• 1 commenti
  • 26/03/2024 10:21

Lo Stato islamico rivendica l'attentato a Mosca Ma Putin pretestuosamente incolpa l'Ucraina.

Lo Stato islamico rivendica l'attentato a Mosca

Ma Putin pretestuosamente incolpa l'Ucraina. Travaglio gli dà ragione. La Casa

Bianca: “L'Isis è un comune nemico terroristico che deve essere sconfitto ovunque”

KIEV: “L' UCRAINA NON HA ASSOLUTAMENTE NULLA A CHE VEDERE CON

QUESTO ATTENTATO”

Un commando di almeno 4 uomini faceva irruzione la sera del 22 marzo nella sala

concerti Crocus City Hall di Mosca, piena di giovani in attesa dell'esibizione di una rock

band molto famosa nel paese, sparava a raffica e lanciava bombe che appiccavano anche

un incendio. Il bilancio provvisorio dell'attentato terroristico è al momento in cui scriviamo

di almeno 133 morti e quasi 200 feriti. La caccia agli assalitori da parte delle forze di

polizia russe portava alla cattura di alcuni fuggitivi nella località di Bryansk a 150 chilometri

dal confine ucraino. Dalle prime notizie della cattura diffuse dai servizi del Cremlino gli

arrestati risultavano di nazionalità tagika e dichiaravano di essere stati ingaggiati per una

cifra equivalente a 5mila euro a testa da un ignoto predicatore che li avrebbe reclutati via

Telegram.

L'attentato a Mosca era quasi immediatamente rivendicato dallo Stato islamico, o meglio

dal gruppo conosciuto anche come Wilayat Khorasan, Isis-K o Iskp nelle sigle in inglese,

dove il nome Khorasan si traduce in “La terra del sole” ed è riferito a una regione storica

fra l’Iran, l’Afghanistan, il Pakistan e altri paesi dell'Asia centrale. La componente afghana

affiliata all'IS è nata una decina di anni fa in contrapposizione ai Talebani, impegnati nella

resistenza contro l'occupazione imperialista dell'Afghanistan. Nel comunicato diffuso

attraverso Amaq Agency, e da successivi video postati in rete, si affermava che

“combattenti dello Stato Islamico hanno attaccato un grande raduno di cristiani nella città

di Krasnogorsk, alla periferia della capitale russa, Mosca, uccidendo e ferendone centinaia

e causando grande distruzione nel luogo prima che tornassero sani e salvi alle loro basi”,

"l'attacco è stato condotto da quattro combattenti armati di mitra, pistola, coltelli e bombe

incendiarie ed è stato preceduto da un'intensa operazione di sorveglianza del luogo”.

Di recente l'Isis-K ha rivendicato l'attacco terrorista del 3 gennaio a Kerman, in Iran,

quando due attentatori suicidi uccidevano 95 persone in mezzo a una folla riunita per la

celebrazione del quarto anniversario dell’assassinio del generale Qassem Suleimani a

opera dell'imperialismo americano, e dell'uccisione di un fedele il 28 gennaio in una chiesa

cattolica di Istanbul.

Il 7 marzo i servizi di sicurezza russi, preavvisati da quelli americani, avevano ucciso due

militanti kazaki dell'Isis-K in un villaggio della regione di Kaluga, poco a Sud di Mosca,

mentre sembra stessero pianificando un attentato contro una sinagoga. Lo stesso giorno

l’ambasciata americana e quella britannica annunciavano la possibilità di attentati a

Mosca, anche in sale da concerti e invitavano i connazionali a stare alla larga da questi

avvenimenti. Un preavviso nato da intercettazioni, sostengono fonti dei servizi, che Putin

aveva liquidato come una "provocazione" per "intimidire e destabilizzare la società russa".

A fatto avvenuto e con tanto di rivendicazione, il nuovo zar Putin incolpava

pretestuosamente l'Ucraina e rilanciava la versione dei servizi di sicurezza russi, Fsb,

indicando che gli autori dell’attacco erano stati arrestati mentre "si dirigevano verso

l’Ucraina dov’era stata preparata una finestra per consentire loro di attraversare il confine.

Soltanto l’intervento delle forze di sicurezza ha impedito che il piano di fuga andasse in

porto". D'altra parte, rincarava la dose il nuovo zar del Cremlino, "negli ultimi anni l’Ucraina

ha condotto attività terroristiche sistematiche nei confronti dei nostri cittadini" e quindi

prometteva che "tutti gli autori, gli organizzatori e i clienti di questo crimine subiranno una

punizione giusta e inevitabile. Chiunque siano, chiunque li guidi", lasciandosi tutte le piste

aperte ma tenendo intanto la mira puntata sull'Ucraina.

La strada era quella aperta dal vice presidente del Consiglio nazionale di sicurezza Dmitry

Medvedev che in prima battuta aveva minacciato che "se fosse accertato che dietro ci

sono terroristi del regime di Kiev dovranno essere tutti trovati e uccisi senza pietà.

