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  • 08/07/2024 15:32

Viva la nostra democrazia

Molto meglio la nostra democrazia, dove governano (adesso) partiti che hanno una certa affinità di pensiero, piuttosto che un'accozzaglia poltronara che ha come unico intento quello di mantenere il potere fine a se stesso come è già accaduto in Italia poco tempo fa. La Francia ha fatto una scelta antidemocratica nel solco di un sistema elettorale che mostra tutte le sue pecche. Molto meglio quello britannico che ha visto comunque la vittoria di un partito di csx ma almeno le volontà di governo sono chiare e uniformi tra tutti coloro che si possono dire vincitori. Tutto sta nel capire il concetto di democrazia: è uno strumento che si avvale delle elezione in modo da scegliere la migliore forma di governo possibile o è un mezzo per poter mantenere il potere in mano ad una ristretta "casta" di persone? io opto per la prima soluzione a prescindere da chi vince anche se ho, è chiaro e non mi nascondo, una certa preferenza per il cxd. A proposito, in queste elezioni francesi ha rialzato la testa anche il disastroso ex presidente Hollande... se non si vergognano loro a me sicuramente non interessa granché se non per il fatto che si sta per registrare uno dei momenti più complicati per la governabilità di uno dei più importanti paesi europei.

I commenti

Non esistono i sistemi elettorali perfetti. Il problema della Francia non è il sistema elettorale, ma il fatto che il cinquanta per cento dei votanti hanno votato o per un partito fascista, o per un partito comunista. Entrambi, comunisti e fascisti sono amici dei peggiori dittatori e odiano gli ebrei. La Francia è ingovernabile per questo. Quanto all'Italia, altra nazione latina piena di fascisti e comunisti, non dimentichi il governo gialloverde, che era anche peggio della Francia. Oggi siamo a galla perché la Meloni ha un minimo di intelligenza e tiene FdI ad una certa distanza dal fascistume europeo. Dubito che, in caso di vittoria di Trump, sappia tenere la posizione. Comunque nel governo italiano c'è tutt'ora un partito pericoloso e dominato da un individuo come Matteo Salvini. Non abbiamo nulla da ridere.

anonimo - 09/07/2024 02:15


Il giorno dopo le elezioni, il primo partito è quello dei francesi frustrati: succede, dopo l'iniziale euforia da pericolo scampato per l'intervento del Fronte Repubblicano.

Ci sono i delusi perché erano sicuri di vincere, gli scontenti per aver dovuto votare per un partito diverso da quello di appartenenza, e i doppiamente frustrati: quelli che hanno donato il proprio voto per la causa e adesso rischiano di vedersi anche tagliati fuori dalla gestione del potere. E' quello che potrebbe accadere agli elettori de La France Insoumise. Sono i giorni e le ore delle procedure della République, con i termini ufficiali da rispettare, l'osservanza delle norme costituzionali. Eppure, da domenica sera tutti guardano a quelle cifre e, ognuno dentro di sé, le somma: Fronte popolare senza La France Insoumise, più i macroniani, più i Républicains. Si arriva facilmente a 350, più di 60 seggi oltre la maggioranza assoluta. Riflesso automatico: si può lasciare fuori il tribuno Mélenchon e i suoi eccessi. Al momento tutti lo pensano, ma nessuno ne parla apertamente. Ufficialmente, si tratta. Si attende di vedere quanti Insoumis lasceranno il loro capo dopo François Ruffin e Clémentine Autain. O, più probabilmente, se ci sarà spazio per la creazione di un gruppo di volenterosi all'interno di Lfi, magari abbastanza numeroso e determinato da costituire un gruppo parlamentare esterno al partito melenchoniano. La risposta si avrà nei prossimi giorni, al massimo il 18 luglio, giorno in cui - secondo i termini costituzionali - dovrà riunirsi la nuova Assemblée ed essere nominato il presidente. Si capirà la disposizione dei gruppi ed emergeranno dai banchi dell'estrema sinistra, della sinistra riformista, del centro macroniano e della destra Républicains i contorni della nuova possibile maggioranza. In silenzio all'Eliseo, Macron oggi ha confermato - a termine - il suo premier dimissionario Gabriel Attal, affidandogli il compito di "assicurare la stabilità del Paese". Poi ha ricevuto i rappresentanti del suo partito, Renaissance, che fa parte della coalizione Ensemble!. Si è parlato di coalizione dei moderati, degli spazi di trattativa, delle controparti accessibili. Di fronte al palazzo presidenziale, a place Beauvau, il ministro dell'Interno Gérald Darmanin riceveva a pranzo una trentina di esponenti della maggioranza. Darmanin, così come Attal, ha già fatto sapere di non voler rimanere nel governo e di volersi dedicare a un nuovo progetto politico "sul proprio territorio", il nord della Francia. Per entrambi, pur non conoscendo il dettaglio dei progetti, si può affermare che si tratta di un riposizionamento in vista del 2027, scadenza del mandato di Macron e anno della prossima corsa all'Eliseo.

ITAS - 09/07/2024 00:52

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