• 0 commenti
  • 27/12/2025 22:55

Comunicato sulla manovra pensionistica 2026

Comunicato sulla manovra pensionistica 2026 Come comitato socialista leninista nato a Lucca sentiamo il dovere di prendere parola davanti a ciò che sta accadendo sulle pensioni, perché dietro il teatrino di Palazzo si consuma un attacco frontale alle condizioni di vita di chi lavora oggi e di chi lavorerà domani. La legge di bilancio è stata presentata come un continuo tira e molla, tra emendamenti annunciati, ritirati e poi rispuntati all’ultimo momento. Ma sotto questa confusione studiata a tavolino il disegno è chiarissimo: peggiorare ulteriormente l’impianto della legge Fornero e far pagare il conto ai lavoratori per finanziare imprese e rendite. Il governo ha provato a inserire una stretta pesantissima sulle pensioni, facendo slittare l’uscita dal lavoro, svuotando di senso il riscatto degli anni di studio e mettendo le mani sul Tfr dei nuovi assunti con il trucco del silenzio-assenso. Davanti alle proteste e all’evidente imbarazzo politico, soprattutto per la palese smentita delle promesse elettorali, ha fatto una finta marcia indietro. Finta, perché i punti più convenienti per il capitale sono rimasti tutti al loro posto. L’età pensionabile continua a salire legata all’aspettativa di vita, i canali di uscita anticipata vengono ristretti, spariscono le possibilità di cumulo dei contributi e vengono tagliate progressivamente le risorse destinate ai lavoratori precoci e a chi svolge lavori usuranti. In prospettiva, significa meno pensioni anticipate, più anni di lavoro forzato e assegni sempre più bassi. Altro che tutela delle fasce deboli: qui si colpisce proprio chi ha iniziato a lavorare presto o in condizioni pesanti. Il Tfr, che per milioni di lavoratori rappresenta una sicurezza concreta, viene di fatto dirottato verso la previdenza integrativa e i fondi finanziari, con buona pace della libertà di scelta. È un trasferimento di ricchezza dal lavoro alla finanza mascherato da modernizzazione. Quello che emerge è una linea politica coerente, non un errore tecnico o una “manina”. Si cancellano uno dopo l’altro tutti i correttivi che negli anni avevano attenuato gli effetti più duri della Fornero, lasciando in piedi un sistema che spinge l’età pensionabile sempre più avanti, fino a sfiorare livelli insostenibili per la maggioranza delle persone. Il governo ha fatto un passo indietro solo per convenienza elettorale, ma la direzione di marcia resta la stessa: far lavorare di più, andare in pensione più tardi e con meno diritti. Di fronte a questo scenario non bastano indignazione e slogan. Serve organizzazione, conflitto e una risposta collettiva nelle piazze e nei luoghi di lavoro. Perché le pensioni non sono un privilegio, sono salario differito, frutto di una vita di fatica. E chi le tocca, tocca la dignità di tutti.

Gli altri post della sezione

Il ponte senza nome

Dopo che state inaugurato ...

Natale tutto uguale

Che sia Lucca Padova Arezz ...