la ricreazione di nuovi cieli e di una nuova terra, dove Cristo regnerà supremo per tutta l’eternità. Gli antichi stoici credevano che il mondo attraversasse periodi di tempo prestabiliti. Nelle loro menti, alla fine di ciascun periodo il mondo sarebbe stato distrutto da una grande conflagrazione. Poi il mondo sarebbe stato ripristinato precisamente come se le cose dovessero iniziare daccapo, nel punto in cui si erano fermate in precedenza. In altre parole, la storia si ripeteva più e più volte. Le stesse stelle seguivano le stesse orbite, e le stesse vite venivano vissute di nuovo, con gli stessi amici, le stesse preoccupazioni, le stesse esperienze. Ogni volta tutto veniva ripristinato allo stesso modo, non solo una volta ma per l’eternità. Gli esseri umani erano legati ad una catena eterna da cui non vi era via di scampo. Le parole dell’apostolo Pietro tagliano direttamente contro questo pensiero. Pietro ci dice che, secondo le promesse di Dio, noi cristiani “aspettiamo nuovi cieli e nuova terra, nei quali abiti la giustizia” (2 Pietro 3:13). Inoltre dice che se crediamo nella parola di Dio, sappiamo che la storia corre verso il giorno della venuta del Signore, quando “i cieli infuocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si scioglieranno” (3:12). “Il giorno del Signore verrà come un ladro: in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi infiammati si dissolveranno, la terra e le opere che sono in essa saranno bruciate. Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi, quali non dovete essere voi, per santità di condotta e per pietà, mentre attendete e affrettate la venuta del giorno di Dio” (3:10-12). A quel punto, dice Pietro, possiamo aspettarci di vedere nuovi cieli e nuova terra. E dovremmo guardare con aspettativa queste cose. Quando Gesù diceva: “In quei giorni alzate il capo” (Luca 21:28), sta parlando del punto in cui dovremmo concentrarci. Come seguaci di Cristo non dovremmo concentrarci sulle notizie dei quotidiani. Non dovremmo fissarci sulle guerre e sui rumori di guerra, né sulla possibilità di un incidente nucleare o sulle altre cose che stanno per venire sulla terra. Questo significa che il popolo di Dio non dovrebbe neanche temere l’Islam o qualsiasi altro termine che finisca con “ismo”. Proprio in questo momento gli Islamici della Jihad affermano di aver ricevuto la rivelazione che il loro grande Imam apparirà. Ma secondo loro, lui ha detto di non voler apparire prima che il mondo sia nel caos totale. Questo spiega come mai si celano tanti ayatollah e tanti mullah dietro gli attacchi terroristici progettati e realizzati per creare il caos. E perché ce l’abbiano tanto con Israele, nel tentativo palese di ridurre tutto il mondo nel caos. Ma pur considerando questi fatti dobbiamo ritornare alle parole di Gesù, e a quelle di Pietro e di Paolo. Tutto il vanto degli Islamici sul loro dominio del mondo – tutte le loro terribili azioni di assassini e bigottismo – sono solo un segnale nello schermo eterno di Dio. La Sua Parola dice che questi uomini non sono che granelli di polvere che egli spazzerà via: “Egli vi soffia contro, e quelli inaridiscono e l'uragano li porta via come stoppia” (Isaia 40:24). Quelli della Jihad Islamica possono sperare di portare il caos, ma con un solo soffio Dio è capace di deprivarli da tutta la loro forza. La verità è che possono soltanto affrettare il giorno della venuta dell’unico vero Messia, il creatore di questo mondo e di tutto ciò che vi è in esso. Paolo disse ai santi in Tessalonica che voleva che sapessero l’unico fatto concernente la futura distruzione. Sappiamo già che Paolo rassicurò i Tessalonicesi: “Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva” (1 Tessalonicesi 5:1). Poi Paolo aggiunse: “Voglio che