Franco Chioccioli è stato uno dei più grandi scalatori degli ultimi 50
anni. Ne sa qualcosa Ivano Fanini, che ha lasciato il segno con le sue
imprese ed i suoi record a livello nazionale per la gioia di tutti gli
amanti del ciclismo lucchese. Lo aveva inseguito
a lungo, era un suo estimatore già quando "Coppino" era dilettante e
furoreggiava nelle salite vincendo e dominando anche il Giro della
Lunigiana.
"Lo volevo ingaggiare già nelle mie squadre di dilettanti-dice Fanini-ma
sapevo che lui era profondamente legato all'amico D.S. Franco
Montanelli suo mentore. Però insistetti tanto per convincerlo ed alla
fine nel 1985 riuscii ad ingaggiarlo. Di lui scriveva
già bellissimi articoli Mazzoni del giornale La Nazione; il primo a
scrivere il soprannome di Franco Chioccioli "Coppino", ma quel
soprannome a distanza di tanti anni voglio svelare che glielo detti io,
già quando Chioccioli correva nelle categorie dilettantistiche.
Vedevo la sua forte somiglianza al leggendario Fausto Coppi, nella
fisionomia ma anche nel suo portamento in sella alla bici. Quando poi
nel 1983 pur non facendo classifica al Giro vinse la maglia bianca come
miglior giovane, ne ebbi la conferma"
Ivano Fanini sentiva dentro di sé un aspetto enigmatico di sincronicità
con Chioccioli. E quando riuscì a convincerlo nell'indossare i colori
Fanini ci fu una connessione fra i due. Chioccioli si fece condurre dal
proprio istinto ascoltando ed accettando le
condizioni del patron lucchese.
NEL 1985 LA PRIMA VITTORIA AL GIRO D'ITALIA DI COPPINO IN MAGLIA FANINI
Dopo che passò professionista nell'82 con la Selle Italia-Chinol, lo
scalatore aretino puntava decisamente ogni stagione al Giro d'Italia ed i
rapporti con la corsa rosa sono stati per lui in costante crescita di
risultati ed emozioni. L'esordio lo vide partecipare
senza infamia e senza lode con un 25.o posto nella classifica finale.
Ma poi la sua costante crescita e la cooperazione e reciproca fiducia
che raggiunse con Fanini nell'85 gli consentì di vincere la sua prima
tappa da Frosinone al Gran Sasso. Era la 14.a
del Giro quando sferrò l'attacco risolutore giungendo da solo sul
traguardo, così come faceva Fausto Coppi. Fra i battuti quel giorno ci
furono nomi eccellenti: al secondo posto si classificò l'australiano
Matthew Wilson staccato sul traguardo di 15" ed il
grande Francesco Moser, che pur non essendo uno scalatore a volte con
la sua generosità conquistava il cuore degli italiani, confrontandosi
spesso con la dimensione dell'impossibile e dell'incognita. Quel giorno
giunse terzo a 24" da Coppino. La Fanini al
secondo anno, dei 37 di professionismo, conquistava la prima vittoria
al Giro d'Italia e lo stesso faceva Coppino lanciando il suo primo vero
segnale nella sua felice storia con il Giro. Gli sportivi lucchesi
cominciavano a capire che Fanini faceva sul serio.
La prima ed unica squadra lucchese professionistica nella storia del
ciclismo era agli inizi di percorsi vincenti e memorabili che l'avrebbe
portata negli anni successivi a vincere ovunque: dalle tappe al Giro
d'Italia, ai campionati nazionali, ai titoli mondiali
su pista conquistati con diversi suoi campioni. Non era mai successo
prima che Lucca diventasse così importante nel ciclismo grazie al suo
presidente-manager Ivano Fanini. Il Giro d'Italia nel 1985 lo vinse
Bernard Hinault che trionfò proprio a Lucca dove
si concluse il Giro superando l'idolo italiano Francesco Moser che si
classificò secondo, ma la Fanini fece un figurone con Coppino, 9.o nella
classifica finale a 8'33" dal vincitore e quinto nella classifica a
punti della maglia ciclamino. La squadra di Fanini
poteva vantarsi perchè era riuscita a vincere una tappa battendo con un
suo atleta i due fuoriclasse del ciclismo mondiale.
