L'intervento di Mario Draghi di fronte al Parlamento europeo
L'intervento di Mario Draghi di fronte al Parlamento europeo ha sintetizzato una visione già espressa nel suo Rapporto, se possibile radicalizzandola.
Per l'ex presidente della Bce è necessario creare un debito europeo per finanziare la spesa destinata al riarmo, all'innovazione tecnologica e all'Intelligenza Artificiale. Tale debito dovrebbe essere finanziato dal risparmio degli europei e non dalla Bce che dovrebbe tornare ad essere pienamente "rigorista", non sostenendo né il debito comune né tantomeno i debiti dei singoli Stati. Peraltro i singoli debiti nazionali non saranno certo agevolati dalla creazione di debito comune e, dunque, costeranno di più. In estrema sintesi: il debito comune non ridurrà affatto l'austerità ma servirà solo a pagare meno i risparmiatori impegnati nel sottoscrivere il debito per finanziare un sistema produttivo molto orientato verso settori che, paradossalmente - nota lo stesso Draghi -, non sono neppure in grado di mettere pienamente a frutto tali capitali.
Secondo Draghi poi occorrono 1. la creazione di un mercato dei capitali europeo e 2. l'abolizione dei dazi interni all'Unione. Sul primo punto è necessario rilevare che l'eventuale creazione di un unico mercato potrebbe attrarre il capitale dei grandi fondi Usa in questo momento confusi dalla "eversiva" politica di Trump, destinata a generare nuove volatilità; ma tale attrazione sta traducendosi nella crescente partecipazione azionaria degli stessi fondi nelle società europee, a cominciare dalle banche, che finiranno per diventare, in larga misura, "americane". Quindi il mercato unico rischia di essere lo strumento di una ulteriore colonizzazione, soprattutto se poi le banche e le assicurazioni europee, oggetto delle acquisizioni azionarie, continueranno a comprare titoli Usa. In merito al secondo punto, è molto probabile che l'abbattimento dei dazi "nazionali" generi uno spostamento delle fasi produttive dove il costo della manodopera è più basso, secondo una logica tipica delle esternalizzazioni. In sostanza, Mario Draghi, di fronte a quello che lui stesso definisce un cambiamento dei tempi, ripropone quelle formule che hanno generato l'approfondirsi delle disuguaglianze e hanno bruciato il potere d'acquisto degli europei, facendoli dipendere solo dalle esportazioni e privandoli con estrema rapidità dell'indispensabile stato sociale.
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