sappiate l’unico fatto certo di questa faccenda”. Quindi disse loro: “Quando diranno: «Pace e sicurezza», allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno” (5:3). Paolo sta dando alla chiesa un vero indizio. Sta descrivendo l’unica cosa che accadrà ad ogni società proprio prima dell’improvvisa distruzione e del giudizio. E quest’unico fatto dimostrato è l’umanità stessa che si assicura la sicurezza e la prosperità. Ecco la dimostrazione dell’imminente distruzione che non sbaglia mai. E Paolo la dichiara con le prove del passato. Per dirla in parole povere, non c’è posto nella scrittura in cui Dio abbia mai mandato la distruzione su una società, se non quando quella società stessa era ossessionata dalla sicurezza e dalla prosperità. Paolo sta dicendo: “Ecco la dimostrazione certa della storia, relativa a tutte le azioni distruttrici di Dio. Sono sempre avvenute quando le persone erano certe della propria prosperità e della propria sicurezza, volgendo comunque le spalle al Signore”. I politici di recente hanno annunciato di voler introdurre una legge nel congresso per stabilire un dipartimento di pace e sicurezza. Dobbiamo fare attenzione a tutti i discorsi di pace e prosperità, perché proprio allora arriva una tremenda tempesta. È allora – quando la pace e la sicurezza diventano lo scopo principale, anche quando le sentinelle tuonano e tutti sanno che soltanto un miracolo può salvare l’umanità – che possiamo aspettarci un’improvvisa distruzione. Gesù attinse un’analogia fra i giorni di Noè e di Lot e quelli relativi alla sua venuta. Ha detto che in entrambi i casi la gente mangiava, beveva, si sposava, comprava e vendeva. In altre parole, le attività di tutti i giorni scorrevano come sempre, e non sempre erano necessariamente malvagie. Ma nelle generazioni di Noè e di Lot il perseguimento di queste cose ossessionavano tutta la società. Le attività di tutti i giorni diventarono l’obiettivo principale, il diversivo potente che tratteneva la gente in una tale morsa, da annichilire gli avvertimenti dello Spirito Santo. Secondo Gesù, accadrà la stessa cosa all’ultima ora, proprio prima della distruzione improvvisa. Tutto il mondo cercherà sicurezza e prosperità, una preoccupazione che assillerà molti anche nella chiesa. L’obiettivo della gente sarà sulle cose di questo mondo, e dimenticheranno di rimanere saldi nella fede. Vediamo già molte persone con questa mentalità. Moltitudini sono convinte che la prosperità sia l’unico modo per ottenere pace. E così la gente si butta a capofitto nella ricerca disperata della prosperità, mentre gli speculatori vengono soffocati dai debiti, altri accumulano disperatamente fortune, ed i ricchi si arricchiscono ancora di più alle spalle dei poveri. Carissimi, è precisamente in questo momento che arriva la distruzione improvvisa. Quando arriva quel momento di giudizio improvviso, in quali condizioni il Signore troverà la sua chiesa? In che condizioni sarà il popolo di Gesù? Avrà una fede vibrante? Cercherà Lui e desidererà la Sua venuta? O si preoccuperà per le cose di questo mondo? Quando Cristo tornerà, troverà la sua chiesa nella morsa dei falsi profeti che predicano una pace, un successo, delle ricchezze e dei bei tempi falsi? Il profeta Geremia descrive un periodo del genere nella storia di Israele: “Infatti dal più piccolo al più grande, sono tutti quanti avidi di guadagno; dal profeta al sacerdote, tutti praticano la menzogna. Essi curano alla leggera la piaga del mio popolo; dicono: "Pace, pace", mentre pace non c'è” (Geremia 6:13-14). Permettetemi di essere chiaro: la prosperità non è un male. Le Scritture dicono chiaramente che Dio ama benedire i suoi figli. E non c’è niente di male nel comprarsi una bella casa, nell’avere una bella macchina o dei