Bandiere strappate
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Giuseppe Bianucci è morto a 69 anni: era conosciutissimo in tutta la città
06 gennaio 2023
LUCCA. All’anagrafe era registrato come Giuseppe Bianucci. Chi lo chiamava per nome, però, si limitava a un più semplice “Beppe”. Per tutti, ma proprio per tutti, era però “Lupino”: non un personaggio (brutta parola), ma una persona che regalava una battuta e un sorriso a chi incrociava per la strada in centro storico (ancor meglio se si trattava di una donna che destava la sua galanteria).
Lupino è morto all’alba di giovedì 5 gennaio, all’ospedale San Luca, all’età di 69 anni. Per lui l’ultimo mese e mezzo è stato durissimo: è stato ricoverato a lungo per problemi respiratori, poi era stato portato alla Rsa di Monte San Quirico. Nelle ultime ore l’aggravamento, il nuovo ricovero e la morte.
Come avviene per altre figure caratteristiche (Mario Son Sodo, prima ancora la Frusa o Soldino), Lupino è legato indissolubilmente alle strade e alle piazze del centro storico, che percorreva instancabile con la sua bicicletta, fermandosi a salutare all’interno dei negozi e dei locali (e anche delle redazioni dei giornali).
Fra i primi a ricevere e a divulgare la notizia è stato Celestino Lazzari, titolare del bar San Frediano: «Lo conoscevo dal 1961, quando sono arrivato qui e lui abitava nella zona dell’Anfiteatro. Poi si è trasferito in via della Cavallerizza, dove ha vissuto fino a oggi».
Quella di Lupino è stata una vita dove non sono mancati difficoltà e dolori. Ma c’è stato spazio anche per tanto altro. A ricordarlo è Marco Ranieri, che per circa vent’anni si è occupato di lui, stringendo un importante legame personale e affettivo.
«Quando ho iniziato, più di 20 anni fa – racconta – Beppe viveva ancora nella casa di via Canuleia, dietro l’anfiteatro, insieme all’anziana madre. Il padre, Danilo, imbianchino, era invece già scomparso. E sua moglie, Gabriella, era ospite alla Pia Casa». Nel giro di pochi mesi, Lupino perse entrambe queste figure: prima la moglie, poi la madre. E iniziò così un periodo particolarmente duro.
Eppure, c’era sempre un sorriso che arrivava da Beppe. Che aveva anche qualche “segreto” che in pochi conoscevano: «Pur non avendo proseguito negli studi – continua Ranieri – aveva una grande capacità con gli apparecchi elettronici. Brevettò anche una miglioria per l’apparecchio luminoso che attira e uccide le zanzare: l’invenzione gli fu poi acquistata da una grossa ditta».
I funerali si terranno sabato 7 gennaio alle 10 nella basilica di San Frediano.
da il web tirreno
Che ha avuto ? Era qualche settimana che non lo vedevo in giro e nemmeno seduto davanti a casa sua a salutare tutti i passanti.Mi spiace che se ne sia andato.
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