11 GIORNI DOPO LA FINE DEL GIRO FANINI CON COPPINO BATTE DI NUOVO MOSER AL GIRO DEL FRIULI
"A pensarci ora-dice il patron lucchese-devo ammettere che quel giorno
un mio corridore fece un'impresa. In quel momento, preso dal lavoro, non
mi gustavo a pieno le tante vittorie perché dovevo sempre programmare
gli impegni successivi. Ebbi soltanto tempo
di pensare agli sportivi lucchesi ed ero felice di aver loro regalato
quella grande soddisfazione. Io, poi, ero fin da ragazzo, un grande
tifoso di Francesco Moser. Lui era il mio idolo ed il mio amico Piero
Pieroni era il suo massaggiatore come anche per
tanti miei corridori ed averlo battuto, sia pure in una tappa, al Giro
d'Italia, mi dette la consapevolezza che nulla era impossibile riuscendo
a rimanere per così tanti anni nel professionismo."
Undici giorni dopo la conclusione del Giro d'Italia, Coppino fece
un'altra impresa vincendo per Fanini il Giro del Friuli e tra i battuti
ci fu un'altra volta Francesco Moser. Un ordine di arrivo da campionato
del mondo: 1.o sul traguardo di Sarone Franco Chioccioli,
2.o Francesco Moser, terzo l'olandese Johan Van der Velde, 4.o lo
spagnolo Marino Lejarreta e quinto Gian Battista Baronchelli. Una corsa
dura partita da Basalghelle in Veneto dove Chioccioli riuscì a spuntarla
allo sprint, nella conclusione a lui meno congeniale
ma dimostrando la grande condizione di quel giorno dopo 199,4 km. di
gara.
SEGROMIGNO DIVENNE CENTRO DI AGGREGAZIONE DEI CICLISTI
Investendo i ristretti budget che aveva a disposizione, Fanini ha fatto
emergere grandi campioni che esaltavano tifosi e appassionati. Grazie
anche al suo entusiasmo e alle sue capacità di aggregazione, oltre al
suo impegno, ha accompagnato anche lo sviluppo
sportivo di Capannori e Lucca collezionando con le sue squadre davvero
tanti successi sulla scia dei quali Segromigno Piano (a qui tempi sede
delle sue squadre giovanili), molti giovani si avvicinarono al ciclismo.
Nacque uno dei vivai giovanili più importanti
d'Italia, al quale si unirono anche i più promettenti ciclisti
australiani, danesi e svedesi che da lì a pochi anni scelsero l'Italia e
Fanini come trampolino di lancio. A Coppino quella vittoria sul Gran
Sasso con Fanini, gli dette la consapevolezza di poter
riuscire a vincere un giorno il Giro d'Italia. La sua è stata una
crescita costante in qualità di scalatore. Le Alpi e le grandi montagne
lo attraevano e la sua versatilità lo induceva ad attenderle per
scattare e fare la differenza sulle salite più ripide,
aiutato da un fisico leggero e longilineo. Nell'88 vinse la 6.a tappa a
Campitello Matese e sul Passo Gavia inondato di neve perse la maglia
rosa a causa del freddo rimanendo staccato di oltre 5 minuti dal
vincitore di tappa Erik Breukink. Il Giro poi fu vinto
dallo statunitense Andrew Hampsten. Fu quinto nella classifica finale
dell'89 e 6.o in quella del 90. Finalmente e con pieno merito all'età di
quasi 32 anni riuscì a vincere la classifica finale nel 91 in maglia
Del Tongo, nonostante i pronostici fossero tutti
per Gianni Bugno e Claudio Chiappucci. Indossò la maglia rosa al
termine della seconda tappa, la perse per un giorno soltanto e la
riconquistò portandola fino all'ultima tappa Milano. Vinse anche tre
tappe leggendarie: ad Aprica, Passo Pordoi e Casteggio superando
Bugno nel finale che si rifece battendolo successivamente nella prova
unica del campionato italiano. Nel 92 conquistò il terzo gradino del
podio nella classifica finale del Giro che fu vinto da Miguel Indurain
davanti a "El Diablo" Claudio Chiappucci. Coppino
ha conquistato da professionista 28 vittorie fra le quali una tappa al
Tour de France, le tappe al Giro d'Italia, la Coppa Agostoni, il Giro
del Trentino nell'84, una tappa al Giro della Svizzera dell'86 e la
Coppa Sabatini del 91.