buoni vestiti, o nel mangiare in bei ristoranti. Siamo incoraggiati a provvedere per i bisogni della nostra famiglia, ed in essi vi è la costruzione di case, l’acquisto, la vendita, la semina o il raccolto. Ma è quando queste cose iniziano a consumarci – quando prendono il nostro tempo, i nostri pensieri, le nostre energie, le nostre attività, al punto di farci dimenticare di cercare Dio – che il nostro cuore inizia ad indurirsi. Vedete, quando stare bene non basta – quando il comprare, il vendere ed il fare soldi preoccupano la nostra mente e la nostra anima – si instaura in noi la tiepidezza. E quelli che si sono impegnati a cercare la sicurezza e la prosperità finiscono per disprezzare gli avvertimenti di Dio: “Essi curano alla leggera la piaga del mio popolo; dicono: "Pace, pace", mentre pace non c'è” (Geremia 6:14). “Così parla il SIGNORE degli eserciti: «Il resto d'Israele sarà completamente racimolato come una vigna; ripassa con la mano, come fa il vendemmiatore sui tralci. A chi parlerò, chi prenderò come testimone perché mi ascolti? Ecco, il loro orecchio è incirconciso, essi sono incapaci di prestare attenzione; ecco, la parola del SIGNORE è diventata per loro un obbrobrio, non vi trovano più nessun piacere… Io ho messo delle sentinelle per voi: "State attenti al suono della tromba!". Ma quelli rispondono: "Non staremo attenti"” (6:9-10,17). Quando Noè profetizzò che stava per venire una grande distruzione, venne beffato dalla sua generazione. In tutta la storia biblica, sentinelle hanno camminato per le strade avvertendo dei giudizi imminenti, profetizzando al popolo di Dio. Ma spesso la chiesa si tappa le orecchie e si dà ai piaceri, al cibo e al vino, a comprare, a vendere e a costruire. Francamente, sono scioccato dalla durezza che vedo in molti cristiani oggi, gente che una volta era infuocata. Queste stesse persone amavano pregare e stare nella casa di Dio. Amavano la correzione divina e venivano profondamente toccati dalle parole profetiche che sentivano. Ma ora sono troppo impegnati per cercare Dio. Ed il loro amore per Gesù sta diventando sempre più freddo. Tali persone non ascoltano nessun tipo di predicazione che li convinca. Preferiscono sentire un sermone di mezz’ora una volta a settimana, che edifichi la propria stima di se stessi o li aiuti a raggiungere il successo. Non mi fraintendete: ci sono moltitudini come queste che si sono addormentate. Dio istruì Geremia di dare questo avvertimento al suo popolo: “Di' loro tutte queste cose, ma essi non ti ascolteranno; chiamali, ma essi non ti risponderanno. Perciò dirai loro: "Questa è la nazione che non ascolta la voce del SIGNORE, del suo Dio, e che non vuol accettare correzione; la fedeltà è perita, è venuta meno nella loro bocca” (Geremia 7:27-28). Allo stesso modo nel Nuovo Testamento, Paolo scrive: «Dio ha dato loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere e orecchie per non udire, fino a questo giorno» (Romani 11:8). Perché c’è questo disprezzo degli avvertimenti profetici? Perché tanti cristiani una volta zelanti ora si allontanano dal rimprovero divino? Perché c’è questa cecità al giudizio? E perché il vangelo egocentrico, concentrato sul denaro e sul benessere ha intrappolato così tante chiese e credenti? Un motivo è che c’è un crescente numero di ministri oggi che si sono allontanati dalla predicazione della croce. Il messaggio del Cristo povero, senza dimora, sofferente e sanguinante è diventato un’offesa. L’appello al sacrificio – a prendere la croce, ad abbracciare il disprezzo per amore di Gesù, a diventare un sacrificio vivente, a morire al proprio io, a pentirsi, a diventare umili, a crocifiggere la carne – tutti questi argomenti vengono palesemente evitati dai predicatori dell’evangelo della felicità