LA SECONDA SPARTIZIONE DELL'UCRAINA
Chi ha un minimo di dimestichezza con la storia dell’Europa orientale (pochi in Italia) ricorderà le tre spartizioni della Polonia avvenute nel XVIII secolo. In verità tali eventi storici sono noti con il nome della Polonia, ma interessarono le attuali Ucraina, Bielorussia, Lituania e appunto Polonia. Nella prima spartizione (1772), la Russia inglobò parti di Bielorussia e Ucraina. Nella seconda spartizione (1793) vennero annesse all’impero zarista un’altra e molto estesa parte di Bielorussia e Ucraina. La terza spartizione (1795) consegnò infine ai russi la Lituania, un ulteriore pezzo di Ucraina, di Bielorussa e una porzione di Polonia. La terza spartizione fu l’ultima della serie in quanto dopo di essa lo stato polacco cessò di esistere per 150 anni (a parte una breve parentesi napoleonica e vari tentativi di rivolta repressi nel sangue dai russi); il resto della Polonia e dell’Ucraina occidentale vennero annessi dall’impero austriaco e dalla Prussia.
Oggi gli USA di Trump hanno definito, in quale modo preciso non si sa, la loro sfera di influenza in accordo con la Russia; l’Ucraina è stata assegnata appunto alla Russia. Come abbiamo visto le fasi della spartizione degli enormi territori polacchi (arrivavano al Dnipro) furono molto rapidi. Tra la prima e la seconda spartizione passarono 21 anni, mentre tra la seconda e la terza ne intercorsero solo due. Nei tempi attuali la Russia ha prodotto il primo smembramento dell’Ucraina nel 2014, con il tacito assenso degli USA e degli europei. Ora, 11 anni dopo ci sarà il secondo smembramento e come nel XVIII secolo, nel giro di un paio d’anni, l’Ucraina sembra destinata a fare la fine che la Polonia fece nel 1795. Se in passato tutto si compì in 23 anni, oggi si compirà al massimo in 14 anni e comunque prima delle prossime elezioni presidenziali USA (ammesso e non concesso che si tengano in futuro elezioni realmente libere in USA). Evidente è anche che Georgia, Armenia e Moldavia dovranno anche loro ridiventare, nel giro di pochi mesi, stati vassalli della Russia. Un golpe in Moldavia potrebbe avvenire in tempi brevi. Magari nel Caucaso i russi potrebbero dover fare i conti con i turchi che, come si è visto in Siria, non sono propensi a farsi mettere gli stivaloni in faccia.
A questo punto, definite le sfere di influenza, Trump e soci dovranno ottenere un qualche assenso dell’Ucraina, la quale, senza alcuna garanzia difensiva dovrà capitolare e indire nuove elezioni. Non è detto che Zelensky abbia il coraggio di firmare una tale pace e potrebbe dunque dimettersi e consegnare il potere ad un militare fino alle prossime consultazioni. Tali elezioni saranno influenzate pesantemente dall’apparato informatico russo e statunitense e i due alleati (Trump e Putin) contano di ottenere l’insediamento di un governo filorusso che condurrà a termine la “bielorussizzazione” dell’Ucraina. In tal caso non ci sarà bisogno di altre guerre aperte e gli unici a subire violenza saranno gli ucraini non disposti a collaborare alla distruzione della loro indipendenza, che finiranno imprigionati e torturati. In pratica la Russia darebbe vita ad una nuova “Polonia del Congresso”, ovvero a uno stato fantoccio come appunto esiste già in Bielorussia. Se l’operazione elettorale dovesse fallire, allora i russi considereranno la possibilità di un golpe militare a Kiev, oppure di riprendere il conflitto, sia esso in forma ibrida, attraverso rivolte e infiltrazioni militari o altro, sia esso in forma aperta, attraverso uno sbarco nella zona di Odessa o diverse operazioni militari.
Cosa potrebbe insabbiare l’ingranaggio trumpiano putiniano che è già stato messo in moto? L’opposizione degli ucraini certo potrebbe produrre forme di rifiuto a collaborare con un governo filorusso, specie in Ucraina occidentale e questo renderebbe inizialmente instabile il nuovo dominio di Putin, ma i mezzi informatici di controllo, che saranno sempre più raffinati e pervasivi elimineranno ogni possibilità di rivolta in pochi anni. Solo un atteggiamento disperatamente fermo degli europei potrebbe oggi salvare almeno una indipendenza parziale e fragile di una Ucraina “non allineata”, ma tale fermezza europea sarebbe una novità in un continente sbigottito dalla repentina fine dell’alleanza con gli USA che durava da ottant’anni. La Russia, per altro, farebbe saltare qualsiasi tavolo della “pace” (ma in verità spartizione) che non prevedesse il suo avere mano libera da subito su tutta l’Ucraina. I russi non vorranno militari europei in Ucraina, se non in numero simbolico e quindi pronti alla fuga alla prima cannonata. Gli USA intanto stanno già operando per insediare in Europa governi nazifascisti e filorussi. Le ingerenze di Trump nelle elezioni tedesche sono in atto e potrebbero avere conseguenze devastanti nei prossimi giorni. Il fascista putiniano Vance, vice presidente USA ha solo ieri spiegato agli sbigottiti europei quanto sia bello aver a che fare con Putin e Musk.
Alla fine dell’operazione i fattucchieri USA pagheranno pesantemente le loro spericolate operazioni. Non c’è infatti dubbio che, quando ci sarà la resa dei conti finale, la Russia sarà al fianco della futura potenza dominante mondiale, ovvero della Cina e non sarà certo dalla parte degli USA. Il regalo trumpiano alla Russia è dunque inutile. Questo ci ricorda un altro dittatore, tale Hitler, anche lui impegnato a spartirsi la Polonia (e in Polonia allora c’era l’Ucraina occidentale) con Stalin, per poi dover fare i conti con lo stesso Stalin alleatosi con gli USA, che all’epoca erano la vera potenza dormiente come la Cina lo è oggi. Forse Trump e soci hanno pesanti debiti con i russi, che li aiutano fin dai tempi in cui sconfissero Hillary Rodham (Clinton). All’Europa resterà ora da fronteggiare una crisi economica incontrollabile, l’attacco informatico russo americano e il conseguente affermarsi di partiti sempre più nazisti. Il tutto con l’armata russa alle porte della Polonia. Non abbiamo belle prospettive per i nostri figli. A meno che non spunti una fermezza che non esiste in Europa e che, se c'è, è propria solo dell'angolo Nord - Est dell'Unione Europea.
Uno di Nazion Lucchese