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  • 04/07/2023 18:59

Libri e internet

Non bisogna essere pessimisti. L’uomo è un animaletto più intelligente e più adattabile di quello che può sembrare a prima vista. E poi, basta guardare alle lamentazioni che si sono fatte sempre, ad ogni progresso tecnologico. Nel XV secolo, il veneziano Filippo Della Strada: «questa invenzione [la stampa] induce i giovani a non studiare più. Sanno solo ripetere luoghi comuni, frasi fatte. Uno ha l’impressione di sapere tante cose soltanto perché ha comprato tanti libri a poco prezzo. Questi giovani leggono senza capire quello che c’è scritto. E poi, di questo passo, tra un po’ nessuno capirà più il latino, e questa massa di ignoranti sarà capace solo di leggere l’italiano, una lingua sciatta, la lingua di tutti i giorni, che non ha la ricchezza e la precisione lessicale del latino». Ma poi ancora, nel IV secolo a.C., Platone: «questa invenzione [la scrittura a mano] renderà tutti più ignorati perché nessuno userà più la memoria. Con la scrittura si ha solo una parvenza di saggezza, un’illusione di sapienza. Tutti avranno l’impressione di aver acquisito la sapienza solo perché potranno leggere superficialmente molte cose, che però non avranno né interiorizzato né memorizzato. Tutti penseranno di essere diventati sapienti e invece saranno diventati più ignorati e più presuntuosi». Penso che qualcuno, all’epoca, si sia lamentato anche dell’invenzione della ruota…

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