Il Serchio delle Muse ai piedi della Pania: musica, letteratura e amore per la montagna
Al Rifugio Rossi si è ri ...
Al
Rifugio Rossi si è ripetuta la magia del festival lirico con
l’esibizione degli Stereo-Tipi. Con Sara Moscardini anche un
excursus letterario ad alta quota, per una giornata di poesia e
musica
13
Agosto 2025
MOLAZZANA – Ci sono giornate che sembrano cucite
su misura per diventare ricordi preziosi. Ieri (martedì 12
agosto), il Rifugio Rossi ai piedi della Pania
si è trasformato in un teatro a cielo aperto per il festival lirico
“Serchio delle Muse”, unendo la bellezza
delle Apuane alla potenza evocativa della musica e della
parola.
Ad aprire la serie di interventi è stato il Sindaco di Molazzana, Andrea Talani, che ha voluto sottolineare il valore del luogo: “Questa è secondo me la location più bella del Serchio delle Muse. Sono felice che questo appuntamento vada avanti qui al Rifugio Rossi, gestito in modo impeccabile da Simone e Monica. Mi fa piacere vedere la presenza dei presidenti del CAI di Lucca e Toscana, della Fondazione Cassa di Risparmio e della Fondazione Banca del Monte. È bello che le persone vengano perché amano queste montagne, per ritrovare se stesse ascoltando della buona musica”.
La Presidente del CAI Toscana, Benedetta Barsi, ha colpito il pubblico con una riflessione profonda: “Grazie a chi ha reso possibile tutto questo, e anche a chi si sobbarca un po’ di sentiero per ascoltare musica qui in alto. Questa è un’isola felice delle Apuane, ma siamo circondati dallo sfruttamento del marmo e vorremmo che trovasse un limite. Per noi è importante promuovere un vivere in montagna diverso, rispettoso dell’ambiente. Noi ringraziamo la montagna per le sue ricchezze e il benessere che ci dà, ma vorrei che anche la montagna potesse ringraziarci, per essere soggetti che la rispettano e la tutelano”.
Il presidente del CAI Lucca, Bruno Barsuglia, ha evidenziato l’aspetto comunitario dell’evento: “Oggi qui vediamo un pubblico estremamente variegato: bambini, adulti, anziani. La montagna unisce persone diverse che condividono una passione comune: stare qui. Vi invito a iscrivervi al CAI e a seguire i nostri canali di informazione”.
Dal canto suo, il presidente dell’Associazione Musicale “Il Serchio delle Muse” Fosco Bertoli ha voluto ringraziare chi lavora dietro le quinte: “La montagna ci dona bellezza e può ringraziarci quando la viviamo con attenzione e gusto. Grazie a tutti i collaboratori e a chi contribuisce a rendere possibile il Serchio delle Muse. E un ringraziamento speciale ai gestori del Rifugio, che lo portano avanti con passione e amore”.
L’introduzione al concerto è stata affidata a Sara Moscardini, che ha guidato il pubblico in un viaggio letterario legato alla Pania, ricordando come sia stata citata da grandi autori: Dante Alighieri, nel Canto XXXII dell’Inferno, descrivendo il ghiaccio in cui erano imprigionati i traditori come quello che non si spezzerebbe “neppure se vi cadessero sopra la Tambura e la Pania”. Poi Sara Moscardini ha ricordato anche Giovanni Pascoli, che a Castelvecchio scelse la sua dimora. Alla montagna dedicò numerose poesie, sia in prosa che in versi. Un episodio in particolare ne rivela il rapporto profondo con la natura: due figli di un amico gli regalarono un fucile da caccia. Ammirando il paesaggio dalla sua casa, Pascoli fantasticò sul giorno dopo lungo il fiume, ma immaginò che fossero gli uccellini stessi a parlargli: “Come mai tu, che hai ricevuto così tanto male, vuoi ora cagionare alla natura che ami così tanto?” Scosso da questo pensiero, il poeta tornò a casa e appese il fucile al chiodo, scegliendo di non usarlo mai. In una delle sue liriche, citata da Moscardini, riecheggia l’immagine della Pania: “Sulla nebbia che fuma dal sonoro Serchio…”
E ancora, Gabriele D’Annunzio, che dalla Versilia celebrò la Pania in liriche come Commiato. Infine, Olinto Dini, di Castelnuovo di Garfagnana, che immaginò un’ascesa alla vetta, raccontando in poesia la meraviglia del panorama dalla cima.
Il concerto degli Stereo-Tipi ha poi regalato un momento di pura magia acustica: la loro voce, capace di passare da un sussurro delicato alla potenza corale, ha sfruttato la risonanza naturale della montagna. Il repertorio ha attraversato registri barocchi, sonorità popolari da diverse regioni del mondo e canti alpini, chiudendo con Il Signore delle Cime in ricordo del Maestro Luigi Roni.
La giornata si è chiusa con una
consapevolezza chiara: eventi come questo non sono solo appuntamenti
culturali, ma gesti di cura verso la montagna. Un modo per ascoltarla
e celebrarla, perché la bellezza della Pania non è soltanto nelle
sue vette, ma nelle connessioni che crea tra natura, arte e
comunità.
Foto di Nicola Tognetti
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