e del benessere. E tutti gli avvertimenti apostolici a prepararsi per la venuta di Cristo – ad alimentare le nostre lampade per prepararci ad incontrare lo Sposo, a svegliarci e a redimerci perché è tardi e perché la sua venuta è solo per quelli che amano e aspettano la sua apparizione – tutti questi avvertimenti sono stati messi a tacere. Dove ci porterà tutto questo? Nelle scorse settimane uno dei più famosi predicatori del movimento della prosperità ha detto a proposito della sacra Parola di Dio: “La Bibbia è semplicemente una mappa che porta al benessere”. Un altro ha promesso: “Venite nella mia chiesa e vi assicuro che diventerete ricchi”. Il mondo secolare mette in ridicolo questo evangelo. L’edizione del 22 ottobre dell’Atlanta Journal-Constitution pubblicava un articolo dal titolo “Il ricco Messia dell’evangelo della prosperità”. L’idea che si celava dietro all’articolo era che i predicatori di prosperità ora affermano che Gesù era un uomo benestante, perché poteva sostenere 12 associati e poteva pagare loro le spese di viaggio. Secondo questa teoria, i vestiti di Cristo dovevano essere costosi perché i soldati romani se li contendessero. E Gesù stesso doveva essere ricco perché per le sue entrate ci doveva essere un contabile. (Giuda aveva l’incarico delle finanze del gruppo). Inoltre, Gesù doveva essere ricco per poter sostenere la madre dopo la sua morte. E non poteva non avere una casa perché nessuno ha mai sentito di un falegname che non può costruirsi una casa. Ora si parla di un documento antico scoperto da poco, che riporta di 200 re che hanno visitato la mangiatoia di Gesù. Questi re erano giunti carichi d’oro per donarlo al Cristo bambino. Infine, diceva l’articolo, i predicatori di prosperità affermano che Gesù non poteva essere povero, perché le Scritture affermano: “Le parole di un povero vengono presto dimenticate”. Siccome le parole di Gesù vengono ricordate – e siccome nessuno seguirebbe un fallito – sicuramente doveva essere ricco. Tutto questo mi fa rabbrividire! Mi riporta alle parole di Geremia 6:13, “Infatti dal più piccolo al più grande, sono tutti quanti avidi di guadagno; dal profeta al sacerdote, tutti praticano la menzogna”. Molti cristiani cantano il canto che dice “E’ tutto per Gesù” – e così è. Quando i Farisei chiesero a Cristo di dare loro un segno, egli rispose: “La mattina dite: "Oggi tempesta, perché il cielo rosseggia cupo!" L'aspetto del cielo lo sapete dunque discernere, e i segni dei tempi non riuscite a discernerli? Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno, e segno non le sarà dato se non quello di Giona” (Matteo 16:3-4). Nel vangelo di Luca, Gesù aggiunge queste parole: “Infatti come Giona fu un segno per i Niniviti, così anche il Figlio dell'uomo lo sarà per questa generazione” (Luca 11:30). Gesù – la sua croce, la sua risurrezione, il suo sangue versato – è l’unico segno necessario. Egli è soddisfazione piena. Il giorno della distruzione verrà improvvisamente. In un batter d’occhio, tutte le cose materiali di questo mondo perderanno il loro valore, diventeranno assolutamente inutili. Rimarremo senza niente, se non Cristo – ma non avremo bisogno di nient’altro. Egli è la Parola vivente di cui abbiamo bisogno. La Bibbia non è un manuale per la prosperità. È la porta alla rivelazione di Cristo, che è la nostra pace e la nostra sicurezza. Egli è la nostra ricchezza, il nostro benessere, il nostro oro. William Tyndale lo sapeva, e per questo stampò la prima Bibbia. Tyndale visse in abietta povertà, esule, lontano dagli amici, affamato ed assetato, al freddo, patendo orribili sofferenze. E morì come un martire. Questo è l’evangelo che predichiamo. E questo è il Cristo che serviamo.

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