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  • 17/10/2025 10:14

Chiude il Vernacoliere!!?

Peccato... Dopo più di quarant’anni di risate, bestemmie eleganti e titoli da leggenda, Il Vernacoliere chiude bottega. L’ultimo numero sarà quello di novembre: poi, il giornale satirico livornese che ha fatto scuola in tutta Italia saluterà le edicole. Sul futuro del sito web ancora non c’è chiarezza, ma Mario Cardinali, l’uomo che lo ha tenuto in piedi con la sola forza della lingua (e della testardaggine), non sembra illudersi troppo. «La gente non legge più, la società è andata in vacca. I social hanno segato le gambe al dibattito. Io riposerò solo nella bara, ma i soldi non tornano più indietro», ha raccontato a Repubblica lo storico direttore. Da “Boia, ’r Papa a Livorno” al mito nazionale Tutto cominciò nel 1982, quando Cardinali, dopo qualche esperimento da giornalaio locale, lanciò Il Vernacoliere. Il boom arrivò con la visita di Giovanni Paolo II a Livorno. In copertina il Papa diceva: «Cari fratelli, anch’io ho lavorato in fabbrica». E sotto, un livornese commentava: «Dé, ma hai anche smesso?». Ma la vera scintilla fu la locandina: “Boia, ’r Papa a Livorno”. Apriti cielo. Cardinali spiegò che in livornese “boia” non è un insulto, ma un’esclamazione affettuosa. Da lì, la fama nazionale. “Io libero, sempre”. Il rifiuto a Berlusconi Il giornale è rimasto indipendente per scelta. Cardinali non ha mai voluto legami né con partiti né con poteri forti. «Bisogna avere la voglia di pigliare per i fondelli chi comanda, ma con senso sociale, non per sport», dice. A conferma di questo spirito, il suo aneddoto più famoso: «Un giorno venne un manager della Mondadori. Mi mise davanti un assegno in bianco per comprare i diritti del Vernacoliere. Io gli dissi: “Allora lei non ha capito un cazzo: la mia libertà non è in vendita”». Livorno, lingua e filosofia Cardinali spiega spesso che il segreto del successo stava tutto nel modo di parlare: «Il livornese non è un dialetto, è una filosofia. Nasce dalle “Leggi Livornine” dei Medici: un miscuglio di popoli e bestemmie che ha creato una lingua senza padroni. Da noi “figlio di puttana” può voler dire anche “mi sei caro”». Per lui, la città e il giornale condividono la stessa anima: «Il livornese è libertario, ma non anarchico. Le regole lo fanno grattare. È uno che trova soddisfazione nelle cose vere: mangiare, fare all’amore e ridere del potere». E così finisce la corsa del giornale più irriverente d’Italia, nato a Livorno e cresciuto a colpi di ironia e parolacce. Un addio che sa di bestemmia detta col cuore. Bobolo il giornalaio Trogolo

I commenti

parlato ieri con qualcuno che ci collabora da un po', pare sia una finta

e i pisani che han gioito, se la possan piglia' in quel posto, maladeggi loro!

anonimo - 17/10/2025 18:23

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