Gli esponenti PD analizzano le possibili ricadute della legge di bilancio a livello locale
Gli esponenti PD analizzano le possibili ricadute della legge di bilancio a livello locale
“Gli investimenti sulla sanità, come previsti nella bozza della legge di bilancio, che sarà discussa in Senato a partire dal prossimo 5 dicembre, non apporteranno alcun miglioramento alle attuali condizioni del servizio sanitario nazionale. Anzi: secondo la tendenza in diminuzione del rapporto tra spesa sanitaria e Prodotto Interno Lordo, almeno per l’arco di tempo fino al 2026, si procederà di fatto con ulteriori riduzioni degli investimenti che rischiano di marginalizzare il servizio sanitario pubblico”. A dirlo sono Daniela Melchiorre, responsabile sanità del Pd Comunale e Alessandro Tambellini, responsabile sanità del Pd Territoriale di Lucca.
“Dalle stime effettuate – proseguono Melchiorre e Tambellini -, i 3 miliardi di euro per il fondo sanitario nazionale, destinati in parte anche agli adeguamenti degli stipendi del personale medico e infermieristico, risulteranno insufficienti a tenere in equilibrio i conti della sanità, anche in rapporto agli standard attuali già carenti in parecchi ambiti, come dimostrano, ad esempio, gli insostenibili tempi di attesa per l’erogazione di prestazioni significative. Riportiamo la concretezza dei dati. Nel 2023, l’incremento del 2,8% dei fondi è stato a fronte di un tasso d’inflazione stimato al 5,7% a settembre (Sesto rapporto Gimbe sul servizio sanitario nazionale). Per l’anno a venire si dovrà quindi recuperare lo sbilancio precedente al quale si dovranno aggiungere i maggiori oneri che deriveranno dall’indice di inflazione che sarà rilevato nel 2024. È chiaro che l’indebolimento progressivo del servizio sanitario nazionale, con i caratteri di universalità, uguaglianza, equità alla base della legge 833 del 1978, è a vantaggio del processo di privatizzazione, peraltro in atto da tempo in maniera più o meno evidente, e condurrà ben presto ad una condizione in cui avranno adeguato accesso alle cure e all’assistenza solo coloro che potranno permettersi opportune coperture assicurative”.
“Già oggi – proseguono gli esponenti del Pd – ma ancora di più in futuro quindi, chi avrà possibilità economiche potrà curarsi; chi non ne avrà, e si tratta, secondo le stime effettuate, di oltre 5,6 milioni di persone in stato di povertà assoluta (si veda il 27esimo rapporto sulla povertà e l’esclusione sociale in Italia, reso noto il 17 novembre), dovrà adeguarsi ai ritmi di un servizio sanitario pubblico fortemente deficitario in termini di risorse materiali e di personale. E se non è pensabile l’assenza, in sanità, del servizio privato, è tuttavia da sostenere un modello equo e solidale di integrazione tra pubblico e privato, che assicuri ad ognuno l’effettivo accesso alle cure”.
“Vien da chiedersi inoltre – prosegue la nota – se l’incremento stipendiale attribuito ai medici e agli infermieri con parte dei 3 miliardi stanziati, pur sacrosanto se paragonato a equivalenti condizioni contrattuali esistenti in altri paesi, debba trovare, secondo il governo, un equilibrio grazie ai previsti tagli alle pensioni del personale sanitario: un provvedimento che sta causando malumori crescenti tra gli interessati, fino alla proclamazione dello sciopero dell’intero settore. Sembra poi che siano state del tutto dimenticate le maggiori spese sostenute a causa dell’emergenza dovuta all’epidemia Covid-19, che hanno determinato preoccupanti squilibri nei bilanci della sanità delle singole Regioni. Solo per fare un esempio che peraltro ci riguarda da vicino, in Toscana lo sbilancio è di circa 500 milioni di Euro. E se si pensa di far fronte a tutto questo con risorse che, al netto dell’inflazione e delle maggiori spese per l’energia, risulteranno di fatto invariate o addirittura diminuite, il risultato non potrà essere altro che un ulteriore ridimensionamento dei servizi. Nelle attuali condizioni, alcuni analisti prevedono addirittura che possano scarseggiare nel futuro prossimo farmaci essenziali alla cura di alcune varietà di tumore”.