CHIOCCIOLI: FANINI UN VULCANO DI IDEE
"Mi sono sempre trovato bene nei rapporti con Ivano Fanini, che sono
proseguiti in amicizia anche dopo quelli di lavoro. Si perchè Ivano è un
vulcano di idee, propone sempre qualcosa di diverso nel ciclismo, uno
sport che ha nel sangue"
Riepilogando la sua carriera, mette il Giro d'Italia al primo posto nelle sue soddisfazioni?
"Al primo posto di importanza- dice l'attuale D.S. aretino- ma non di
soddisfazione. La corsa che più di ogni altra mi ha fatto esultare è
stata la tappa che vinsi al Tour de France nel 1992 da Le Bourg d'
Oisans a Saint Etienne. Una delle poche volte che se
mi si guardava mentre tagliavo il traguardo che sorridevo. Vincere al
Tour ti da una emozione particolare e soprattutto farlo nella prima
volta che partecipi ad età ormai avanzata"
Invece la sua più grande delusione?
"Non ci crederà e l'ho detto poche volte in passato. In una tappa al
Giro dei Paesi Baschi mentre stavo per tagliare il traguardo dopo una
lunga fuga solitaria, mi girai e vidi distante il gruppo pensando di
avercela fatta. Invece non mi accorsi del belga Johan
Museeuw che tra me e la transenna mi superò proprio sulla linea del
traguardo. Una specie del mondiale di Gaap quando Marino Basso superò
sul traguardo Franco Bitossi che pensava ormai di aver vinto il
mondiale."
Nella sua carriera di D.S. dopo aver allenato grandi squadre come
Mercatone Uno, Saeco e Mobilvetta è tornato a dirigere i dilettanti
Elite Under 23 con il Team Futura.
"Preferisco insegnare ai giovani. I corridori quando sono dilettanti
ascoltano i consigli dell'allenatore esternandogli le loro difficoltà.
Da professionisti quando hanno un problema si rivolgono sempre al
presidente ed ai vertici societari. Quindi ritengo
più gratificante e stimolante il mio ruolo attuale. Alla Futura Rosini
mi sta dando soddisfazioni Lucio Pierantozzi, già vincitore di quattro
corse in stagione, che ho contribuito a rigenerare ed a farlo ritornare
un corridore vincente."
E' vero che appena Fanini riuscirà ad affiliarsi in Vaticano lei sarà il suo nuovo D.S. con Zamparella?
"Mi sta dicendo tutto lei. Io al momento non ne so niente. Mi fa però
piacere che un grande dirigente ciclistico come Fanini sia interessato a
me. Poi se arriverà questa chiamata, valuterò al momento". Intanto però
nel corso degli anni sono diversi i giovani
che Chioccioli ha segnalato, da osservatore, a Fanini e che sono
passati professionisti con Amore e Vita, fra i quali Pierpaolo Ficara e
Danilo Celano.
Più difficile vincere oggi o ai suoi tempi?
"Sicuramente quando correvo io. Gli anni 80 e 90 erano pieni zeppi di
fuoriclasse. Per vincere una classica, una tappa o una classifica finale
in un Giro si aveva sempre a che fare con corridori fortissimi come
Moser, Saronni, Van Impe, Hinault, Museeuw, Baronchelli,
Bugno, Chiappucci, Lemond, Hampsten, Indurain e tanti altri ancora.
Contro simili campioni era già difficile riuscire a piazzarsi."
Franco Chioccioli continua oggi a trasmettere le sue esperienze ai
giovani nel Team Futura. Un compito che lo soddisfa rimanendo
nell'ambiente. Il ciclismo è la sua vita e la sua serietà gli consente
di dare ancora molto a questo mondo con i suoi segreti ed
i suoi insegnamenti. A 63 anni nella vita privata gestisce invece un
agriturismo nel suo paese di Pian di Scò, in quelle magnifiche valli che
già da ragazzo percorreva in bici con quella naturalezza che hanno
soltanto i grandi campioni. Fanini è orgoglioso
di aver contribuito a farlo maturare e diventare il vero Coppino del
ciclismo italiano.