EROINE ED EROI - L’XI EDIZIONE delle CONVERSAZIONI IN SAN FRANCESCO
EROINE ED EROI L’XI E ...
Il disegno, da sempre, dai più è stato e continua ad essere considerato di minor valore ed in secondo piano in relazione alla pittura. Molto spesso è stato considerato tecnica adibita a “progetto”, cioè come “bozzetto”, “schizzo” per accennare l'idea dell'opera da ottimizzare in più fasi, e finalizzata ad una definitiva realizzazione in tecnica pittorica. Per la sua immediatezza e per l'uso, solitamente, di un solo colore (il grigio del lapis, il nero del carboncino, o la terra rossa della sanguigna, e così via...) il disegno è sempre stato considerato più semplice e facile, di minor impegno di un dipinto, facendo sentire chi invece predilige naturalmente il segno per esprimere se stesso, una sorta di “artista incompiuto”, mancante di vera e propria “compiutezza artistica”. In relazione a questo tema, fin da ragazzo, avvertendo nella sensualità e varietà del segno il mio prioritario piacere/bisogno espressivo, ho invece sempre affermato che qualsiasi tecnica di disegno, se affrontata e vissuta con spontaneità e naturalezza, con ascolto interiore come in un momento di vera e propria “meditazione”, aggiungendo il piacere della ricerca e della valorizzazione della varietà del segno, può avere in sé la dei valori di profonda sincerità e di interessanti preziosità tecniche ed espressive, capaci di offrire all'artista in fase creativa ed all'osservatore, dopo la sua esecuzione, opportunità di profonda emozione, elemento che considero fondamentale e primaria nella fruizione dell'opera d'arte. La maggiore velocità d'esecuzione rispetto all'opera pittorica, spesso offre all'artista l'occasione preziosa di eseguire l'opera nella pienezza dell'emozione del momento, che come sappiamo bene, può cambiare velocemente attraverso stati d'animo esposti ad evoluzioni e trasformazioni che la stessa esistenza impone con il susseguirsi delle esperienze quotidiane. Quindi l'opera d'arte vissuta in un tempo breve può offrire un'esecuzione capace di manifestare il massimo della sincerità e dell'”onestà” espressiva ed esistenziale. Sul piano tecnico ed espressivo, la varietà del segno può esprimere momenti di dolcezza, di purezza, di morbidezza, ma anche di accenti drammatici o di energia vitale, di nervosismi caratteriali che possono assumere valori positivi solo per il fatto di rappresentare lo specchio naturale dell'animo dell'artista. Chiaramente il segno e la sua varietà espressiva dipendono molto dall'abilità e dall'esperienza professionale dell'artista, ma anche dalla sua intima natura, dalla sua spiritualità, dalla sua personalità e dal momento dell'essere. Quindi “importante” e meritevole della massima considerazione e rispetto in quanto vero, in quanto onesto, sincero, rivelatore del profondo dell'autore e del suo momento creativo. Questo è un mio disegno immaginario, realizzato a fantasia, senza modello, che rappresenta lo sconforto di un alcolista al bar, vittima della propria dipendenza, eseguito con la tecnica della grafite, e vissuto con varietà di segno in velocità, sull'onda di un'emozione drammatica del mio percorso esistenziale. Un'opera che mi fece vivere un'intensa partecipazione interiore e che propongo come uno dei tanti esempi di opere grafiche, che per suoi valori tecnici ed espressivi può essere meritevole, a mio avviso, della stessa considerazione di un dipinto.
Bruno Pollacci
Direttore dell'Accademia d'Arte di Pisa
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