La festa del primo maggio è una bugia
La festa del primo maggio è una bugia. A nessuno importa veramente della disoccupazione crescente, del lavoro nero e sottopagato, delle tasse che riprendono il tuo guadagno o delle pessime condizioni dei lavoratori, quando il lavoro c'è.
Anzi, ti dicono frasi del tipo "dovresti sentirti fortunato perché ce l'hai un lavoro" oppure, mentre lavori gratuitamente, "sentiti fortunato: stai imparando".
Ti fanno credere d'essere in un mondo straordinario, dove non esiste differenza tra lavoro intellettuale e manuale, dove non ci sono rischi da fronteggiare.
Vogliono competenze, esperienze, titoli, certificazioni che attestino profili professionali sempre più alti, per conquistare i quali spendi un sacco di soldi e tempo rinunciando a tantissima altra vita... e poi nei ruoli di decisione piazzano persone senza cultura né titoli specifici.
Si succedono governi e "feste". Non cambia nulla.
Si muore ancora sul lavoro.
Si va in pensione sempre più tardi.
"L'Italia è una Repubblica democratica FONDATA sul lavoro": un collasso trasversale!
Da festeggiare?
Quelli che oggi se ne stanno in casa sono gli stessi che domani mattina ci faranno lavorare 12 ore di fila aumento i carichi, non ci daranno i riposi che ci spettano, ci faranno lavorare nei supermercati il 25 dicembre, ci diranno che sono costretti a ridurre gli stipendi per "motivi aziendali" o che il contratto "può durare solo un mese" o può essere "rinnovato solo settimanalmente"... "Perchè è così altrimenti puoi andare".
Sono gli stessi che non ti assumono "perché sei donna" oppure, ad un colloquio domandano senza pudore: "Lei ha già avuto figli? Ha intenzione di averne?"...
Questi, oggi, se ne stanno in casa e domani mattina non si sporcheranno le maniche con noi.
Domani mattina le rogne antiche resteranno tutte e le solite ai soliti. Tutte. Compreselse chiacchiere sui giovani (che se tornano al sud, vengono vessati professionalmente dai dinosauri intoccabili)
E questi, per giustificare se stessi, sono gli stessi che pronunceranno anche una delle frasi più tristi del mondo: "si è sempre fatto così".
Come possiamo chiamarla 'festa dei lavoratori' se il paese è organizzato da persone che seguono solo logiche di profitto, sorde ai bisogni degli altri, che temono di perdere le famose "poltrone" e ruoli di potere ricevuti o lavorano addirittura meno dei loro dipendenti (pur guadagnando persino cinque volte di più e rischiando meno)?
Come possiamo ridurla a un concerto?
Come possiamo ascoltare tante parole senza lotta e partecipazione?
Come possiamo a chiamarla "festa" se c'è ancora tanta mortificazione nell'aria e soprattutto non c'è libertà?