Compresi i leader dello Stato che ha commesso tali atrocità". E gli organi di informazione

russi rimpolpavano l'accusa con una sequela di dichiarazioni contro l'Ucraina.

Per nascondere i reiterati crimini compiuti dall'imperialismo russo ai danni delle

popolazioni e regioni islamiche in Afghanistan come in Cecenia, in Siria come in

Tagikistan, e, inoltre, per continuare a giustificare la sua criminale guerra di aggressione

all'Ucraina, Putin lasciava aperta la pista ucraina ma non trovava adepti, salvo Travaglio

che a TVLoft sulla Nove non dimenticava di attaccare l'Ucraina affermando che riguardo

all'attentato di Mosca "di certo c’è solo che Putin non se l’è fatto da solo come dice Kiev:

per lui è uno sfregio politico”. E la rivendicazione dell'IS? Non soddisfatto, il putiniano

direttore de Il Fatto, pubblicava sul suo quotidiano per due giorni di seguito titoli di scatola

che sembrano usciti direttamente dalle stanze del Cremlino.

“L'Ucraina non ha assolutamente nulla a che vedere con questo attentato”, mettevano

subito in chiaro da Kiev e lo ribadiva più volte Mykhailo Podolyak, consigliere del

presidente Zelensky, che in una intervista a La Repubblica denunciava anzi la strategia di

Putin di strumentalizzare l’attentato per rilanciare l'aggressione. "Prima di tutto vuole

distogliere l’attenzione dalle recenti azioni massicce contro il nostro Paese. Il 22 marzo,

voglio ricordarlo a tutti, ha fatto lanciare missili sulla centrale idroelettrica Dniprohes a

Zaprizhzhia. Una diga. L’ennesimo atto criminale davanti agli occhi del mondo. E poi, è

chiaro che insistere sulla cosiddetta 'pista ucraina' gli serve per spiegare ai suoi cittadini

perché d’ora in avanti parlerà esplicitamente di guerra e non più di operazione militare

speciale. Il cambio di retorica, anticipato dalle dichiarazioni del suo portavoce Dmitrij

Peskov, si è reso necessario per giustificare la nuova e più vasta mobilitazione nonché la

crescente militarizzazione dell’economia russa", sosteneva Podolyak.

La posizione dell'imperialismo americano era riassunta nel messaggio che la portavoce

della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, inviava al Cremlino con le condoglianze al popolo

russo, ma non a Putin, una condanna dell’attacco tenuta ben distinta dalla questione

ucraina; il canovaccio era seguito dagli altri paesi imperialisti dell'Ovest. “L’Isis è un

comune nemico terroristico che deve essere sconfitto ovunque”, era il cuore del

messaggio che ricordava tra l'altro l'allarme lanciato anzitempo dalla Cia e inviato ai servizi

di tutti i paesi imperialisti, Russia compresa, che avevano combattuto l'IS in nome di una

collaborazione ancora attiva che la Casa Bianca sottolineava quasi a invocare una nuova

comune crociata contro il "terrorismo". E così, agitando lo spettro del terrorismo islamico,

rilanciava la Santa alleanza tra gli imperialismi dell'Ovest e dell'Est contro tutti i movimenti

di liberazione antimperialisti che si oppongono alla loro politica fatta di guerre di

aggressione, occupazioni militari, bombardamenti e saccheggi di ogni tipo. 26.03.2024

(Articolo de “Il Bolscevico”, organo del PMLI, n. 13/2024 e pubblicato sul sito www.pmli.it)

I commenti

Questa vicenda rivela in modo chiarissimo quanto Putin sia un pagliaccio ed un criminale. Si sapeva benissimo che ci sarebbe stato un attentato in Russia e lui non ha neanche mandato la polizia (neanche una pattuglia) a vigilare un concerto con migliaia di spettatori. Poi ha iniziato l'indecente teatrino per dare in pasto ad una popolazione russa sempre più privata della verità la storiella dell'Ucraina. Una storiella cui solo uno come Travaglio può dar credito. Tutto è funzionale a indurre i russi ad accettare di andare al fronte come fosse un male necessario. Questo teatrino ha visto un'orrida e truce scena nell'esibizione di terroristi torturati e in stato di coma, dati in pasto ad un popolo che si vuole feroce e pronto ad uccidere. I terroristi se stavano andando verso la Bielorussia, come logico (chi scapperebbe attraversando un fronte di guerra pieno di soldati???) e come ammesso perfino da Lukashenko. D'altro canto Bryansk è più vicina alla Bielorussia che all'Ucraina. Ma Putin ormai non si cura più, né della decenza, né della logica, né della verità. Non vedo altre scelte che armare l'Ucraina. A meno che non vogliamo che essa sia cancellata.

Anonimo - 26/03/2024 22:46

Gli altri post della sezione