“Gli investimenti nella sanità previsti dall’ormai famoso Pnrr – proseguono Melchiorre e Tambellini – dovevano equilibrare il processo di ridimensionamento degli ospedali portato avanti negli ultimi dieci anni, a causa delle ben note difficoltà della finanza pubblica emerse col governo Berlusconi, nel 2011. L’attuale incertezza relativa ai fondi del Pnrr destinati alle Case e agli Ospedali di Comunità, il Governo ha infatti apportato tagli al Pnrr che interessano il 30% di quelle strutture, rischia di far venir meno l’intera idea progettuale che riguarda la riforma della sanità territoriale, così come prevista dal decreto ministeriale 77 del 2022 proprio in seguito alle carenze che tragicamente si sono palesate durante la pandemia da Covid-19. E basta in tal senso ripercorrere le vicende che nella fase acuta dell’infezione hanno caratterizzato il servizio pubblico nella Regione Lombardia – la prima in Italia quanto a incidenza del settore privato in ambiti di alta specializzazione – per dar ragione della necessità di un’ampia e nuova programmazione dei servizi territoriali”.
“Il decreto ministeriale 77 del 2022, che pone i presupposti per la concreta espansione della sanità territoriale – si spiega -, era in linea con gli obiettivi di cui da tempo si discute anche a livello internazionale e che dovranno esser perseguiti in futuro: ovvero riservare l’assistenza ospedaliera all’intensità di cura nella fase acuta della malattia, grazie anche alla piena integrazione e collaborazione tra gli ospedali ad alta specializzazione, gli ospedali di valenza provinciale e gli ospedali delle aree interne, i quali non potranno comunque restare carenti dei servizi di base. A supporto della sanità ospedaliera, che rappresenterà solo un momento, pur significativo, dell’assistenza sanitaria, sono quindi da incrementare o da creare ex novo servizi territoriali di prossimità che dispensino l’assistenza di base, capaci cioè di alleggerire la pressione sugli ospedali, limitando da una parte la grande quantità di accessi impropri che si registra costantemente nei pronto soccorso e assicurando, dall’altra, la continuità assistenziale nella fase riabilitativa post ospedaliera”.
“È chiaro che un disegno di tal genere potrà acquisire efficacia ed efficienza solo attraverso un funzionamento cooperativo – proseguono -, ad alta integrazione dei servizi previsti, tra i quali anche i servizi sociali giocheranno un ruolo essenziale, se solo si pensa anche alle attività di educazione alla salute, con funzioni preventive, in grado di diffondere corretti stili di vita. Le convenzioni socio-sanitarie stabilite nelle varie zone distretto tra i Comuni e le aziende sanitarie (non è dato sapere quanto il Comune di Lucca si stia attualmente occupando della questione) rappresentano in tal senso una notevole opportunità, soprattutto per la necessaria copertura dei servizi nei Comuni più piccoli, dotati di minori disponibilità di professionisti specializzati”.
“Un contesto – vanno avanti Melchiorre e Tambellini – come quello che abbiamo indicato richiede ovviamente personale medico e infermieristico preparato alle nuove funzioni, che si potrà avere solo coordinando i fabbisogni con i centri di specializzazione universitaria. Ma richiede soprattutto di superare i limiti alle assunzioni nella sanità pubblica imposti, come abbiamo detto, a partire dal 2011. L’attuale crisi del servizio sanitario nazionale indica che siamo ormai fuori dell’andamento ordinario; è necessario un momento di riflessione politica che conduca a scelte, riforme e investimenti coraggiosi, se vogliamo mantenere i princìpi che sono stati alla base della sanità pubblica. Altrimenti bisognerà riconoscere apertamente l’orientamento verso la progressiva, irreversibile privatizzazione del sistema, alla quale il Pd si opporrà con tutte le sue forze. Non ci pare che l’attuale governo abbia le idee chiare. Ma soprattutto non vediamo alcun disegno d’insieme che faccia trasparire una vera, efficace programmazione per il futuro. E quando si parla di risorse, in sanità, una chiara visione d’insieme dovrebbe ad esempio indagare le ragioni degli incrementi di spesa dovuti al sovrapporsi di indagini a tutela di una diagnosi, visto che qualsiasi prestazione sanitaria è ormai revocabile in giudizio, oppure le modalità di acquisti spesso a prezzi eccessivi, o i costi di una inopportuna complessità amministrativa e via dicendo. Se poi vogliamo parlare in generale di risorse per le esigenze del paese, ricordiamo che da quarant’anni almeno si parla di una riforma fiscale mai attuata, a fronte di un’evasione quantificata ogni anno in molti miliardi di euro, equiparabile, pur attenendoci al minimo, ai valori di una legge di bilancio. Anzi, per quel che riguarda il 2021, secondo quanto riportato da un qualificato giornale di settore, l’economia sommersa è stata ufficialmente stimata in ben 193 miliardi di euro. Di fronte a queste evidenze, come intende procedere il governo? Nel centrodestra, al di là della flat tax di antica memoria, non vediamo cenni di riforme di sistema”.
PARTITO DEMOCRATICO Lucca
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